«Mi domando se i capi di Stato fossero donne… forse non ci troveremmo in questa situazione». Michele Di Mauro, sollecitato a esprimersi sulla situazione Russia-Ucraina risponde così, con una domanda che pare quasi retorica, e poi incalza: «Che ne sanno gli uomini di cosa vuole dire fare figli. Battere il pugno sulla ricotta è troppo facile». La situazione attuale Michele la vive da vicino, attraverso le ansie e le preoccupazioni di sua figlia Katerina, venticinquenne adottata proprio in Ucraina nel 2008, dopo un affidamento provvisorio. «Ora è indipendente, vive a Torino con la sorella, ha trovato una sua felicità, ma in questo periodo le arrivano notizie e immagini di amici e parenti, di una sua compagna di orfanotrofio che è rimasta là e c’è poco da immaginare». Sul 2% del pil destinato alle armi invece dice solo: «Ho orrore di tutto questo. Ho vergogna: di Putin, di Zelensky, della Nato, dell’America, della Cina, dell’Italia, di tutti quelli che non sono stati in grado di capire il passato e il presente né di prevedere il futuro. Non avrei mai pensato che dopo quello che è successo nel secolo scorso si potesse tornare a scavare così in basso».