Home Articoli Rivista Idea Dagli studi di “Zika” al coronavirus: «I risultati arrivano»

Dagli studi di “Zika” al coronavirus: «I risultati arrivano»

0
71

Lo studio che ha dimostrato come l’immunità innata di ciascuno sia in grado di contrastare spontaneamente il virus che causa il Covid ha il volto di due giovani ricercatori: Isabel Pagani dell’Istituto di Ricerca O­spe­dale San Raffaele (foto a sinistra) e di Mat­teo Stra­va­laci di Hu­manitas (a destra). En­trambi, do­po una brillante carriera universitaria, sono en­trati, giovanissimi, nel mondo della ricerca, arrivando ora a raggiungere questo risultato, che è stato meritevole di pubblicazione sull’autorevolissima rivista scientifica Nature Im­mu­nology. Laureata proprio al “San Raf­faele”, Pagani da otto anni si occupa di patogeni virali emergenti. Nella sua giovane carriera, ha studiato la pandemia di influenza che si è diffusa nel 2009 e ha condotto ricerche sul virus Zika, lavorando in seguito allo sviluppo di farmaci capaci di contrastare gli effetti di questa infezione. «Poi è scoppiata la pandemia da Covid, che ci ha costretti a va­riare le nostre attività», racconta Pagani, aggiungendo: «Al “San Raffaele” ci siamo at­tivati im­mediatamente per innalzare i livelli di sicurezza del laboratorio e, di conseguenza, poter “maneggiare” fin da subito il nuovo virus». Ora la soddisfazione per i risultati conseguiti con la ricerca sull’immunità innata contro il Covid è grande ma l’attenzione resta fissata sui prossimi traguardi da raggiungere. «La ricerca è fatta di alti e bassi. L’importante è crederci sempre e lavorare in maniera rigorosa. Prima o poi, i risultati arrivano», ha evidenziato. Dal canto suo, Matteo Stravalaci, laureato in biotecnologie alla “Bicocca”, ha lavorato per dieci anni presso l’Istituto di Ricerche Far­macologiche Mario Negri di Milano, occupandosi del ruolo dell’immunità innata nell’ambito di malattie che colpiscono il cervello. Nel 2017 è approdato in Hu­ma­nitas, approfondendo ulteriormente i meccanismi dell’immunità innata. «Con l’arrivo del Covid, abbiamo messo in campo le competenze acquisite in passato per com­prendere come l’immunità innata si comportasse nei confronti del virus che causa il Covid. E così siamo riusciti a raggiungere questo importante risultato che ora ci spinge a proseguire la ricerca in questa direzione in modo da favorire gli sviluppi terapeutici. Non bisogna mai scoraggiarsi e non bisogna mai smettere di alimentare la propria passione».