IL FATTO
I costi di energia elettrica e gas sono arrivati a livelli insostenibili e si cominciano a vedere le conseguenze: serrande abbassate
e famiglie sempre più in difficoltà. Che cosa si può fare?
Al di là di ogni convinzione ideologica e a prescindere dalle cronache, bisogna riconoscere a Silvio Berlusconi quel senso pratico che spesso si fa fatica a riscontrare nei politici. Lo stesso che lo portò a trovare un’intesa perfino con il leader russo Putin: quella sintonia sarebbe stata utile in questa fase di tensioni internazionali in cui all’Italia è riservato un ruolo da spettatrice.
Prendiamo il problema crescente dell’aumento delle bollette. Si tratta di una questione che rischia decisamente di condizionare lo stato di salute di un contesto sociale come quello italiano, fin qui già segnato in maniera grave e su diversi fronti dagli effetti della pandemia.
La crisi è dilagante: se quella sanitaria sembra ormai finalmente arginata, l’emergenza economica diventa ogni giorno più preoccupante. Ci sono dati (Istat, ma non solo) che indicano quotidianamente le reali dimensioni del disagio; ci sono anche le code per i pasti caldi della Caritas che diventano sempre più lunghe e mostrano realmente una fotografia, seppur parziale, della povertà che ritorna. E le bollette portano pessime notizie. Cifre che raddoppiano, anzi, peggio, lasciando ferite nelle vite di quelle famiglie che hanno margini ristrettissimi di sostenibilità, ma anche sui bilanci delle aziende piccole e grandi.
Parliamo di servizi essenziali. Dobbiamo forse considerare un lusso la fornitura di luce elettrica? Eppure, sul fronte politico, in pochi hanno sottolineato con forza la portata di questo problema. Ci sono iniziative, come quella dei sindaci che hanno voluto simbolicamente staccare la spina, oscurando i monumenti delle città. Ma non si vede ancora una soluzione all’orizzonte. «I rialzi eccessivi del prezzo dell’energia», ha detto senza mezzi termini Berlusconi, «stanno producendo conseguenze drammatiche sulle famiglie e sulle imprese. Le famiglie rischiano di non riuscire a far fronte ai rincari delle bollette, le imprese si ritrovano costrette a rallentare le produzioni e qualcuna, addirittura, a chiudere». Una fotografia del quadro attuale tanto banale quanto veritiera. E allora: «Sono a rischio migliaia di posti di lavoro e qualche Comune sarà addirittura obbligato a diminuire i suoi servizi ai cittadini, come ad esempio l’illuminazione pubblica o il riscaldamento nelle scuole. Chiediamo con forza al Governo di intervenire».
Fin qui solo dichiarazioni d’intenti, fantomatici aiuti che ancora non si concretizzano in un programma da rispettare, in un percorso da seguire. Però la crisi avanza, impone la chiusura di negozi spesso storici, le serrande scendono e con esse se ne va un pezzo di benessere. È davvero il caso di intervenire.