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«Aiutateci a tornare con i nostri camion al confine ucraino»

Bruno Rustichelli è il presidente della Misericordia di Alba che ha già portato in Italia bimbi non vedenti e altri profughi: «L’intervento di Maria Franca Ferrero ha sbloccato la situazione. Ora ci servono nuovi volontari con patente C»

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Dal 1996 la Mise­ri­cordia Santa Chia­­ra di Alba è sempre in prima fila per le emergenze, sul territorio, in tutta Italia e anche all’estero. Non si è tirata indietro neppure ora, con la tragedia dei profughi ucraini. Lo racconta Bruno Ru­stichelli, presidente della Misericordia di Alba nonché consigliere nazionale di questa associazione che nasce a Firenze nel 1244, la più vecchia istituzione del volontariato italiano.

Quando siete partiti per la prima volta verso il confine con l’Ucraina?

«Siamo stati allertati subito, il primo viaggio lo abbiamo fatto 15 giorni fa. Siamo andati a prendere a Varsavia un gruppo di nove bambini, di cui sette non vedenti. Arrivavano da un orfanatrofio dalle parti di Kiev. Li abbiamo portati a Tortona, in un centro di don Orione, dove avranno tutta l’assistenza necessaria. Non abbiamo fatto quasi in tempo a tornare che il contatto che la Misericordia ha a Varsavia, un avvocato che opera con consolati e ambasciate, ci ha indicato la necessità di portare in Italia 42 persone, che sarebbero poi state ospitate in Lombardia, Liguria e Salerno presso parenti ed amici. Ma qui è nato un problema».

Di che tipo?
«Avremmo dovuto organizzare sette pulmini per trasportarli, una logistica che ci avrebbe costretto a lungaggini burocratiche e attese ancora più lunghe alle frontiere. Avevamo bisogno di un pullman che avrebbe trasportato tutte le persone, ma il costo, 5 mila euro, per noi era proibitivo. Non ci siamo persi d’animo e il miracolo è avvenuto. Mi sono rivolto alla Fon­dazione Ferrero: so che organizzano trasferte e gite, ho chiesto di indicarmi dove avrei potuto noleggiare un pullman ad un buon prezzo. E per tutta risposta ce lo hanno messo a disposizione, pagando tutto loro. Devo ringraziare la presidente Maria Franca Ferrero e il direttore della logistica Giuseppe Pansi, senza di loro queste mamme e bambini non sarebbero al sicuro ora».

Quando siete partiti?
«La settimana scorsa e siamo rientrati qualche giorno fa. L’equipe era composta da me, un assistente sociale, una psicologa, due infermieri professionali e il presidente della Misericordia di Tortona. I profughi ci aspettavano proprio a Tortona dove erano arrivati il giorno prima da Kiev. Mamme con i loro bambini, la più piccola di 15 mesi, avevano fatto un viaggio massacrante, il terrore negli occhi. La Ferrero ci aveva anche fornito di tanti doni per i più piccoli: cioccolato, sorpresine, merendine e bibite. Un’at­tenzione che è servita a portare un po’ di serenità e allegria su quei piccoli volti. A Tor­tona ci siamo incontrati con le altre Misericordia ligure, lombarda e di Salerno che hanno portato i profughi alle loro destinazioni finali».

Avete in programma altre mis­sioni?

«C’è una richiesta da Ivrea, con possibilità di ospitare i profughi grazie al Comune. Dobbiamo recuperare i soldi. Poi c’è stato richiesto un servizio al confine, specializzato per trasporto persone diversamente abili o allettate».

I volontari della Misericordia non stanno mai fermi, quindi.

«L’associazione si occupa di volontariato, protezione civile e impegno sociale. Or­ganizziamo le collette alimentari, ci occupiamo dei pasti al centro di prima accoglienza di Alba, della gestione dell’Em­porio solidale. Durante il Covid abbiamo prestato servizio presso il centro vaccinale. Insomma, un lavoro a 360 gradi nel mondo del volontariato».

Lei è in pensione da qualche anno, ha scoperto ora il mettersi a servizio degli altri?

«Nella mia vita sono stato sempre volontario. Anche quando lavoravo all’Inps trascorrevo il mio tempo libero, comprese le ferie, a dare una mano agli altri. Ho cominciato a 6 anni, ero nei boy scout dove sono rimasto fino a 26 anni. Poi sono stato volontario in Caritas, in parrocchia. Fino a quando ho scoperto la Misericordia. Mia figlia Chiara, che è infermiera professionale, ha ereditato la mia stessa passione ed è anche lei volontaria».

Come ha conosciuto l’associazione Misericordia?
«In occasione dell’alluvione nel 1994. Sono stati i primi soccorritori ad arrivare ad Alba, non so come avessero fatto. Così nel 1996 è nata la Misericordia di Alba. Da allora non ci siamo più fermati, interveniamo ovunque ci sia un’emergenza».

Dovete contare solo sulle vostre forze: a volte non è semplice vero?

«Purtroppo, le richieste di aiuto sono sempre di più, avremmo bisogno di volontari, in particolare con patente C e patente CE, per guidare i nostri camion con cucina attrezzata da campo e posti letto. Avremmo bisogno di donazioni. Invitiamo chi fosse interessato a dare una mano a venire in sede, a conoscerci. Siamo ad Alba, in piazza Monsignor Grassi 9, il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17 alle 19. È un impegno grande ma il sorriso anche di una sola persona che abbiamo aiutato ripaga di tutto».