IL FATTO
In 18 città italiane le forze dell’ordine hanno ora a disposizione il taser come nuova arma di difesa. sarà utile per l’ordine pubblico? gli agenti lo utilizzeranno nel modo giusto?
Taser a Torino e nelle altre città metropolitane, oltre che nei capoluoghi di provincia di Caserta, Brindisi, Reggio Emilia e Padova. Dal 14 marzo, dopo la sperimentazione dei mesi scorsi, le forze dell’ordine di 18 città italiane hanno in dotazione anche le 4.482 armi a impulsi elettrici, o taser, una novità che sarà estesa a tutto il territorio italiano a partire da maggio. L’annuncio lo ha dato direttamente la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha spiegato: «L’utilizzazione dell’arma ad impulsi elettrici da parte degli operatori della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, in diciotto città italiane, costituisce un passo importante per ridurre i rischi per l’incolumità del personale impegnato nelle attività di prevenzione e controllo del territorio». Se ne parlava da tempo, soprattutto in considerazione dell’aumento di fatti di cronaca con l’aggressione nei confronti degli stessi agenti, impossibilitati a difendersi con mezzi adeguati, ovvero non letali ma in grado di immobilizzare personaggi ritenuti pericolosi. Come ha sottolineato Lamorgese, «grazie all’adozione del dispositivo, le forze di Polizia saranno in grado di gestire in modo più efficace e sicuro le situazioni critiche e di pericolo».
Si tratta di una decisione importante. Perché è chiaro che la prima riflessione riguarda le modalità con cui potrà essere utilizzata quella che resta comunque un’arma, seppur di difesa, in grado di fare del male. Il taser genera una scarica da 50mila volt ad amperaggio basso (tra 6 e 10 milliampère) rilasciata al ritmo di circa 15 impulsi al secondo. Le conseguenze peggiori, ovviamente, riguardano tutti gli aspetti della fisiologia umana legati alla corrente elettrica, primo fra tutti il cuore. Ma gli studi non hanno ancora regalato certezze.
«L’operatività del nuovo strumento – ha aggiunto a questo proposito la titolare del Viminale – segue uno specifico periodo di sperimentazione e un ciclo di formazione degli operatori in grado di garantire che la sua utilizzazione avvenga nel rispetto delle condizioni di sicurezza tenuto conto dei soggetti coinvolti e del contesto ambientale».
In base a un’inchiesta effettuata da Reuters e stando ai dati diffusi da Amnesty International, le conseguenze letali non sono del tutto infrequenti. Dal 2001, solo nel nord America, si sono registrati almeno 1005 decessi a seguito di utilizzo del taser da parte delle forze dell’ordine, di cui circa 150 molto probabilmente causati dall’uso dell’apparecchio. Il taser non è comunque l’unico dispositivo al limite: gli stessi lacrimogeni, spesso utilizzati dalle forze dell’ordine, sono vietati dalla Convenzione di Ginevra. Le Nazioni Unite, nel 2007, hanno preso una blanda posizione sul tema, includendoli nella lista degli strumenti di tortura e sconsigliandone (ma non vietandone) l’utilizzo.