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Una storia iniziata con il sughero e poi il cristallo

L’evoluzione di Cabigliera a Mondovì: «Oggi puntiamo su gioielli per il grande pubblico»

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Dal sughero al cristallo, avendo co­­me punto fer­mo la qualità, as­sieme all’attenzione ai clien­ti e al mondo – grande o piccolo che sia – che cambia e si trasforma. La famiglia Cabigliera gestisce uno storico negozio nel cuore di Mondovì, in via sant’Agostino, dal 1903: un esercizio commerciale che si è evoluto, nel corso della sua storia più che secolare, cercando di intercettare, di capire il gusto del pubblico e di seguire i mutamenti della società. Oggi il negozio è boutique Swarovski. Della sua evoluzione abbiamo parlato con la titolare, Angioletta Cabigliera.

Angioletta, come nasce il vo­stro negozio?
«È stato creato da mio nonno Gian Maria, che arrivava da Pat­tada, in provincia di Sas­sari. Lavorava il sughero: in­fatti, l’attività nasce come rivendita dell’industria e del­l’artigianato di sugheri che c’era all’interno del cortile, dove mio nonno fabbricava turaccioli, ma anche articoli particolari che aveva brevettato nel tempo, come i ma­stelli isolati con il sughero. I frigoriferi del tempo…».

Come si è evoluta l’attività?
«Abbiamo vissuto due guerre. Mio nonno era al fronte du­rante il primo conflitto mondiale e l’attività l’ha portata avanti mia nonna Eleonora, che arrivava da Genova. Af­fiancando alla rivendita di su­gheri quella di casalinghi, sempre più importante via via che la città aveva nuove esigenze. Mio padre Silvio ha proseguito il lavoro: anche lui è stato in guerra e ha anche patito due anni di campo di con­centramento. Lo affiancava mia madre, Maria Ade­lai­de, che era savonese».

Sassari, Genova, Savona, Mondovì. Un bell’incrocio di culture…
«Sì, che ha permesso al negozio di guardare oltre il solito orizzonte. Mia nonna aveva il gusto dell’antiquariato e del­l’arredamento di qualità. Mia madre, che rimase vedova presto, accantonò il commercio del sughero, che ormai era stato soppiantato da altri ge­neri di commercio, e importò il gusto per gli articoli per la casa e per gli articoli regalo di alto livello, con le grandi marche straniere e italiane di porcellane, cristalleria, posateria. Grandi nomi, il meglio per la casa, per la cucina, per migliorare la propria vita. Sempre all’insegna della qualità».

Lei quando ha iniziato a oc­cu­parsi del negozio?
«Affiancai mia mamma subito do­po la laurea in Lettere Clas­siche. Volevo insegnare lin­gue antiche. Ma ero figlia uni­ca, nessun altro poteva se­guire l’attività di famiglia. Co­sì accantonai la scuola. Feci una scelta di cuore».

Si è mai pentita?
«No. Avevo un concetto di in­segnamento elevato, di pas­sag­gio di cultura e di valori. Nelle esperienze di supplenza che avevo fatto non mi ero trovata bene. E poi, se avessi proseguito, l’attività di famiglia avrebbe probabilmente chiuso. Mi sarebbe spiaciuto. Ho intrapreso l’attività con una passione e una dedizione che ho tuttora».

Quali altre evoluzioni ci sono state?
«Io ho proseguito sulla strada tracciata dalla mia famiglia. Circa 35 anni fa incontrammo l’azienda Swarovski, che ci ha interessato e impegnato sempre di più. Da una piccola vetrinetta passammo al corner dedicato, nel 1999, che nel 2006 diventò boutique autonoma annessa al negozio di articoli regalo. Dal 2015 abbiamo deciso di dedicarci esclusivamente al marchio».

Le ragioni?
«Nel tempo, tutto si è evoluto. Prendiamo le liste nozze, ad esempio: matrimoni che arrivavano dopo anni di convivenza senza quindi che ci fosse la necessità di acquistare prodotti per la casa… Ma la società stessa ormai era cambiata: il gusto per le cose belle era contrastato dall’esigenza di servirsi dove i prezzi erano decisamente inferiori. Il concetto di “vivere” che il nostro negozio esprimeva – l’attenzione alla casa, alla cosa durevole, da tramandare ai figli – si andava perdendo, spostandosi piuttosto sull’usa e getta. Abbiamo quindi cercato di caratterizzarci in modo diverso, con un marchio che produce oggetti e gioielli belli, luminosi, ma alla portata del grande pubblico».

C’è un punto fermo?
«La qualità elevata di ciò che proponiamo al pubblico. An­che se oggi la vendita degli articoli per la casa rappresenta solo il 30-35% del la­voro, per noi rimane piuttosto importante, perché è il nostro “retaggio”. I clienti comprano Swarovski, ma comprano “da Cabigliera”».

Una questione di famiglia, insomma?
«Sì. Mia madre è stata in negozio fino a oltre novant’anni. Io ho imparato dalla famiglia la cultura del lavoro, al mo­mento non penso a smettere perché tutto questo è la mia passione. Negli ultimi anni mi sta affiancando nell’attività mia figlia Eleonora».

Quali prospettive?

«Mondovì ha sicuramente pa­tito lo sviluppo dei centri commerciali, i quali, più che sul vo­lume di affari, hanno inciso sul fronte della frequentazione del centro storico. Poi c’è stata l’emergenza sanitaria, che non è ancora conclusa. A ciò si ag­giungono le incertezze legate all’aumento dei costi della vita che incidono sul ceto me­dio, quello a cui il commercio si ri­volge maggiormente. Ma ho mol­ta speranza per il futuro. Mon­dovì è bella, potrà crescere puntando con decisione al tu­rismo. E sono convinta che an­che il nostro comparto riuscirà a risollevarsi. Come? Facendo leva su ciò che la no­stra attività ha sempre messo al centro: la qualità dell’offerta, unita all’impegno personale di chi ci mette la faccia».

BaNNER
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