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Verduno: esiti e riflessioni dal Convegno dedicato alla Terapia del Dolore

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“Divinum opus est sedare dolorem” è il titolo del Convegno che si è svolto il 5 marzo presso l’Auditorium dell’Ospedale Michele e Pietro Ferrero a Verduno, un incontro che ha coinvolto specialisti e Medici di Medicina Generale della Regione Piemonte, con l’obiettivo di fare un update relativamente alle cure più adeguate e alle più moderne tecniche per il controllo del dolore acuto e cronico, in particolare di quello non oncologico, che rappresenta oltre il 90% delle sindromi dolorose. Un incontro a partire dal quale il Comitato Scientifico dell’ASL CN2 sta lavorando, in questi giorni, al fine di pervenire ad un documento di Consensus sul dolore cronico tra MMG.

Il dolore cronico è il dolore persistente, continuo o ricorrente, che perdura da più di 3 mesi, influenzando la qualità di vita del paziente e riducendone le capacità funzionali. Considerandolo come una delle patologie più debilitanti e costose, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) lo hanno identificato come uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale, interessando esso tutte le fasce di età con maggiore prevalenza nelle donne.

“In Italia l’incidenza del dolore cronico è pari al 21,7% dell’intera popolazione italiana – spiega il Dott. Giancarlo Rando, Presidente del Convegno e Direttore della S.C. Recupero e Riabilitazione Funzionale dell’ASL CN2 – e, quanto a severità della malattia, il nostro Paese si pone al terzo posto in Europa. Una persona su quattro ne soffre con una durata di media pari a 7 anni e il 27% ha più di 60 anni. Tra le cause più comuni di dolore si rileva il mal di schiena, il dolore muscolo scheletrico, il mal di testa e il dolore provocato da patologie croniche.

Queste condizioni espongono la persona che ne è affetta a conseguenze invalidanti dal punto di vista fisico, psichico e socio relazionale. Il dolore, infatti, si accompagna spesso a riduzione della propria autonomia con una forte compromissione della vita lavorativa, sociale e relazionale dovuta a disturbi del sonno, ansietà, depressione, alterazioni cognitive.

Con riguardo agli aspettineconomici, il costo annuale di trattamento del dolore cronico è pari a €4.556 per paziente, di cui €3.156 (69%) sono imputabili alle perdite di produttività (assenze da lavoro) e €1.400 sono i costi diretti a carico del SSN. La Legge n. 38 del 15 marzo 2010 – continua il Dott. Rando – ha riconosciuto il dolore cronico come una patologia che necessita di una propria specifica rete di assistenza e cura a cui i cittadini hanno diritto di poter accedere.

Di conseguenza, garantisce il diritto a non soffrire attraverso la tutela di accesso alla terapia del dolore: l’insieme di interventi diagnostici e terapeutici volti ad individuare e ad applicare alle forme morbose croniche idonee e appropriate terapie farmacologiche, chirurgiche, strumentali, psicologiche e riabilitative, tra loro variamente integrate, allo scopo di elaborare idonei percorsi diagnostico-terapeutici per la soppressione e il controllo del dolore”.

Con il ricordo di Valentino Menardo, algologo di Cuneo che ha fondato e diretto per anni il Centro per la Terapia del Dolore, e i saluti di Marcella Brizio Pacotto, Vice-Presidente della Fondazione Ospedale Alba-Bra Onlus, ha preso le mosse il Convegno. Punto di riferimento il trattato Il Dolore Cronico in Medicina Generale, edito dal Ministero della Salute nel 2010, redatto da un panel di esperti italiani che, sulla base delle evidenze cliniche di settore, hanno voluto trasferire ai colleghi la loro esperienza nella gestione del dolore in un’ampia casistica.

Il testo è lo strumento di base dal quale partire, per instaurare un dialogo e un confronto formativo per tutti i MMG chiamati con la Legge 38/2010 a decretare con il loro impegno un altro successo e avanzamento del sistema sanitario italiano.
Particolare ed innovativa la formula dell’incontro, su idea del Dott. Rando, fondato su mini sessioni tematiche interattive e a tema, ognuna delle quali caratterizzata da domande rivolte ai partecipanti, in seguito alle quali si è aperta, di volta in volta, una discussione insieme agli esperti.

Il Convegno è stato, dunque, un valido test sperimentale per familiarizzare con le conoscenze dei partecipanti, il tentativo di una mini-indagine ragionata sulla pratica clinica di routine degli “addetti ai lavori” di fronte alla patologia del dolore cronico. Tra gli argomenti trattati: l’ascolto e i modi di indagare il dolore, il dolore osteoarticolare, il dolore neuropatico, quello oncologico, il dolore dell’anziano e quello del bambino, il dolore nel fine vita, l’importanza dell’esercizio fisico e della riabilitazione, gli aspetti filosofici ed emotivi del dolore.

Momento decisivo della giornata, la tavola rotonda “La legge n. 38/2010 è ancora attuale o da aggiornare?”, con un’impostazione multidisciplinare e multi-specialistica, alla presenza del Funzionario Regionale, Dott.ssa Raffaella Ferraris, discussione che ha fatto emergere numerose riflessioni, proposte e commenti relativamente alle criticità attuali, al percorso intrapreso e a quello da compiere.

Secondo quanto emerso, un primo passo importante per rispondere al bisogno di migliorare l’acquisizione dei dati con finalità di programmazione, monitoraggio e governo della spesa sanitaria, con riferimento alle prestazioni erogate dalle reti per le cure palliative e per la terapia del dolore, è rappresentato dal DM del 22/11/2018 che ha previsto l’inserimento della disciplina della Terapia del dolore (codice 96) nella tabella che identifica le specialità cliniche e le discipline ospedaliere.

Anche attraverso il coinvolgimento delle società scientifiche sarà necessario prevedere alcune azioni specifiche, come:
❖ Migliorare la raccolta dei dati relativi al paziente con dolore cronico;
❖ Rafforzare il network tra i clinici;
❖ Assicurare un programma di formazione continua e aggiornata del personale medico;
❖ Promuovere una “cultura” del dolore cronico, attraverso una corretta informazione sulla patologia e sulle effettive possibilità di curare.

“Ogni dolore – conclude il Dott. Rando – va studiato, individuato e curato, perché non tutti i dolori sono uguali ma nel maggior numero di casi sono trattabili. Trattamenti omessi, ritardati o inappropriati tendono a cronicizzare ancora di più la persistenza del dolore, peggiorando in modo significativo la qualità di vita dei pazienti e aggravando esponenzialmente i costi dell’assistenza. Emerge dunque la necessità di agire su aspetti diversi del percorso diagnostico-terapeutico del paziente, per fornire una risposta adeguata agli specifici bisogni di cura”.

c.s.