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Vogliamo essere i protagonisti del nostro futuro

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Siamo stati coinvolti in un interessante dibattito sotto forma di “think tank” (“laboratorio di idee”), in cui sono emerse molte questioni attuali; noi ragazzi ci siamo dimostrati molto interessati e abbiamo cercato di intervenire nella discussione.
Siamo partiti dalla parola “futuro”: cos’è per noi il futuro? È una parola? Un’imma­gi­ne? Oppure ad­dirittura una persona? Il mo­do più efficace per ca­pire il punto di vista di noi ragazzi è stato quello di utilizzare le parole “cambiamento”, “spe­ranza”, “pro­gressione”, “evoluzione”, che sem­brano cozzare con gli ultimi avvenimenti in Ucraina, che mettono in luce l’aspetto negativo del­la parola futuro, ossia “paura”, “mistero”, “incertezza”, “spavento”, “insicurezza” (Giorgia).

Per parlare di futuro, noi studenti abbiamo quindi utilizzato le pa­role “cambiamento”, “spe­ranza”, “mi­stero”, “in­no­vazione”, “progresso”, “giovani” e “paura”. Discutendo insieme, è emerso che il futuro è effettivamente un mistero e talvolta noi giovani ne siamo spaventati, pur avendolo nelle nostre mani (Lorenzo).

Noi giovani vorremmo avere un futuro come si deve, ma spesso sembriamo essere non ascoltati, completamente ignorati o presi in giro dalle generazioni precedenti. Quindi, ci chiediamo come facciamo noi ragazzi a sperare in un futuro sereno, se chi ci ha preceduto non ha intenzione di lasciarcelo (Pietro).

Tutti pensiamo che le nuove generazioni che stanno crescendo non siano stimolate dalla società attuale, siano demotivate nella costruzione di un futuro migliore; forse perché quando siamo noi giovani a parlare e a far sentire la nostra voce, non sempre il mondo adulto riesce a comprendere ciò che diciamo (Noemi).

Come sono stati generati i termini su cui abbiamo riflettuto?
Abbiamo utilizzato l’applicazione Mentimeter che crea una “word cloud” (“nuvola di parole”), dando una dimensione maggiore alle parole che ritornano con maggior frequenza (Lorenzo).

Dal Mentimeter le parole che mi hanno colpito di più sono “speranza” e “cam­biamento”. Credo che queste parole nascano dal contesto in cui viviamo: un mondo dove disagio e ansia nei confronti del presente la fanno da padrone, dai conflitti in corso, alla pandemia, dal mondo della politica alla scuola (Mehdi).

Il futuro ha generato un altro tema, la “scuola”, legando tale sostantivo a parole come “cultura”, “rispetto”, “formazione”, “ascolto”, “gruppo” e “tempo” (Lorenzo).

Abbiamo ragionato sulle differenze tra scuola e lavoro, tra scuola del passato e quella del futuro e sul rapporto con i professori (Chiara).

Sicuramente per noi il futuro è anche ciò che si vive e impara a scuola, la scuola è cultura, ma anche educazione (Noemi).
Tutti noi riconosciamo l’importanza della scuola e della cultura in generale, anche in questo caso però ci siamo accorti che spesso non veniamo ascoltati. Ci sono venute in mente le ultime proteste e le occupazioni studentesche, che però le istituzioni spesso ignorano, come se aspettassero che ci stanchiamo, senza poi concedere ciò che chiediamo. La scuola e il futuro sono temi fondamentali per noi e, anche se spesso ci fanno paura, abbiamo comunque speranza (Pietro).

L’incontro, molto interattivo, ha permesso di tirare fuori alcuni nostri pensieri e di confrontarli con quelli degli altri, in questo caso compagni e professori. Sono sicuro che anche per gli insegnanti sia stato molto bello riuscire a sentire e vedere noi alunni esprimerci liberamente, dicendo cosa pensavamo di loro, della scuola, del sistema e di come vediamo avvicinarsi il nostro futuro (Greg).

È stato interessante perché ci siamo confrontati non solo tra ragazzi, ma anche con i professori. Ognuno di noi la pensa in modo diverso. Questo ha reso viva la discussione, che ci è servita ad accogliere i di­versi punti di vista, che cambiano a seconda delle singole esperienze, ma anche ad aprirci a nuove idee e nuovi modi di pensare (Sara).

Esperienze di questo genere servono molto, anche se non durano mai abbastanza per dire tutto quello che uno vorrebbe (Greg).
Avremmo potuto parlare ancora e ancora, facendo nascere nuovi spunti e nuovi pensieri, ma il tempo ci ha limitati. Più che una lezione, è stato uno scambio di idee su tematiche di grande valore (Lorenzo).

L’incontro è stato un’occasione di “crescita” e di “confronto”. Ho deciso di utilizzare questi due termini perché siamo riusciti a discutere in modo costruttivo su temi vicini a noi studenti (Noemi).

