Home Attualità ANCE Cuneo: “Non spegnete i fari sul settore edile!”

ANCE Cuneo: “Non spegnete i fari sul settore edile!”

Un partecipato Consiglio Generale pubblico, ospitato da Confindustria Cuneo, ha dato modo ai costruttori di manifestare le difficoltà a cui devono far fronte in questo periodo così delicato, tra costi dell’energia alle stelle e materie prime che hanno raddoppiato il proprio costo. In sala i parlamentari e gli amministratori del territorio si sono fatti carico delle istanze che arrivano da un comparto più che mai compatto

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Buio in sala, in apertura e chiusura di incontro, per mettere in evidenza una situazione che rischia seriamente di spegnere i fari del comparto edile. Così l’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) Cuneo ha voluto rappresentare il momento drammatico che sta mettendo in ginocchio il settore, per via del rincaro dei prezzi e della difficoltà di approvvigionamento dei materiali.

Una congiuntura allarmante, per affrontare la quale è stato indetto un Consiglio Generale pubblico di Ance Cuneo, in sala Michele Ferrero, presso la sede di Confindustria Cuneo. Il momento di confronto, moderato dalla giornalista Paola Scola, è stato aperto dal presidente di Ance Cuneo, Gabriele Gazzano, il quale ha premesso: “Se non verrà previsto un intervento normativo deciso, noi imprese che lavoriamo nell’àmbito edile saremo costrette a un rallentamento, poi a una sospensione e quindi a un blocco dei lavori”.

Il presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, nel saluto d’apertura ha condiviso con la platea una riflessione: “Gli imprenditori possono fare tanto, mettendoci impegno e ingegno, ma ci sono scelte che passano sopra le loro teste. Come facciamo a mantenere le nostre aziende competitive rispetto a quelle degli altri Paesi, quando abbiamo la bolletta dell’energia per il comparto manifatturiero che in tre anni passerà da 8 a 50 miliardi di euro? Altri Stati hanno avuto lungimiranza in termini di politica energetica. Per noi ora diventa fondamentale anche il tempismo con cui si affrontano i problemi”.

Ripresa la parola, il presidente Gazzano, dopo aver illustrato le azioni intraprese dall’associazione per affrontare le criticità di questi mesi, ha sottolineato come “da inizio febbraio abbiamo incrementi quotidiani dei costi che rendono difficile decidere una rotta e mantenerla”. Per spiegare la situazione in modo concreto il Presidente di Ance Cuneo ha presentato dei grafici dai quali si evince come il costo del ferro sia aumentato del 54 per cento nel 2021 rispetto al 2020 e di un ulteriore 40 per cento nei primi due mesi del 2022.

Il bitume ha subìto un rincaro del 35 per cento su base annua (2021 su 2020) e di un altro 40 nel primo bimestre di quest’anno. Per il gas naturale l’incremento percentuale è stato nell’ordine del 336 per cento tra gennaio e febbraio 2022 e addirittura dell’875 per cento nei primi giorni di marzo. Nello stesso lasso temporale di due mesi, infine, l’energia elettrica è crescita del 272 per cento, cui si aggiunge il +542 registrato nelle prime due settimane di marzo.

A fronte di questi numeri, la domanda di Gazzano è inevitabile: “Come possiamo mantenere le stesse regole contrattuali per i nostri progetti e i nostri appalti? Venerdì abbiamo chiuso con il prezzo del ferro a 0,85 euro al chilo; abbiamo aperto lunedì mattina con il prezzo a 1,25. Come si può pensare di fare impresa in questo modo? Uno studio di Ance nazionale parla di un incremento di costo sul sistema cantiere nell’ordine del 25-30 per cento. Da tutti questi elementi si comprende la necessità di un provvedimento urgente che dia la possibilità alle imprese di prorogare i tempi di consegna delle opere in corso e di rimodulare gli impegni di spesa, senza conseguenze contrattuali. Il Governo deve prendere decisioni importanti: 108 dei 220 miliardi previsti dal Pnrr passano dal settore dell’edilizia, per questo servono norme chiare e riferimenti a tutela delle imprese del comparto”.

