«Ho iniziato a lavorare nel settore alimentare come rappresentante di formaggi e salumi. Era il 1968. Poi mi sono messo in proprio e quattro anni più tardi, il primo gennaio del 1972, ad Alba, sono divenuto titolare dell’azienda Albese Alimentari. In seguito, ho trasferito l’attività a Magliano Alfieri, cambiando anche la denominazione, che è diventata: Alfieri Specialità Alimentari». Così è cominciata la storia imprenditoriale di Domenico Massucco, fondatore della nota azienda specializzata nella produzione di pasta della tradizione piemontese, che, nelle scorse settimane, a Cuneo, ha ricevuto l’importante onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ovvero uno dei più prestigiosi riconoscimenti attribuiti dal nostro Paese. Un riconoscimento, accolto da Massucco con emozione, che ripaga di ogni sacrificio, specie se si è spesa una vita intera per trasformare in realtà un sogno cullato fin da giovane, puntando sempre su passione e qualità.
Domenico Massucco, la sua storia personale da dove inizia?
«Sono originario di Torino ma è nel territorio di Alba, Langhe e Roero che sono cresciuto, sia a livello umano che professionale».
Sono i suoi genitori ad averle trasmesso la passione per la pasta fatta in casa?
«Ai miei genitori va sicuramente il merito di avermi dotato di un palato… “importante”! (ride, nda)».
Ovvero?
«Da giovane ho avuto modo di sviluppare una forte passione per la cucina di qualità, cosa che mi ha portato a conoscere e apprezzare eccellenze come i tajarin e tanti altri prodotti albesi e piemontesi».
Da questa passione è nata l’idea della Alfieri?
«Avevo iniziato a lavorare come impiegato, poi, dopo essermi trasferito nell’Albese, mi sono lanciato nel settore alimentare, prima come venditore per conto terzi, poi mettendomi in proprio e aprendo un’attività inizialmente incentrata sul commercio di prodotti alimentari».
Come furono gli inizi?
«Si trattava di una vera e propria scommessa: nessuno aveva ancora pensato di commercializzare in maniera strutturata queste specialità artigianali della tradizione familiare piemontese. All’epoca non si era nemmeno ancora pensato di vendere i tajarin o i formaggi con le scaglie di tartufo…».
È stata un’intuizione decisamente azzeccata…
«Lascio che siano gli altri, eventualmente, a dirlo… Io mi limito a raccontare ciò che siamo, ossia una storia di passione che dura da 50 anni. Una storia che ha portato Alfieri Specialità Alimentari a dare lavoro a 30 dipendenti, a creare opportunità di crescita e collaborazione a favore di produttori e altre realtà imprenditoriali della zona e a dotarsi di un ricco paniere di prodotti, la cui qualità, e i riscontri che otteniamo lo confermano, è conosciuta ormai a livello internazionale».
Il segreto?
«Aver sempre messo in cima a tutto la qualità, abbinata a una marcata artigianalità. Il modo con cui prepariamo la nostra pasta, la scelta dei prodotti da aggiungere alla nostra offerta, le collaborazioni che avviamo per distribuire le nostre specialità, le indagini e i controlli effettuati prima della commercializzazione: tutto concorre a realizzare prodotti di assoluta qualità a favore dei consumatori che ci scelgono, sempre nel segno della tradizione artigiana e alimentare piemontese».
Il suo prodotto preferito?
«I tajarin, che sono poi anche il nostro “cavallo di battaglia”. Li condisco solo con l’olio e un po’ di formaggio, per poter assaporare appieno il gusto della pasta».
Cosa c’è in quel gusto?
«C’è la tradizione di una terra, ci sono i valori, la fatica e i sogni delle persone che quella terra l’hanno abitata e la abitano. Per questo, abbiamo deciso di non snaturarli, di non industrializzarli, di non meccanizzarli. Certo, la tecnologia ci aiuta, ma continuiamo a prepararli come se fossero fatti dalle nostre nonne o dalle nostre mamme, prevedendo quindi diversi passaggi “a mano”».
E i clienti apprezzano…
«Siamo presenti nelle grandi salumerie e nei negozi specializzati, nei supermercati, nei centri della grande distribuzione, negli autogrill. Da piccola realtà familiare siamo arrivati a esportare i nostri prodotti in gran parte del pianeta. Riceviamo ordini da Svizzera, Francia, Spagna, Belgio, Germania e altri Paesi più lontani come Repubblica Ceca, Polonia e Finlandia. Dal canto mio, incontro o mi telefonano con una certa frequenza diverse persone e chi ci sceglie lo fa proprio per quella qualità e quell’artigianalità a cui facevo riferimento in precedenza».
Tutto ciò le è valso il titolo di Cavaliere della Repubblica…
«È un riconoscimento del tutto inaspettato, che mi ha commosso e di cui vado estremamente orgoglioso. Ringrazio chi si è impegnato perché ricevessi questo premio, a partire dal senatore Marco Perosino, che ha visto l’azienda nascere e crescere, anno dopo anno».
Dopo il riconoscimento continuerà con la stessa energia?
«Lavoro con l’entusiasmo del primo giorno. Il momento più bello della settimana è il lunedì quando l’azienda torna a operare a pieno regime. Alle 7 del mattino sono già qui e rendermi conto di ciò che siamo diventati nel corso degli anni mi restituisce una sensazione impagabile. Poi mi piace confrontarmi con i distributori, scoprire nuovi prodotti da aggiungere alla nostra offerta, confrontarmi con i consumatori e anche… fare le consegne. Insomma, mi piace ancora tenere le mani in pasta…».
La Alfieri del domani: come la immagina?
«Cercheremo di essere sempre più presenti puntando costantemente su quello che è il nostro valore fondante: la qualità. I miei figli, Dario ed Elena, hanno deciso di seguirmi in questa grande avventura e stanno procedendo proprio nella direzione della qualità, dandomi peraltro la forza per continuare a impegnarmi in prima persona. Sono un papà davvero molto fortunato!».
C’è ancora qualcosa che manca nella sua carriera?
«No, con la mia famiglia e Alfieri Specialità Alimentari, ho realizzato ogni mio sogno. Mi limito a dare qualche consiglio ai giovani che vogliono intraprendere questo percorso: in tutto ciò che fate mettete sempre cuore e passione. Così non sbaglierete».