Il “Ferrero” grande esempio di buona sanità

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Gentile direttore, per la prima volta, del tutto fuori programma (certe occasioni non si possono davvero programmare!), ho visitato, per così dire, il pronto soccorso dell’Ospedale Michele e Pietro Fer­rero di Verduno. Questo nostro ospedale lungamente atteso era stato finora per me solo un oggetto di pubblico dibattito, un luogo quasi astratto, cui pure era stato dato un nome che, per un antico collaboratore del Gruppo Ferrero quale io sono, aveva e continua ad avere una calorosa concretezza.
Ebbene, ora che mi è toccato di entrarci davvero, di verificare i meccanismi, tecnologici e umani, di questa imponente e modernissima struttura (che non esito a paragonare ad altre analoghe di importanti centri europei da me sperimentati), non posso che riportarne una impressione ammirata e gra­ta. La mia “visita” al pronto soccorso è stata infatti il prologo di una rapidissima sequenza coordinata di “stazioni”: visite, esami, un intervento chirurgico, controlli, approfondimenti, terapie. Tutti questi imprevedibili passaggi corrispondono, nella mia gratitudine, alle figure dei medici e paramedici che di me si sono presi cura: a partire dalla dottoressa Margherita Verney, che per prima ha messo a fuoco il mio caso e ha interpellato il chirurgo, dottor Marco Naddeo; e poi i dottori Calgaro, Capalbo, Cap­pello, Seghetto, Iozzia, Bo­glio­ne, Paganelli…
Mi accorgo scrivendo che l’elenco è lungo: ma anche così, mi pare rifletta l’immagine di coralità e integrazione di competenze che ho felicemente riscontrato e che mi ha spinto, per la prima volta nella mia vita, a scrivere a un giornale per una notizia di “buona sanità”.
Grazie per la sua attenzione, un cordiale saluto.