Un successo di pubblico, in presenza e a distanza, con 100 spettatori dal vivo e oltre 300 collegati online, in diretta. Sabato 26 marzo, TEDxCuneo 2022 ha riempito l’Auditorium Foro Boario del capoluogo, accogliendo i tanti che hanno seguito gli interventi dei nove speaker succedutisi sul palco, a partire dalle 14. Patrocinato dal Comune di Cuneo, e con il sostegno di Fondazione Crc e altri sponsor, l’evento, di cui Rivista IDEA e IDEAWEBTV.IT erano media partner, aveva come titolo “Ubuntu. Identità connesse”.
Il filo conduttore delle esperienze portate dai nove relatori è stato proprio il termine “ubuntu”, un concetto africano che significa “benevolenza verso il prossimo” e che rimanda alla specifica filosofia della compassione e del rispetto degli altri attraverso l’interconnessione che lega gli esseri umani. Proprio l’interconnessione è stata uno dei temi chiave dei talk, portata sul palco, ad esempio, da Martina e Virginia Di Carlo, le Special Angels, che hanno raccontato il loro modo speciale di fare danza, celebrando quel movimento di corpi che è anche e soprattutto frutto di connessione tra i singoli. Uno dei temi più ricorrenti è stato poi quello delle discriminazioni e di come si possano affrontare nella complessa società attuale. Ne ha parlato, con grande ironia, Marina Cuollo che, ripercorrendo le tappe della narrazione della disabilità nel corso della storia, ha invitato simbolicamente a “mollare il microfono” alle persone disabili, per far sì che siano loro stesse a descriversi. «La storia del mio percorso è la storia di ognuno di noi e dei cambiamenti che può produrre». Con il suo inglese fluente, Tia Taylor ha illuminato il pubblico, a partire dalla sua esperienza personale, sulle potenzialità che ogni individuo ha di cambiare il mondo con le proprie azioni. “Non corpi ma anime” era invece il soggetto proposto da Ale Hilton, influencer, attivista e beauty guru transessuale, che ha posto al centro l’importanza di andare oltre l’aspetto esteriore, proprio in nome della connessione tra gli individui. Tra gli argomenti, ha avuto un ruolo rilevante anche quello del malessere, che spesso solo il dialogo e la comprensione possono curare. Di questo si è parlato con Benedetta Aimone, dottoressa laureata in Medicina e Chirurgia, che ha proposto un modo nuovo di intendere proprio la medicina, integrando conoscenze traversarli e considerando come centrale la dimensione umana. Male dell’oggi è anche l’hikikomori, termine giapponese che racconta di persone che si isolano volontariamente dalla società, di cui ha parlato Marco Crepaldi, evidenziando come proprio la pandemia abbia accelerato l’affermazione di una piaga già molto nota prima del 2020. Il grande protagonista di ogni talk era, però, uno solo: l’individuo nella società. Proprio l’uomo e la sua affermazione sono stati il cuore pulsante degli interventi di Luca Discacciati, che si è interrogato sul reale costo della felicità, Alice Filippi, partita da una vicenda personale per chiedersi quali siano le «discriminazioni invisibili» che frenano la determinazione di ciascuno nella ricerca di una propria completezza, e di Eugenio Cesaro, voce degli “Eugenio in Via Di Gioia”, che ha immaginato una società nuova da lasciare a suo figlio, in cui la parola d’ordine sia la collaborazione e non più la gerarchia. In sintesi: «Io sono perché noi siamo». Ovvero, Ubuntu.
BENEDETTA AIMONE
Il miglior modo per curare un paziente, oggi, è quello di considerarne in primis la dimensione umana. Quando ci si approccia a un disturbo fisico,
non bisogna dimenticare la componente psicologica che lo accompagna
EUGENIO CESARO
Quando nascerà mio figlio, spero non abbia talento, ma la perseveranza e la capacità di riconoscersi come parte integrante di un tutto molto più grande di noi e della somma delle nostre individualità
MARCO CREPALDI
La società impone aspettative che mandano in corto circuito chi non riesce a soddisfarle. Hikikomori? Si fa riferimento a un male profondo del singolo, che può essere superato aiutando chi ne soffre a trovare una nuova motivazione esistenziale
MARINA CUOLLO
Per cambiare la narrazione della diversità, dobbiamo imparare a disinnescare la trappola dell’identificazione, che ci porta a ricercare chi ci somiglia nelle storie che raccontiamo e che ascoltiamo
LUCA DISCACCIATI
Sin da bambino mi sono chiesto se solo i soldi potessero fare la felicità. La risposta? La vera gioia passa attraverso un lavoro che appassioni e che possa essere utile per gli altri, per la comunità
ALICE FILIPPI
Con la mia storia voglio dimostrare come nella vita sia importante amare le persone care, ma anche ciò che si fa. Utilizzate le critiche degli altri e le vostre paure per trasformarle in carburante per la vostra determinazione
ALE HILTON
Per troppo tempo i nostri corpi sono diventati l’etichetta con cui il mondo ci guarda. Dobbiamo imparare ad andare oltre l’esteriorità e a considerare ognuno di noi soprattutto per ciò che porta a livello umano
SPECIAL ANGELS
La danza ci ha insegnato ad andare oltre il nostro corpo. A instaurare una connessione tra di noi, con il resto del mondo e con la natura. Chi danza non porta sul palco il proprio corpo, ma se stesso
TYA TAYLOR
La mia è una storia di successo, ma che non parla solo di me e dei miei progetti. Parla di ognuno di noi e di come, muovendoci, possiamo produrre dei cambiamenti che interessano la nostra individualità e l’intera società