Nei giorni scorsi, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, assieme ad Antonio Tajani, europarlamentare e coordinatore nazionale di Forza Italia, già presidente del Parlamento Europeo, si è recato a La Morra per visitare l’Hotel SantaMaria Langhe, la struttura che sta ospitando i bambini ucraini giunti di recente in Langa con i pullman della Juventus e accolti grazie al supporto della Protezione Civile piemontese. Nel corso dell’incontro, Tajani ha espresso parole di solidarietà nei confronti del popolo ucraino, evidenziando come l’Unione Europea stia facendo il possibile per risolvere la crisi senza che questa possa aggravarsi e sfociare in un conflitto mondiale. Cirio, dal canto suo, ha evidenziato la vicinanza della Regione nei confronti dei bambini e, in generale, di tutte le persone ucraine che in questi giorni sono state accolte in Piemonte.
Tante le domande da parte dei giovani ospiti – circa un’ottantina, dai 6 ai 17 anni, molti dei quali giunti nel nostro Paese da soli – che a più riprese hanno ringraziato il Piemonte per l’accoglienza, lanciando appelli affinché l’Europa intervenga in aiuto della loro nazione.
Oltre ai vertici dell’Asl Cn2, hanno partecipato pure i rappresentanti della Juventus e il sindaco di La Morra, Marialuisa Ascheri, la quale ha annunciato che le squadre calcistiche locali saranno presto pronte ad accogliere i ragazzi ucraini per allenamenti e partite. Infine, la telefonata dell’ambasciatore ucraino in Italia, Yaroslav Melnyk, che i ragazzi ospiti della struttura langarola hanno salutato calorosamente. Con una richiesta ben precisa: poter tornare ad abbracciare i loro genitori al più presto. A margine dell’incontro, abbiamo colloquiato con Antonio Tajani.
Onorevole, difficile restare impassibili di fronte al dolore provato da questi bambini…
«È vero. Tuttavia, nonostante la situazione particolarmente complicata, i bambini riescono a dare tanta speranza. Sono il volto della speranza. Ne avevo avuto la dimostrazione già qualche giorno fa, alla stazione di Parigi, dove ho incontrato un gruppo di piccoli ucraini con le loro mamme. Erano proprio i bambini a dare la forza a quelle giovani donne disperate…».
Ora i ragazzi ospitati in Italia vorrebbero poter tornare nelle loro terre e ricongiungersi con le rispettive famiglie…
«Ne siamo consapevoli e lavoriamo affinché ciò accada nel più breve tempo possibile. Lo facciamo con i loro sguardi di speranza nei nostri cuori. Come ha detto il presidente Cirio, loro restituiscono a noi molto più di quanto noi diamo loro».
Gli italiani si sono prontamente mobilitati.
«C’è tanta solidarietà nel nostro Paese; questo aspetto emerge in maniera significativa anche in Piemonte. Ancora una volta l’Italia si è dimostrata una nazione straordinaria, altruista e solidale, capace di regalare tanto affetto. Tutto ciò credo che possa lenire, almeno in parte, il dolore profondo che portano questi ragazzini nel loro cuore…».
Pure il Piemonte si è attivato con grande determinazione.
«Sì. Gesti che rispecchiano lo spirito dei piemontesi. Li conosco molto bene, dato che mia nonna era originaria del comune di Grana, nel Monferrato. Cirio, tempo fa, mi aveva accompagnato a visitare la tomba della mia famiglia. Mia nonna, pur essendosi trasferita ancora giovane vicino a Roma, mi parlava spesso della sua terra d’origine. Mi ha pure trasmesso la passione per la Juve… Tornare qui è sempre un’emozione».
Quali conseguenze determinerà il conflitto?
«Cambierà tutto. La politica internazionale, l’economia… Mi auguro che non vada a crearsi un nuovo blocco, penso in particolare a un blocco russo-cinese. E dire che dopo l’incontro di alcuni anni fa tra Bush e Putin sembrava essersi chiusa la stagione delle contrapposizioni di questo tipo. Poi, però, si è perso qualcosa… Forse, in questo senso, ci sono responsabilità anche da parte dell’Europa e, più in generale, dell’Occidente. E così il contesto è peggiorato: la guerra è una situazione che non vorremmo vedere mai…».
Berlusconi ha provato a colloquiare con Putin?
«Il presidente Berlusconi, in passato, era riuscito a scongiurare che la crisi georgiana si aggravasse. Ora il contesto è ancora più complesso, ma Berlusconi si sta impegnando e lo sta facendo nell’ombra. Sta vivendo la situazione con grande spirito di solidarietà: lontano dai riflettori, lui e la sua azienda hanno già compiuto diversi gesti solidali, molto concreti».