Marco Bellone, 58 anni, ha l’azienda agricola con sede a Boves, ma il lavoro è costituito quasi totalmente dalla coltivazione dei castagni distribuiti in 9 ettari di terreno sulla collina della frazione Fontanelle.
In media, a 650 metri di quota. Per arrivarci si sale lungo una ripida strada sterrata, con qualche minuscolo tratto in discesa. I boschi vengono puliti con estrema attenzione. I loro colori invernali sono splendidi e per nulla “in letargo”. Le foglie cadute dalle piante, dal colore marrone dorato, coprono il suolo creando un manto regale di sublime bellezza.
Una storia di libertà
L’attività, con la coltivazione dei castagneti, nasce dai genitori di Bellone: Bartolomeo e Anna. Lui, fin da giovane, aiuta il papà e la mamma nell’azienda, ma durante gli Anni Ottanta il suo percorso di vita lo vede anche diplomarsi in tromba al Conservatorio di Cuneo. La musica è una passione: suona per l’Orchestra Bruni, nata nel capoluogo della “Granda”, e gli offrono dei contratti al Teatro Regio di Torino e nell’Orchestra Sinfonica di Sanremo. Inoltre, collabora con l’Orchestra di Nizza. Però, quando torna a casa ha un’altra passione che lo entusiasma: lavorare nei castagneti.
La qualità
“I castagneti dell’azienda sono assolutamente biologici e non richiedono trattamenti. Una qualità superiore del frutto la si ottiene concimando le radici del castagno con le foglie cadute e i rami tagliati e bruciati della pianta. Scavo, con il badile, dei solchi dove il tutto viene interrato. Attraverso questo lavoro durante l’estate si mantiene un’adeguata concentrazione di umidità, ma, soprattutto, si crea la sostanza organica naturale per il nutrimento del castagno. Utilizzando, come si faceva un tempo, ogni parte dell’albero e favorendo, in questo modo, anche la tutela dell’ambiente. Come recita un vecchio detto piemontese: Castagnè e fò, mangiu lo so (Castagneti e faggi mangiano il loro)”.
Ma non solo? “Alla qualità contribuisce la varietà delle castagne che ne rende un tipo più dolce dell’altro. Inoltre, bisogna far ripartire le piante con problemi attraverso la capitozzatura. Infine, non è più possibile, come alcuni decenni fa, coltivare contemporaneamente il castagno per farne legno da segheria e per avere il frutto. Adesso bisogna scegliere, perché sono due produzioni che richiedono tecniche di manutenzione diverse”.
Gli impegni da vicepresidente Cia Cuneo
Nell’assemblea dello scorso 15 gennaio Marco Bellone e Marco Bozzolo sono stati eletti vicepresidenti provinciali della Cia Cuneo, con Claudio Conterno presidente. Per Bellone si è trattato di una riconferma. Sottolinea: “I 4 anni precedenti sono stati un’esperienza molto positiva. Ho sempre portato avanti i problemi del settore castanicolo, che era stato dimenticato. Alcune questioni sono andate a buon fine, altre non ancora”.
Lo stato di salute dell’agricoltura nella “Granda”? “A parte gli attuali problemi rappresentati dagli aumenti delle materie prime e dell’energia, non starebbe male. Certo, come sempre e a seconda dei periodi, ci sono comparti più in difficoltà e altri meno. In generale, comunque, c’è ancora da lavorare affinché venga valorizzata come merita”.
Cioè? “Su questo aspetto dovrebbero contribuire in misura maggiore gli stessi agricoltori, abbandonando il loro individualismo e, nei limiti del possibile, mettendosi insieme per collaborare di più. Così da costruire una nuova e vera mentalità imprenditoriale e non rimanere ancorati al proprio orticello. Legando anche, attraverso dei Consorzi, come hanno fatto nel settore del vino, il prodotto al territorio. Con l’obiettivo di promuovere le caratteristiche di entrambi. Naturalmente, poi, per essere premiato dal consumatore, bisogna sempre mantenere alta la qualità di quanto si vende”.
Cosa servirebbe dalle Istituzioni? “Dovrebbero aiutare l’agricoltura non attraverso contributi a pioggia, come avviene per la Politica Agricola Comune, ma con finanziamenti legati a degli obiettivi concreti per il mantenimento e la valorizzazione del territorio”.
Invece, cosa può fare la Cia per le aziende agricole? “L’organizzazione è migliorata molto in questi anni e le aziende sono cresciute. Faccio una sola richiesta agli agricoltori: quando hanno dei problemi, devono andare nelle sedi di zona a parlarne. Così da poterli evidenziare nei luoghi istituzionali di competenza, interni ed esterni alla Cia, per trovare delle soluzioni. Le battaglie bisogna farle insieme e non ognuno per conto proprio”.
c.s.