Elena Lovera, presidente dell’Ente Scuola Edile di Cuneo, ha aggiunto una considerazione di largo respiro: “Abbiamo visto come, in passato, molto spesso le crisi siano partite dal settore edile per poi investire tutto il mondo produttivo; lo stesso è stato in positivo, nei momenti di ripresa. L’edilizia è stata spesso il volano che ha messo in moto la ripartenza delle nostre città e così dovrebbe essere anche oggi con il Pnrr, ma la situazione attuale non lo consente. Frenare l’edilizia significa frenare la ripresa economica, nonché creare un grandissimo problema agli altri comparti dell’industria”. Da Lovera è arrivata anche una proposta precisa: “Vorremmo che si ragionasse sul modello francese utilizzato per la revisione dei prezzi che ha permesso un adeguamento dei contratti”.

Luca Barberis, presidente della Cassa Edile di Cuneo, ha fornito altri elementi utili all’analisi: “Il settore ha resistito alla dura crisi tra il 2012 e il 2020, con grandi sacrifici. In meno di dieci anni la massa contributiva della Cassa è passata da 96 a 54 milioni di euro. Occorre reagire con tempestività per calmierare gli aumenti, altrimenti non sarà possibile continuare”.
Al quadro generale sono seguiti interventi capaci di andare nel concreto, grazie a due operatori del settore edile, per far sentire la viva voce delle imprese.

Pier Franco Blengini, titolare della Saisef di Mondovì, ha affermato di “non aver mai visto una situazione di tale gravità nei 54 anni in cui ho fatto questo mestiere”, per poi aggiungere che “il costo di produzione del conglomerato bituminoso è raddoppiato; per altre attività l’incidenza dell’aumento dei costi dei materiali può essere, almeno in parte, compensata nel corso del processo produttivo, anche se incide comunque molto, ma i nostri prodotti sono composti da trasformazioni di materie prime. Una nostra squadra di lavoro può stendere anche per 20-30 mila euro di conglomerato bituminoso al giorno: è chiaro che se a noi una giornata costa il doppio rispetto a prima, la situazione diventa insostenibile: siamo per forza di cose obbligati a fermarci!”.

Maurizio Begani, responsabile della Calcestruzzi Stroppiana di Alba, ha contributo portando nuovi tasselli alla discussione: “Il problema principale per il calcestruzzo è la voce cemento, che incide sul prezzo totale per circa la metà. Tale componente è aumentata per la prima volta all’inizio dell’anno e ci sarà un altro incremento nei prossimi giorni, determinando un costo per l’approvvigionamento di oltre il 50 per cento più alto rispetto a prima. È un aggravio di costo notevole che viene ribaltato sulle imprese e a cui si somma il fatto che gli incrementi avvengono con pochissimo preavviso, senza nessuna possibilità di programmare”.

Nel corso dell’incontro, a cui hanno partecipato anche, tra gli altri, le principali stazioni appaltanti, fra cui i sindaci delle “sette sorelle”, hanno preso la parola i parlamentari del territorio (i senatori Giorgio Bergesio, Marco Perosino e Mino Taricco; i deputati Enrico Costa, Monica Ciaburro, Chiara Gribaudo e Flavio Gastaldi), tutti concordi nel sostenere l’importanza di dare risposte concrete alle istanze provenienti dal mondo dei costruttori edili e disponibili a riportare a livello centrale le sollecitazioni di Ance Cuneo, e il presidente della Provincia di Cuneo, nonché sindaco del capoluogo, Federico Borgna.

Hanno partecipato all’incontro, confermando così come la preoccupazione sia condivisa da tutti i soggetti coinvolti nel settore, i rappresentanti delle sigle sindacali: Salvatore Correnti di Feneal (Uil), Vincenzo Battaglia per Filca (Cisl) e Nicola Gagino per Fillea (Cgil).
Il messaggio è stato lanciato forte e chiaro.
Ora sta alla politica fare la propria parte, consentendo alla volontà di reagire manifestata dagli imprenditori nel corso dell’incontro di trovare uno spazio di manovra adeguato per organizzare la nuova ripartenza di uno dei motori più potenti dell’economia nazionale.

c.s.