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Klopp e il padel due fenomeni amati da tutti

L’allenatore del Liverpool è il testimonial giusto: il segreto delle risate, l’ironia e quelle buffe esultanze

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Il testimonial giusto al posto giusto. Parliamo di Jurgen Klopp, l’allenatore tedesco del Li­ver­pool, ma conviene partire dall’inizio, ovvero dal padel. Come molti ormai sanno, si tratta di uno sport in crescita esponenziale in tutto il mon­do, prima nei Paesi di lingua spagnola e poi un po’ ovunque. In Italia i numeri sono impressionanti, a cominciare dal Piemonte, dove i nuovi campi nascono al vertiginoso ritmo di oltre trenta al mese. Il padel cresce perché è uno sport assolutamente trasversale, piace a tutti ed è adatto a tutti: bambini, adulti, anziani, giocatori di altri sport, dilettanti o professionisti, giocatori con disabilità, eccetera. Tra gli appassionati c’è anche lui, Klopp. «Calcio a parte, questo è lo sport più bello da giocare. Da quando l’ho conosciuto cinque anni fa, sono diventato un grande fan del padel. È divertente e puoi compiere enormi progressi in poco tem­po», ha chiarito il tecnico che due anni fa ha riportato il Liverpool sulla vetta del calcio inglese dopo trent’anni e dopo aver peraltro conquistato anche la cima europea con la Champions.
Ricapitolando: uno sport frizzante come il padel e un personaggio universalmente sim­patico come Klopp. Il ter­zo elemento conduce a Wil­son, il brand americano specializzato in materiale tecnico per il tennis e ora, decisamente, an­che per il padel. Il dirigente Igna­cio Cabrera ha spiegato il senso dell’operazione di marketing: «L’interesse nei confronti del padel continua a crescere in Eu­ro­pa, Stati Uniti e ora anche Ci­na. Questa partnership con Jurgen Klopp è un altro step im­portante per in­crementare questa crescita e costruire una community più ampia, fondendo insieme diverse passioni per lo sport».
Ecco la chiave: se il padel è uno sport trasversale, se sa unire le diverse passioni degli sportivi, il testimonial giusto al posto giusto non può che essere lui, Herr Klopp.
Perché con i suoi denti bianchi rifatti, la sua risata fragorosa e contagiosa, i capelli di­chia­ratamente trapiantati e le buffe ma intense esultanze dopo i gol dei Reds, l’allenatore tedesco ha saputo conquistare gli entusiasti tifosi del Liverpool ma non solo, è riuscito in un’impresa di solito riservata a pochi eletti specie nel calcio, ha saputo farsi apprezzare anche al di là delle appartenenze e delle bandiere. Klopp piace un po’ a tutti. Non solo da un punto di vista tattico, sebbene il suo “Ge­genPressing”, che ha regalato bel gioco e vittorie al Borussia Dortmund, abbia rappresentato un punto di svolta nell’interpretazione del calcio di vertice come validissima alternativa al “TikiTaka” di Guardiola.
Gli attacchi in verticale contro il palleggio orizzontale, due ricette vincenti non ne­cessariamente in contrapposizione perché si tratta di allenatori duttili, intelligenti, aperti, dai mille interessi. Klopp ha spessore umano, forse è tedesco atipico o forse no. Non ha mai nascosto di essersi fortemente ispirato ad Arrigo Sacchi agli inizi della sua carriera, ma non è affatto un integralista, né del pallone né della vita. E sì, ama il padel. Alla base di tutto c’è sempre la voglia di divertirsi e di farlo scoprendo nuovi orizzonti, andando fuo­ri dal seminato, accettando le contaminazioni. Non sono for­se regole preziose anche per la vita di tutti i giorni?
Sta di fatto che Klopp, a differenza di altri guru del calcio (pensiamo al Mourinho prima maniera), ha saputo ritagliarsi uno spazio senza dover per forza dividere le masse, o con lui o contro di lui. La sua risata ci travolgerà, anzi lo ha già fatto. Im­possibile non voler bene a un personaggio così. Impossibile anche non riconoscere i meriti della sottile strategia di Wilson per sottolineare le caratteristiche mi­gliori del padel, sport da condividere, giocare senza troppi calcoli e problemi, vai e la partita comincia. Non importa contro chi, importa con chi. Fan­tastico poterlo fare con un personaggio come il coach del Liverpool.

BaNNER
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