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Se la fiera parla già con i segni

Gli Oscar hanno premiato un film sui sordomuti. L’evento albese è stato precursore con un totem tra gli stand. L’assessore Bolla: «Rapportiamoci senza imbarazzi»

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La recente “notte degli Oscar” ha acceso i riflettori a livello internazionale sul mondo dei sordi, che sono stati i protagonisti del film più premiato, ovvero “Coda – I segni del cuore” di Sian Heder. La città di Alba, pure su questo aspetto, ha mostrato in tempi non sospetti di avere una sensibilità particolare. Lo ha fatto, in particolare, nell’ultima edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco che, attraverso l’installazione di un apposito totem (vedi articolo a fianco), è stata resa accessibile anche alle persone che hanno problemi legati all’udito e alla parola. Ne abbiamo parlato con l’assessore comunale a Turismo e Città Creative Unesco Emanuele Bolla, da sempre vicino alla comunità locale dei sordi e alle loro esigenze.

Assessora Bolla, com’è nato il progetto di inclusività legato alla Fiera del Tartufo?
«Il progetto di accessibilità della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba per la comunità sorda è stato sviluppato con l’obiettivo di rendere sempre più fruibili e inclusivi le grandi manifestazioni e gli eventi cittadini. Quella dei segni è una lingua a tutti gli effetti e, per una comunità aperta all’internazionalità co­me la nostra, è necessario prestare un’attenzione particolare anche nei confronti di questo pubblico».

Come è stata accolta questa iniziativa?

«Molto bene, sia dai turisti sordi che da quelli udenti. Sono state apprezzate la sensibilità della nostra città e la capacità di rendere accessibile – in modo semplice e intuitivo – la Fiera, anche grazie alla collaborazione con un’istituzione prestigiosa come l’Ente Nazionale Sordi. Il totem che abbiamo realizzato in sinergia con la Fiera del Tartufo è diventato un simbolo di apertura, di sensibilità e di consapevolezza dell’importanza di parlare con rispetto alla co­munità sorda».

Lei segue con attenzione co­stante la comunità locale dei sordi. Quali sono le maggiori esigenze?
«La comunità sorda di Alba, così come quella nazionale in generale, ha bisogno di essere guardata con gli occhi della normalità, senza pregiudizi e senza atteggiamenti compassionevoli. La lingua dei segni, come dicevo prima, è una lingua come qualsiasi altra, semplicemente non è basata sui suoni, ma sui segni. Segni che non sono conosciuti dalla maggioranza delle persone. In sostanza, quando si ha di fronte un turista sordo che parla la lingua dei segni, è come se ci stessimo interfacciando con un visitatore giapponese o cinese. Non ci sono differenze: l’importante è vedere la persona sorda come una persona che parla un’altra lingua. Con questo approccio, tutto si semplifica notevolmente».

Lei ha già imparato la lingua dei segni?
«Non ancora, è una lingua non semplice. Ma ho avuto modo di imparare che per parlare con un sordo, prima di tutto, è sufficiente essere disponibili a interpretare con i segni le parole, a esprimere i concetti con la gestualità. Insomma, bisogna essere aperti e rapportarsi con i sordi con serenità e senza imbarazzi».

Dopo il progetto legato alla Fie­ra del Tartufo, l’Ammini­stra­zione Comunale ha in agenda altre iniziative di inclusività?
«Stiamo lavorando per rendere la città e la sua offerta turistica sempre più accessibili, in un percorso di miglioramento continuo. Non è facile, ma ce ne stiamo occupando, anche grazie all’impegno dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, del Con­sorzio Socio-Assi­sten­zia­le Alba, Langhe, Roero e del­l’Assessorato Comunale alle Politiche Sociali coordinato dall’assessore Elisa Bo­schiazzo».