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Cappella del Rosario. È tempo di restauro

A Canale il Consiglio Parrocchiale si è attivato per far partire i lavori resisi necessari dopo i fatti alluvionali del 2019

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All’inizio (e lo sa soprattutto chi adesso, a Canale, è adulto e con prole) era una suggestione quasi “tecnologica”, probabilmente alla portata di tutti, senza dubbio per gli occhi e le orecchie dei bambini che eravamo.
«Ecco, lo vedete? Cosa vi sembra?». Parlava così, con l’immutata voce entusiasta, don Angelo Conterno. Parroco di allora, e sempre amico della “capitale del pesco” per cui il fatto di accompagnare classi di alunni e catecumeni, proprio lì in quell’angolo della chiesa parrocchiale, era una sorta di rito nel rito. Gli piaceva portare i bambini proprio in quel punto a fianco dell’altare, da cui partono ancora le note dell’organo suonato da talenti di oggi e di ieri come Marco Coscia, Gianni Cerrato, Enrico Delpero, Giorgio Vezza, Andrea Vico, tanto per citarne alcuni. E che, tante volte, erano il primo occhio amico quando entravi lì, in quel punto che aveva qualcosa di “più sacro del sacro” tra le mura del San Vittore.
Invitava ad ammirare quella Madonna con il Bambino in grembo, dorata eppure scura: e quei tondi che la circondavano, sul muro. «Non somigliano a un telefono?», interrogava, con quel suo leggero “esse sibilante” che faceva subito musica. A volte, era qualcuno di noi a indovinare la risposta: Bravi! Questo è come un telefono con la rotella, come c’è a casa vostra: solo che, invece dei numeri, ci sono i Misteri del Rosario.
Istanti; quelli di un tempo, aguzzando la vista nella semi-oscurità di quella parete, per capire di più il “cos’è” di quel grande racconto di Fede che passa tra la vita della Beata Vergine, i fatti della Passione, la salita al Cielo.
Istanti appartenenti anche alla piena attualità: per un luogo in cui si intrecciano vite, cultura, arte, e anche urgenze piene. Il Consiglio Parrocchiale sta correndo contro il tempo, ora per “salvare” questo angolo della Parrocchia nel capoluogo: in una delicata opera di restauro che si è resa irrevocabile dopo i fatti alluvionali dell’estate 2019. Ci è voluto un po’ di tempo per realizzare l’entità di un danno che si era inizialmente manifestato nel riversamento di acqua piovana tra la volta e il soffitto di questo segmento dell’edificio sacro. Un’avversità meteo, ma an­che un modo per invitare la collettività a “fare quadrato”, in una sezione di chiesa persino ricca di risvolti intimi, privilegiata dalle famiglie e anche dai cori delle Pie Donne, uguali e preziosissime in ogni comunità cristiana di paese.
Il fatto è divenuto una priorità per tutti: a partire dal parroco don Eligio Mantovani, legatissimo alla Madonna del Rosario che qui (destino?) guarda in faccia alla pittura del Santo Eligio Vescovo, in una cornice in cui trovano spazio le effigi stellate dei Santissimi Paolo, Giovanni e Giacomo, opportunamente rimosse temporaneamente per lasciar spazio al cantiere sempre più imminente.
Si conosce relativamente poco, su questo punto della chiesa: ciò che è certo, però, è che questa non è la prima volta in cui si annodano qui ragioni religiose, umane e naturali.
E sì che, un tempo, lì poggiavano l’altare e i banchi riservati alla nobile famiglia Roero nelle loro partecipazioni alle celebrazioni religiose: un punto poi spostato sul lato di via Roma, in contrapposizione a quello dell’emergente stemma nobiliare dei Malabaila posto invece lateralmente. Il tutto, dimostrato anche tramite le ricostruzioni delle visite pastorali e dei documenti perfettamente ordinati dallo storico Baldassarre Molino: vero “padre” della storia roerina, cui sarebbe opportuno esprimere piena riconoscenza ogni volta in cui ci si addentra nella storia -e nelle storie- della Sinistra Tanaro.
Storie e fatti che il tempo ha fatto sedimentare, sino alle criticità meteo del 2019 cui ora si porrà rimedio.
Cosa accadrà, fisicamente, nella cappella del Rosario? I lavori partiranno in questi giorni, grazie anche ai contributi generosi della popolazione (la sottoscrizione è ancora aperta, contattando la segreteria parrocchiale), con la temporanea chiusura dell’area e l’impegnativo spostamento della consolle dell’organo. La stessa amministrazione civica ha saputo rispondere “presente”: così come, del resto, nei mesi scorsi aveva replicato in maniera affermativa ad un’altra importante richiesta d’aiuto, rivolta in quel caso dalla chiesa campestre di Madonna di Loreto ove (insieme alla pieve “emerita” di San Vittore sopra corso Asti) Canale trova le proprie radici storiche. Sotto la regia della restauratrice torinese Silvia Gayet e dell’architetto Giampiero Lusso di Guarene, ci si muoverà verso la rimozione dei sali sulle pareti, e la ricostruzione delle pitture: compresa la rappresentazione dell’Assunzione di Maria che si trova sulla sommità. Un ultimo tocco riguarderà l’iniezione di calce sull’altare della Madonna, ove poggiano i “rotondi” del Rosario: e sarà, idealmente, un modo per ricominciare a ricomporre quei numeri verso l’Alto, come segno di speranza ma anche di appartenenza forte a un patrimonio davvero di tutti.