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L’opinione di Ignazio Visco

«Segnali incoraggianti per l’economia a fine 2021 nonostante tutto. Al contrario delle previsioni, vedo le premesse per un assestamento del pil al 4%»

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IL FATTO
Prima dei reenti scenari di guerra, il covid aveva accentuato la crisi economica generale. L’Italia che produce come ha saputo reagire all’emergenza sanitaria?

Poche settimane fa, prima che la crisi in Ucraina conquistasse drammaticamente le cronache, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, aveva portato buone notizie dal fronte del Pil. In base agli ultimi dati, «il rapporto debito/Pil potrebbe essere sceso intorno al 150% alla fine del 2021 rispetto al 156% del 2020 e alle previsioni che lo vedevano prossimo al 160%», aveva detto Visco. L’occasione era quella del congresso Assiom Forex a Parma. Qui erano state sottolineate le indicazioni finalmente positive dopo le preoccupanti tendenze dell’ultimo periodo: «La marcata ripresa dell’economia è stata decisiva per interrompere l’aumento del rapporto tra debito pubblico e prodotto, attestandosi su un livello nettamente inferiore a quanto previsto all’inizio dello scorso anno e anche alle valutazioni ufficiali pubblicate in autunno. In presenza di un saldo primario migliore delle attese ma comunque ampiamente in disavanzo, il calo del peso del debito rispetto al 2020 ha riflesso la forte differenza, negativa per oltre 5 punti percentuali, tra l’onere medio per interessi e la crescita nominale dell’economia».

Insomma, si intravedevano piccoli segnali di ripresa. Poi è arrivata la guerra: bisognerà vedere più avanti con quali conseguenze. Visco però aveva spiegato quanto resti importante favorire ulteriormente la crescita: «Questo risultato, pur nell’eccezionalità delle circostanze che lo hanno determinato, con riferimento sia al recupero dei livelli di attività dopo la profonda recessione sia alle condizioni monetarie estremamente espansive, mostra con chiarezza l’importanza della crescita economica per il perseguimento di una graduale riduzione del peso del debito».

Gli indicatori fanno capire che già durante l’emergenza sanitaria l’economia italiana aveva mostrato incoraggianti segnali di reazione. Secondo il governatore, infatti «dall’avvio della crisi pandemica la nostra economia ha mostrato una forte capacità di recupero, fornendo segnali incoraggianti sulle sue condizioni di fondo». In teoria queste premesse avrebbero dovuto portare a una definitiva (e sempre agognata) ripartenza proprio a partire dall’imminente primavera dopo il progressivo miglioramento del quadro sanitario.

«L’economia dovrebbe riacquistare vigore. Secondo le ultime stime – ha aggiunto Visco – la crescita del prodotto si avvicinerebbe nella media di quest’anno al 4%, per poi attenuarsi. La produzione industriale si è riportata già dalla scorsa primavera sui livelli precedenti la pandemia; il Pil vi ritornerebbe alla metà di quest’anno, l’occupazione verso la fine. L’economia ha tratto ampio beneficio dagli interventi di sostegno che, salvaguardando il sistema produttivo e l’occupazione durante le fasi più acute della crisi, hanno permesso una rapida ripresa dell’attività una volta attenuate le misure di contenimento».