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Dal Roero all’Italia, una proposta di legge per la tutela ambientale del territorio

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Tanti temi, a Montà, al centro del convegno dal titolo “Un’onda Verde: lavorare insieme per un’economia sempre più green” organizzato presso gli spazi del Roero Expo a cura dell’Enoteca Refionale del Roero in collaborazione con la Regione Piemonte, il Comune, la Fondazione Crc e l’Associazione dei Sindaci del Roero. che troverà il suo fulcro sabato 26 marzo dalle 9.30 presso la sala conferenze nella piazzetta della Vecchia Segheria.

L’appuntamento, curato dal presidente Marco Perosino e dal Direttore Pier Paolo Guelfo, si è presentato come un vero e proprio tavolo tecnico allo scopo di far nascere una proposta di legge nazionale per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente.

Una spinta propositiva, dunque: con l’obiettivo di costruire un testo normativo in grado di trattare le tante tematiche d’interesse della zona, ma che posa anche tenere conto di esigenze, leggi e regolamentazioni precedenti.

«Il riconoscimento Unesco della cerca e cavatura del tartufo -ha spiegato Perosino, che in sala ha goduto altresì della presenza di Roberto Cerrato che di questo progetto ne è “patron”- ci impone di agire velocemente per la salvaguardia delle piante tartufigene, che molto spesso vengono abbattute e non compensate. Ciò comporta, insieme al cambiamento climatico, una sempre minore presenza del pregiato tartufo nel nostro territorio».

In una mattinata coordinata con la moderazione del giornalista Marco Graziano e gli interventi dei dottori Cristina Marello (esperta in tecniche fitoiatriche) e Marco Bonavia con Fabio Castelli, tecnici agronomi e forestali, si è parlato anche del tema del biologico: «Molte realtà si stanno già adoperando con risultati straordinari sia in termini ambientali che economiche: dobbiamo trovare nuovi strumenti attuativi, con l’aiuto delle associazioni di categoria, per agevolare l’applicazione di queste modalità produttive, il pensiero del senatore e sindaco priocchese.

Il quale, tra l’altro, è entrato deciso sulla questione degli anticrittogamici: «Ci possono essere alternative valide e meno impattanti per l’ambiente?». E’ un quesito difficile, in epoche in cui i trattamenti obbligatori sono all’ordine del giorno (si veda il caso della flavescenza dorata) e c’è molta confusione nell’opinione pubblica generalista, che spesso non sa distinguere tra diserbi, lavorazioni nei vigneti e irrigazioni semplici. E si mette spesso sul sentiero di guerra, senza saperne troppo sull’argomento: parola di chi scrive, per esperienza personale».

Una parola anche sulla difesa dei versanti sulle colline: «Molto spesso vi sono interventi massicci di modifica delle pendenze, per agevolare la lavorazione nei vigneti: sono azioni che causano un cambiamento del microclima e della struttura stessa dei terreni, e provocano una fragilità difficile da gestire dal punto di vista idrogeologico. Bisogna contenerli, anche attraverso l’ingegneria naturalistica».

E torniamo a dire: sono sotto gli occhi di tutti altri casi di colline squarciate, scuoiate, ripopolate con filari in posti in cui i nostri “vecchi” mai si sarebbero sognati di piantare viti.
Con tutte le conseguenze del caso: nel nome di una legge di natura immutabile, longeva quanto il pianeta. Ossia: l’acqua scende al basso, che piaccia o no. Chiedetelo al torrente Borbore, ad esempio.

Le linee guida della proposta di legge sono state ben esposte e chiare, ponendo l’accento su finalità quali la mitigazione del clima, l’assorbimento della Co2, e la rigenerazione urbana: anche tramite la piantumazione obbligatoria negli spazi pubblici liberi, dando la precedenza alle essenze autoctone. Un gesto simbolico, in tal senso, si è compiuto proprio sabato con il placet del sindaco Andrea Cauda: proprio nella piazzetta della Vecchia Segheria. E’ stato un “lancio”, per questo moto che punta a creare economia circolare con la posa di piante, la manutenzione, l’abbattimento controllato e il recupero per vendita, i conferimenti di biomasse per residui vegetali, e una superiore attenzione alla presenza di siepi anche in funzione “antirumore”.  Molto importante anche il ruolo della risorsa-acqua, per cui invasi e laghetti saranno sempre più strategici.

