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L’altra guerra

Alle radici del movimento di hacker Anonymous che si propone di difendere la libertà attraverso attacchi informatici e che, dopo l’invasione dell’Ucraina, si è schierato contro il presidente russo Putin

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Anonymous. Una presenza sempre più incalzante dentro una società avvolta nella Rete. Si conoscono le rivendicazioni, si riconoscono le battaglie politiche, è nota la maschera di Guy Fawkes scelta come simbolo, ma rimane, con l’alone di mistero, la difficoltà di definire il movimento. La sintesi più efficiente è un collettivo di hacker, attivo dal 2003, protagonista di attacchi informatici contro società e istituzioni di governo come forma di protesta in difesa della libertà. Non immaginate una gang, il gruppo non è circoscritto, ma fluido, aperto: dietro la maschera bianca con baffetti e pizzetto nero, diventata popolare attraverso le tavole e i fotogrammi di “V for vendetta”, può nascondersi ciascuno di noi: «Chiunque voglia – voce dall’interno – può essere Anonymous e lavorare per una serie di obiettivi… Abbiamo un programma su cui tanti concordiamo e ci coordiniamo, ma per la sua realizzazione tutti agiscono indipendentemente, senza pretendere riconoscimenti. Vogliamo solo raggiungere qualcosa che crediamo sia importante».
Da quando l’originario forum, dove si condividevano immagini e si architettavano per lo più scherzi, si trasformò in movimento nella forma attuale, numerose sono state le azioni: dai cyber attacchi a Scientology a un governo africano e a un partito irlandese, passando per quello all’Isis quando, per reclutare nuovi attivisti, venne anche pubblicata una guida per hacker inesperti comprensiva di suggerimenti per tutelare l’identità personale. Twitter è il social privilegiato, c’è poi una frase diventata marchio, collocata in fondo a ogni comunicazione: «Noi siamo Anonymous. Noi siamo legione. Noi non dimentichiamo. Noi non perdoniamo. Aspettateci».
L’ultima guerra informatica, in corso, è la risposta a una guerra tragica, reale, fatta di trincee e fucili, di sangue e macerie, di sfollati e orfani, di dolore e miseria: è la guerra alla Russia, in difesa dell’Ucraina, dichiarata con un video in cui compare la maschera di Guy Fawkes alternata a immagini di bambini ammassati nei rifugi, di città dilaniate e di altre maschere deformate dal dolore e dalla paura, oltre al volto di Vladimir Putin cui la voce metallica si rivolge: «Le tue ambizioni sono superiori a quanto sei disposto ad ammettere. Se continui così perderai il supporto dei russi e dovrai affrontare attacchi informatici senza precedenti da tutti gli angoli del mondo. I membri di Anonymous hanno dichiarato guerra informatica al tuo regime, i tuoi segreti non saranno più al sicuro».
Oscurati, seppur per periodi brevi, i siti del Cremlino, della difesa e della Duma, prese di mira le comunicazioni radio tra le truppe, hackerate alcune tv russe mandando in onda canzoni tradizionali ucraine, modificata la rotta dello yacht di Putin. Il grande colpo è stato però pubblicare i piani per invadere l’Ucraina sottratti all’esercito, testimoni, se veritieri, considerate le date, che l’invasione era stata già stata approvata a metà gennaio. La cyber guerra coinvolge numerosi attivisti e allarga il fronte ad altri gruppi di hacker: quelli di resistenza ucraina, quelli autonomi e più piccoli che affiancano Anonymous, quelli filorussi del team Conti. Tra elmetti, mimetiche e mitra, una maschera, un cappuccio e una tastiera.