Home Articoli Rivista Idea Quel designer usa che ha fatto strada passando da Alba

Quel designer usa che ha fatto strada passando da Alba

Tommy Hilfiger compie 71 anni: bilancio di una carriera e di una vita. La moglie Dee e gli Ocleppo

0
257

Nel 2011, per l’inaugurazione del suo negozio di Alba, si presentò personalmente. Tommy Hilfiger fu accolto con tutti gli onori del caso. Era ottobre, c’era la Fiera del Tartufo e allo stilista l’allora sindaco Maurizio Marello consegnò segno di benvenuto proprio un tartufo bianco. Non si tratta dell’unico collegamento con Alba: la sua attuale compagna si chiama Dee Ocleppo Hilfiger non a caso, il primo cognome rimanda a Gianni Ocleppo, l’ex campione di tennis che da Canale d’Alba, negli anni ’70 e ’80, spiccò il volo verso le vette mondiali entrando nel circo dei più grandi personaggi dell’epoca, trovando risultati importanti soprattutto in Coppa Davis.
Da Ocleppo a Hilfiger: dal matrimonio con Gianni all’attuale relazione con Tommy: l’ex modella Dee Edberg, madre di Alex e Julian (anche lui tennista professionista) ha divorziato nel 2003 mantenendo però il cognome dell’ex marito e dei figli, oltre a rapporti cordiali, ribaditi anche in recenti visite al tennis club di Bordighera, assieme allo stilista americano. Tutti insieme, a tavola e poi nella suite di un hotel a Montecarlo. Tra l’altro, Dee è a sua volta designer di accessori (calzature e borse) e dirige il marchio che porta il suo nome e che sviluppa la sua produzione proprio in Italia. Lei è sempre legatissima al paese dove vivono i suoi figli. In una recente intervista ha dichiarato di trovare grande ispirazione, per la sua attività, nel lavoro di Tommy, lui ha ricambiato sostenendo la stessa cosa: «Ci ispiriamo a vicenda».
Oggi Tommy Hillfiger compie gli anni (71) e nonostante l’età è ancora al centro delle attenzioni mediatiche. È lo stilista più apprezzato per l’eleganza pratica, molto americana, delle sue creazioni. Ha vissuto in prima persona il lato favoloso del sogno americano. Dopo un’infanzia povera e travagliata, è stato in grado di trovare un suo percorso per rialzarsi e per arrivare a imporsi come maestro di tendenze prima ancora che come uomo d’affari. Un classico self made man che ha abbinato l’immagine delle sue creazioni a una modella top come Gigi Hadid e a un campione come il pilota Lewis Hamilton.
Secondo di nove fratelli in una famiglia newyorkese di origini irlandesi, fin da piccolo ha saputo rendersi indipendente. Negli anni di Woodstock e della guerra gira con una Volkswagen e fa già affari rivendendo jeans a zampa di elefante agli studenti. Il primo negozio lo apre a 18 anni e si chiama People’s Place con pareti nere e incenso diffuso nell’aria. Comincia a svolgere attività di designer, rifiuta una proposta da Calvin Klein perché ha già in mente di puntare sul suo brand, la prima collezione esce nel 1985. Punta tutto sullo stile classico americano, ispirandosi al preppy degli anni ’50 e affrontando a viso aperto la concorrenza, anzi sfidandola senza paura con alcune aggressive trovate di marketing. Ha ragione lui, ovviamente: arriva il successo. Nonostante alti e bassi, nel 1992 la sua società è quotata in borsa.
Nel 2000 però la crisi è nuovamente nell’aria, Hilfiger capisce che c’è bisogno di qualche correzione alla rotta. Morale della favola: lui non molla, gestisce ogni aspetto, è al tempo stesso il principal designer del brand e volto pubblico, oltre che primo investitore. Un caso raro, un po’ come Giorgio Armani.
Hilfiger si segnala anche per le iniziative di solidarietà, ad esempio, TommyCares, dove le linee come Hilfiger Denim oppure quella dedicata allo sportwear, sono in prima fila a sostegno delle cause globali di maggiore urgenza, come la lotta alla povertà, il sostegno ai bambini nei paesi poveri oppure in guerra. A proposito, dal 7 marzo i negozi TH hanno sospeso le loro attività in Russia e Bielorussia, sull’esempio di altre multinazionali americane.
Si può prevedere che Hilfiger saprà superare anche questa crisi, lo ha dichiarato ultimamente lui stesso, promettendo grosse novità proprio in campo sportivo. Chissà che non decida di entrare direttamente nella fornitura di materiale sportivo, sull’esempio di quanto fatto proprio da Armani nel calcio e nel basket. Intanto punta sull’adaptive clothing, gli abiti disegnati in base ai bisogni delle persone, per esempio per le disabilità.