Su “semaforo rosso”, etichettatura e carne sintetica…

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L’ipotesi dell’introduzione di un “semaforo rosso” per il vino da parte dellla Comunità Europea non è solo uno spauracchio, come spiega lo stesso Fabiano Porcu. «Purtroppo è un rischio concreto», spiega il direttore di Coldiretti provinciale. «Teniamo conto che alcuni paesi hanno già adottato l’etichettatura a semaforo. Il problema di fondo di questa etichettatura è che non è un’etichettatura: mettere un semaforo sul cibo non è informare il cittadino, ma solo la manifestazione della volontà di condizionarlo. Se metto un bollino rosso sulla forma di Parmigiano non ti sto dicendo davvero quale valore nutritivo ha quella forma di formaggio, ti sto suggerendo che quello non è buono o non è sano. Que­sto tipo di operazione gode di una buona comunicazione perché parte dal dato che in alcuni Paesi ci sono grandi problemi di obesità e quindi si deve dare priorità a cibi che non contengono grassi e sale. Il problema è che si considera una dose standard di 100 grammi/millilitri. Ma 100 millilitri di una bevanda zero (con il semafoto verde) li bevo facilmente, mentre è improbabile che assuma in una volta 100 millilitri di olio di oliva (semaforo rosso)! Il principio di partenza viene quindi fortemente distorto. Questo fa il paio con la questione della carne sintetica, che viene spacciata per carne che si produce senza crudeltà sugli animali, con minore consumo di acqua, ma non è altro che un esercizio genetico che parte dagli embrioni degli animali e poi, attraverso un bioreattore, crea cellule di carne. Ciò al netto di tutto il ragionamento che stiamo tralasciando, ovvero che se sparissero gli animali e gli allevatori difficile dire cosa accadrebbe alle nostre colline e alle nostre montagne. Quel che accomuna queste due questioni è che per entrambe servono ingenti capitali e dietro questi discorsi ci sono grandi multinazionali che hanno interesse a vendere prodotti di sintesi, che in pochi possono produrre. Siamo di fronte al rischio e­nor­me di creare dei monopoli sul cibo. Fortu­natamente su queste battaglie sembra che la politica, su nostra sollecitazione, stia cominciando a manifestare attenzione, avendo capito il pericolo che corriamo».