Siamo stati coinvolti in un interessante dibattito sotto forma di “think tank” (“laboratorio di idee”), in cui sono emerse molte questioni attuali; noi ragazzi ci siamo dimostrati molto interessati e abbiamo cercato di intervenire nella discussione.
Siamo partiti dalla parola “futuro”: cos’è per noi il futuro? È una parola? Un’imma­gi­ne? Oppure ad­dirittura una persona? Il mo­do più efficace per ca­pire il punto di vista di noi ragazzi è stato quello di utilizzare le parole “cambiamento”, “spe­ranza”, “pro­gressione”, “evoluzione”, che sem­brano cozzare con gli ultimi avvenimenti in Ucraina, che mettono in luce l’aspetto negativo del­la parola futuro, ossia “paura”, “mistero”, “incertezza”, “spavento”, “insicurezza” (Giorgia).
Per parlare di futuro, noi studenti abbiamo quindi utilizzato le pa­role “cambiamento”, “spe­ranza”, “mi­stero”, “in­no­vazione”, “progresso”, “giovani” e “paura”. Discutendo insieme, è emerso che il futuro è effettivamente un mistero e talvolta noi giovani ne siamo spaventati, pur avendolo nelle nostre mani (Lorenzo).
Noi giovani vorremmo avere un futuro come si deve, ma spesso sembriamo essere non ascoltati, completamente ignorati o presi in giro dalle generazioni precedenti. Quindi, ci chiediamo come facciamo noi ragazzi a sperare in un futuro sereno, se chi ci ha preceduto non ha intenzione di lasciarcelo (Pietro).
Tutti pensiamo che le nuove generazioni che stanno crescendo non siano stimolate dalla società attuale, siano demotivate nella costruzione di un futuro migliore; forse perché quando siamo noi giovani a parlare e a far sentire la nostra voce, non sempre il mondo adulto riesce a comprendere ciò che diciamo (Noemi).
Come sono stati generati i termini su cui abbiamo riflettuto?
Abbiamo utilizzato l’applicazione Mentimeter che crea una “word cloud” (“nuvola di parole”), dando una dimensione maggiore alle parole che ritornano con maggior frequenza (Lorenzo).
Dal Mentimeter le parole che mi hanno colpito di più sono “speranza” e “cam­biamento”. Credo che queste parole nascano dal contesto in cui viviamo: un mondo dove disagio e ansia nei confronti del presente la fanno da padrone, dai conflitti in corso, alla pandemia, dal mondo della politica alla scuola (Mehdi).
Il futuro ha generato un altro tema, la “scuola”, legando tale sostantivo a parole come “cultura”, “rispetto”, “formazione”, “ascolto”, “gruppo” e “tempo” (Lorenzo).
Abbiamo ragionato sulle differenze tra scuola e lavoro, tra scuola del passato e quella del futuro e sul rapporto con i professori (Chiara).
Sicuramente per noi il futuro è anche ciò che si vive e impara a scuola, la scuola è cultura, ma anche educazione (Noemi).
Tutti noi riconosciamo l’importanza della scuola e della cultura in generale, anche in questo caso però ci siamo accorti che spesso non veniamo ascoltati. Ci sono venute in mente le ultime proteste e le occupazioni studentesche, che però le istituzioni spesso ignorano, come se aspettassero che ci stanchiamo, senza poi concedere ciò che chiediamo. La scuola e il futuro sono temi fondamentali per noi e, anche se spesso ci fanno paura, abbiamo comunque speranza (Pietro).
L’incontro, molto interattivo, ha permesso di tirare fuori alcuni nostri pensieri e di confrontarli con quelli degli altri, in questo caso compagni e professori. Sono sicuro che anche per gli insegnanti sia stato molto bello riuscire a sentire e vedere noi alunni esprimerci liberamente, dicendo cosa pensavamo di loro, della scuola, del sistema e di come vediamo avvicinarsi il nostro futuro (Greg).
È stato interessante perché ci siamo confrontati non solo tra ragazzi, ma anche con i professori. Ognuno di noi la pensa in modo diverso. Questo ha reso viva la discussione, che ci è servita ad accogliere i di­versi punti di vista, che cambiano a seconda delle singole esperienze, ma anche ad aprirci a nuove idee e nuovi modi di pensare (Sara).
Esperienze di questo genere servono molto, anche se non durano mai abbastanza per dire tutto quello che uno vorrebbe (Greg).
Avremmo potuto parlare ancora e ancora, facendo nascere nuovi spunti e nuovi pensieri, ma il tempo ci ha limitati. Più che una lezione, è stato uno scambio di idee su tematiche di grande valore (Lorenzo).
L’incontro è stato un’occasione di “crescita” e di “confronto”. Ho deciso di utilizzare questi due termini perché siamo riusciti a discutere in modo costruttivo su temi vicini a noi studenti (Noemi).