Perosino ha aggiunto: «Chiediamo soprattutto ai Carabinieri Forestali di effettuare un sovracontrollo, soprattutto nella zona delle Rocche. E, in generale, saranno di buon auspicio investimenti pubblici e privati in tutto questo contesto. L’interesse verso un tema come l’ambiente deve essere collettivo: sarà un lavoro lungo e delicato, e speriamo di essere pronti con una proposta di legge seria e dettagliata entro qualche settimana, io poi mi occuperò personalmente di presentarla in Senato».

Di rilevo il contributo portato alla giornata da Alberto Cirio, Governatore della Regione Piemonte, che ha così esordito: «Grazie perché si scende nella concretezza: perché, quando si parla di “green”, si fanno tante belle parole ma spesso si corre il rischio di non riuscire a “scaricare a terra” le teorie. Il nostro territorio, in termini di sostenibilità, ha raggiunto un livello alto: anche perché una cosa utile pure in termini economici, il consumatore fa le sue scelte in base al fatto che il prodotto sia stato prodotto in modo “etico”, nel rispetto della terra e del lavoro, oltre che dell’ambiente».

E sì che ci sono aspetti che vanno dall’economia all’attrattiva, legatissimi tra loro: «Noi abbiamo fatto tanto, in questa direzione: a partire dai produttori, dall’agricoltura, e l’augurio è che questo sia sempre più in veicolo promozionale di un territorio che “crea”. I nostri prodotti non sono “made in Roero” , ma “born in Roero”: ed è la differenza tra crescere e nascere. Il percorso avviato con l’Unesco, del resto, ci ha obbligato a ragionare in questo senso: ci siamo arrivati prima dei francesi, ad esempio. Per fare queste politiche servono energie, che sono poi le risorse economiche, i soldi: e ci sono, non solo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche nel Piano di sviluppo rurale, per cui ci saranno 500 milioni i più rispetto allo scorso quinquennio».

Da Cirio, anche una riflessione su un aspetto di estrema attualità: «L’opportunità è “storica”, per un settore come l’agricoltura che deve tenere conto della risorsa-acqua, la più importante in assoluto. Noi abbiamo le Alpi, ma se non facciamo gli invasi, l’acqua passa sotto e va via: occorre fermarla quando si ha, e usarla quando serve. In Piemonte ci sono infrastrutture all’avanguardia per queste situazioni di carenza, ma per quanto riguarda la pianura: ora viene il momento di pensare alle aree collinari. Sono mesi che ci dicono “piove la prossima settimana”, ma è come la Champions League per la Juventus: per cui, da anni, si dice “il prossimo anno”. La pioggia sta diventando la stessa cosa, ma la nostra agricoltura ha bisogno in modo vitale di acqua, stiamo andando in emergenza idrica: per questo, nel nuovo Psr ci saranno risorse che permetteranno di creare invasi».

Che fare, quindi? «E’ una nuova agricoltura che tiene conto dei cambiamenti climatici, così come è sempre stato per l’agricoltura: il nostro compito è sostenere questa evoluzione. Così qui, così anche per quanto concerne le assicurazioni: che per ora fanno in pochi, e costano tanto, stiamo lavorando per coprirne una quota sempre maggiore, Teniamo conto che ci sono Paesi, in Europa, in cui si assicura non solo il prodotto, ma anche il prezzo. Bisogna mettere al sicuro anche questo aspetto: finanziando interventi che assicurano ricchezza».

In ultimo, dall’acqua al fuoco: «Il divieto di abbruciamenti facciamo fatica a capirlo: all’atto dell’insediamento, nel 2019, avevamo fatto una legge semplice, di due articoli, che consentiva ai sindaci -due volte all’anno e nelle “finestre” in cui non si poteva bruciare- una deroga per cui i fuochi si potevano autorizzare. Ma quella legge me l’hanno bocciata da Roma. E allora un agricoltore serio deve parlare con amministratori seri quali noi vogliamo essere: per sostenere nuovi macchinari alternativi, che si possano acquistare in modo cumulativo, i quali consentano di cippare gli scarti, e da cui possano nascere nuove energie».

E una spinta propulsiva “di cuore”: «Oggi non si può più aspettare: non ci si può più lamentare del vento, ma orientare bene le proprie vele».

Paolo Destefanis