La flavescenza dorata è una malattia che colpisce la vite, in particolare i vitigni di Dolcetto, Barbera, Nebbiolo e Chardonnay, e può avere effetti devastanti per la coltura. A provocarla è un fitoplasma, microrganismo simile a un batterio che si sviluppa nei vasi floematici della pianta – tessuti trasportatori di riserva energetica -, impedendo il passaggio della linfa elaborata dalle foglie per il sostegno del ceppo e delle radici.
Si diffonde da vite a vite ad opera dell’insetto vettore, lo Scaphoideus titanus della famiglia dei cicadellidi. I sintomi si manifestano su germogli, foglie, tralci e grappoli: alcuni sono già riconoscibili a partire da metà maggio; altri da metà agosto a fine settembre. Quelli maggiormente evidenti sono i germogli irregolari, la colorazione vivace delle foglie e la zona grappoli vuota. Le conseguenze? Il taglio di singole parti o delle sole piante malate o, nei casi più disastrosi, quando lo sono il 30-40% delle stesse, l’estirpazione dell’intero vigneto e il successivo reimpianto.
Il problema persiste da almeno 20 anni, senza essere riusciti a trovare una soluzione definitiva. Tuttavia, per contrastarlo con la massima efficacia è stato emanato, a livello nazionale, il Decreto Ministeriale del 31 maggio 2000 che contiene le norme per la lotta obbligatoria alla malattia. La vigilanza sul territorio spetta al Settore fitosanitario della Regione.
Le possibili azioni di prevenzione
Spiega Silvio Chionetti, vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale della Cia Cuneo: “Nel tempo sono nati dei Comitati Intercomunali come quello Doglianese, presieduto dal vitivinicoltore Attilio Pecchenino, che, confrontandosi con i tecnici della Regione, per ridurre la presenza del vettore decidono, in base alla zona, i tempi dei due trattamenti obbligatori con insetticidi autorizzati per l’agricoltura biologica. Uno viene effettuato prima della comparsa dell’insetto adulto ed è diretto agli esemplari giovani, l’altro, a distanza di un mese, è rivolto a bloccare proprio gli adulti. La presenza di questi ultimi viene monitorata utilizzando trappole gialle adesive nel periodo inizio luglio-fine ottobre. Si tratta di una pratica molto consigliata per comprendere la situazione del vigneto ”.
C’è poi la potatura a scopo fitosanitario? “Nell’applicarla sono necessari due passaggi in vigna da eseguire subito dopo i due trattamenti. Un terzo passaggio è poi da prevedere in seguito alla vendemmia”.
A cosa serve la tecnica? “A identificare i sintomi di flavescenza dorata sulle piante del vigneto. In caso di vite completamente colpita e senza produzione si procede con la capitozzatura e il successivo estirpo. Nel caso di viti colpite solo in parte e con presenza di produzione, si effettua l’eliminazione dei soli tralci sintomatici. Le piante interessate dalla malattia vengono segnate attraverso un cordino colorato diverso per ogni annata. Nel contempo si verifica la situazione in cui versano le piante colpite negli anni precedenti”.
La pratica cosa ha consentito di ottenere? “Tra i risultati più importanti, la riduzione dell’incidenza della flavescenza dorata su tutti i vitigni e una minore perdita di produzione perché attraverso la potatura diverse piante sono state recuperate”.
Si può fare anche altro? “Curare i boschi confinanti, perché l’insetto vettore nei luoghi abbandonati trova l’ambiente ideale per riprodursi e vivere”.