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“L’anello ritrovato”: presentato a Saluzzo il libro sulla vocazione di Monsignor Bodo

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“L’anello ritrovato è soprattutto un dialogo che parte da una storia personale, quella di Monsignor Cristiano Bodo per poi inanellare quella di tantissime persone, per primi i suoi genitori che hanno testimoniato e contribuito a rinnovare negli anni la sua vocazione e la sua fede”.

Così Carlo Baderna, ricercatore del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Trento, risponde al direttore del Corriere di Saluzzo Alberto Gedda che ha moderato l’incontro di sabato pomeriggio al Teatro Don Bosco. Un folto pubblico di amici, parenti, collaboratori e consacrati delle Diocesi legate a Bodo ha partecipato alla presentazione del nuovo libro edito da Fusta Editore, compresi il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia, il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni e altri primi cittadini del Saluzzese e Vercellese.

“L’anello ritrovato” è un piccolo volume, quasi un istant book, scritto nel corso dell’ultimo anno e mezzo: un intenso dialogo tra il giovane storico e il Vescovo di Saluzzo attraverso il quale si dipana l’origine della vocazione di Monsignor Bodo. Dall’infanzia a Stroppiana dove si divertiva a costruire altarini e chiedeva già a tre anni di fare il chierichetto, fino all’ingresso come episcopo a Saluzzo, avvenuto cinque anni fa il 25 marzo.

Il racconto di una vita ricca di incontri e memorie impressi nelle tante fotografie che impreziosiscono il libro. Luoghi e persone che si intrecciano con memorie felici, come gli anni del “Don” all’Oratorio vercellese dei Cappuccini, e passaggi più dolorosi come la scomparsa degli amati genitori, prima papà Adriano poi mamma Grazia, portata via dal Covid lo scorso anno.

“Il Vescovo che sono oggi (e in realtà devo ancora capire bene cosa significhi fare il Vescovo!), lo devo alle tante persone che ho incontrato e che mi hanno accompagnato in questi anni” ha detto Monsignor Bodo, visibilmente commosso scorrendo le immagini del cammino sacerdotale percorso avendo sempre a fianco Adriano e Grazia. “Un seconda mamma per tutti noi” come l’ha ricordata Carlo Greco, tra i primi animatori coinvolti da Monsignor Bodo nell’Oratorio vercellese. “Oggi l’Oratorio è un luogo che affronta la sfida di una società sempre più individualista mentre lo spirito evangelico ci insegna a fare un passo indietro per poter vivere in comunione e in comunità con gli altri” ha proseguito Greco, a testimonianza degli insegnamenti trasmessi da Monsignor Bodo attraverso la sua continua attenzione al coinvolgimento delle nuove generazioni che prosegue anche oggi a Saluzzo tramite l’Oratorio Don Bosco e le sue tante attività.

Il libro e la sua presentazione sono stati infatti anche un’occasione per il Vescovo di riflettere sul senso della vocazione e sul cammino presente e futuro della Chiesa. “Se la Chiesa non è famiglia, non assolve al suo compito. L’Oratorio, ad esempio, è il punto di incontro tra la strada e la Chiesa. Dobbiamo accogliere e curare i nostri ragazzi, trasmettere loro l’importanza dell’amicizia con Gesù come me l’hanno insegnato i miei genitori. Adriano e Grazia sono per me un esempio di amore, di fede e una testimonianza per tutti i genitori sull’incontro con la fede nei più piccoli” ha sottolineato Bodo.

Soddisfazione per la riuscita dell’incontro anche da parte dell’editore Paolo Fusta che sta curando la distribuzione de “L’anello ritrovato. Una storia, tante chiamate”, disponibile nelle librerie e sul sito https://fustaeditore.it/shop/.

c.s.