Emergenza ecoclimatica e obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030”.Questi i temi al centro del Consiglio regionale aperto a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, associazioni ambientaliste, Atenei piemontesi, organizzazioni sindacali e di categoria.
Ad aprire la seduta, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia “Il Consiglio di oggi, il secondo sull’argomento dal 2019, ci dà l’occasione di confrontarci nuovamente in maniera approfondita su un tema cosi attuale e cruciale. La gravità della situazione ambientale è infatti sotto i nostri occhi. Siamo chiamati a dare il nostro contributo nella consapevolezza che esso potrà produrre i suoi frutti solamente se misure di rispetto dell’ambiente e della riduzione delle emissioni clima alteranti verranno prese da tutti gli attori in campo. Ben venga quindi un dibattito informato e costruttivo – proprio a partire da quest’Aula – che inviti a non abbassare la guardia e coinvolgere tutti gli attori a fare sinergia nel trovare soluzioni efficaci e non più procastinabili per il futuro del nostro pianeta”.
“La Regione – ha dichiarato Alberto Cirio, presidente della Giunta regionale – è fortemente consapevole che il cambiamento climatico sia una sfida di portata mondiale che mostra i propri effetti e impatti anche sul nostro territorio. Oggi però siamo anche di fronte ad una nuova consapevolezza, non solo da parte dei decisori politici, ma anche dei cittadini, così come delle imprese.
L’evolversi della situazione ambientale, sociale ed economica, rende a oggi ancora più urgente un’azione in grado di garantire coordinamento e coerenza sui diversi fronti di impegno regionale e nello stesso tempo il coinvolgimento e l’impegno di tutti i soggetti della società civile piemontese in percorsi attivi e partecipati, verso un modello di sviluppo carbon free e più resiliente agli effetti del cambiamento climatico.
Investire sul verde – conclude – rappresenta sicuramente solo una parte dell’azione necessaria per contribuire alla mitigazione del fenomeno del Cambiamento Climatico, ma rappresenta un investimento che consente di migliorare la qualità del nostro territorio su tanti altri aspetti dati i tanti servizi ecosistemici forniti dalla componente verde”.
Delle tante azioni messe in campo, anche nei due anni di pandemia ha invece parlato Matteo Marnati, assessore regionale all’ambiente “Nonostante la pandemia, non ci siamo mai fermati, abbiamo avviato azioni concrete i cui effetti si vedranno nel medio e lungo termine. Abbiamo messo mano alla riforma alla legge sui rifiuti che spinge su bioeconomia ed economia circolare, approvato il piano tutela delle acque, il nuovo piano energetico regionale, aderito al progetto Urban forestry (progetti di ripresa e resilienza che metteranno a disposizione 500 milioni di euro per l’ambiente), aderito alla strategia dell’idrogeno di cui siamo capofila a livello europeo; promosso il patto dei sindaci per la transizione energetica, avviato la strategia di sviluppo sostenibile, lavorato al Piano Energetico Ambientale regionale, costruiremo l’Osservatorio regionale sul Cambiamento Climatico. La transizione ecologica – ha concluso – deve avere una sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Non è più il momenti della protesta, certamente utile a mobilitare le masse e le coscienze, ma è il momento di passare alla fase della concretezza.”
Per Ruggero Reina di “Extinction Rebellion”, una delle associazioni che ha richiesto il Consiglio straordinario sul clima, questo appuntamento “rappresenta un fallimento, ottenuto dopo uno sciopero della fame, in cui si ridiscute della emergenza deliberata dallo stesso Consiglio due anni fa. Nel frattempo cosa è successo?” Per Reina è necessario che la risposta all’emergenza climatica venga messa nella responsabilità dei cittadini, che su questo, a differenza delle istituzioni, non sono sufficientemente informati. “I cittadini per far sentire la loro voce, hanno necessità di dati. E’ necessario che il governo informi tutti i cittadini sulla situazione reale, è a rischio il futuro della nostra specie”. Reina ha proposto la costituzione di assemblee di cittadini deliberative.
Il senso della proposta è stato spiegato da Rodolfo Lewanski, un ex professore universitario. Si tratta di assemblee di cittadini che soppesano le diverse ipotesi in campo, e sono scelti a sorteggio su un campione rappresentativo dei diversi strati sociali: “Non è fantapolitica, se ne occupano da anni organizzazioni come l’Ocse,cui partecipa anche l’Italia. In Francia c’è la Convention pour le clima, voluta da Macron, altre esperienze ci sono nel mondo”. Per Lewanski “la democrazia rappresentativa è in affanno. Questo è un modo per affrontare la crisi democratica, una risposta efficace che già funziona in molti paesi”.
Luca Sardo, coordinatore di “Friday for future”, ha sostenuto che le difficoltà che si hanno nel far assumere alla politica un impegno prioritario sul clima sono dovute a due atteggiamenti: “In molti c’è un negazionismo, non si vuole riconoscere che l’emergenza climatica è conseguenza dell’inquinamento dell’uomo. In altri c’è il tentativo di scaricare su altri, la Cina e l’India, la responsabilità dell’inquinamento. La responsabilità è invece anche del mondo occidentale. Non possiamo pensare che lo sviluppo tecnologico ci salverà, occorre intervenire subito, anche perché a pagare di più saranno i più poveri. Noi non smetteremo di mobilitarci per arrivare a risposte reali e concrete”.
“L’obiettivo della Commissione europea, attraverso l’approvazione del Green deal– ha sottolineato Tiziana Beghin, parlamentare europea- è quello di rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro. Si tratta di un insieme di provvedimenti e finanziamenti che prevedono la revisione del piano di legislazione corrente e nuove iniziative regolatorie che vadano nella direzione della riduzione 55% del CO2 entro il 2030. La commissione europea sta poi lavorando alla revisione dello scambio delle quote di CO2, ad una tassa CO2 alla frontiera, da far pagare non alle imprese europee ma dai competitor internazionali, alle nuove normative sui veicoli affinché si restringano i parametri massimi consentiti per le emissioni CO2, per arrivare a veicoli a emissioni zero. La transazione climatica è qualcosa che non va lasciato alle dinamiche di mercato ma occorre avviare schemi di supporto anche per le piccole aziende. Rispetto al passato c’è un approccio più costruttivo ma non ancora abbastanza veloce”.
Per la senatrice Virginia Tiraboschi, si tratta di un argomento di importanza costituzionale perche riguarda risvolti di carattere socioeconomico, non a caso è trasversale a molti ministeri (sviluppo economico, transazione digitale, comparto agricoltura, turismo). Una sfida epocale che cambierà il volto del mondo intero. Sono molti i provvedimenti arrivati al Parlamento attraverso le Commissioni che richiedono riforme complesse perché cambiano meccanismi di anni e, per questo, l’approccio deve essere obiettivo e non ideologico. Mi auguro che in quest’ottica i partiti tornino a svolgere ruolo di cerniera tra cittadini e istituzioni, legandosi al panorama europeo.
Mauro Barisone, vicepresidente dell’Anci Piemonte ha sottolineato le difficoltà dei Comuni “che sono gli enti più vicini ai cittadini, ma vivono una condizione drammatica, perché gestiscono un patrimonio che si depaupera sempre di più per gli aumenti dei costi”. Per Barisone, sull’emergenza climatica va bene la partecipazione dei cittadini e l’ascolto dei giovani, “ma le forze politiche, a tutti i livelli, devono mettere da parte le divisioni continue e i particolarismi. Solo l’unione, la volontà di convergere, permetteranno di raggiungere risultati su un tema così importante.”