L’agriturismo continua a rappresentare un tassello fondamentale nel modello di diversificazione e di sviluppo dell’attività agricola. Lo dice il Rapporto Agriturismo 2021 dell’Ente pubblico ed economico Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). Infatti, pur dovendo fare i conti soprattutto con un 2020 molto difficile, il settore, insieme agli altri servizi rurali di supporto, nel nostro Paese costituisce sempre il 20% del valore complessivo della produzione agricola.
Nel 2020 l’offerta agrituristica italiana, come tutti gli altri comparti economico-produttivi, ha affrontato una durissima crisi di liquidità a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid. Il settore, con il blocco delle frontiere che ha drasticamente frenato i flussi di visitatori dall’estero, a livello nazionale ha perso più di 750 milioni di euro su base annua, con un importo della fatturazione dimezzato: nel 2019 era di 1,56 miliardi di euro. Rallentando, così, bruscamente, la crescita ininterrotta degli ultimi anni.
Il 2021, invece, seppure ancora condizionato dalle incertezze legate alla presenza del coronavirus, ha visto il 70% degli agriturismi registrare dei piccoli segnali di ripresa. Ci sono state vacanze dell’ultimo minuto, ma non quelle “mordi e fuggi”. Per l’81% delle aziende le prenotazioni straniere sono state fatte con un anticipo inferiore o uguale a un mese dall’arrivo nella struttura. Un dato che sale al 92% nel caso degli ospiti italiani.
“Il settore – dicono alla Cia nazionale e alla Cia Cuneo – ha saputo adeguarsi, individuando strumenti e proposte più in linea con le nuove abitudini di consumo e, nonostante una crisi di liquidità senza precedenti, nel 2021 ha mantenuto inalterato il suo tessuto imprenditoriale. Le aziende agrituristiche hanno dimostrato capacità di adattamento, restando sul mercato grazie alla prevalenza dell’attività agricola, con la trasformazione e la vendita diretta dei prodotti. Individuando, però, soluzioni innovative e sperimentando nuove proposte di ospitalità e servizi”.
La situazione nella “Granda”
Qual è la situazione in provincia di Cuneo? Lo abbiamo chiesto a Fabio Palladino titolare, con la moglie Anna Garneri, dell’azienda agricola e turistica di pernottamento “CasaMatilda”. Una struttura sulla collina che guarda il centro cittadino di Dogliani, in borgata Pamparato, dove la natura esplode nella sua miriade di incantevoli sfaccettature.
Dice Palladino: “Sono stati due anni molto difficili dal punto di vista agrituristico, che rispecchiano i dati a livello italiano. Nel 2020 ci hanno fatto chiudere da metà marzo a metà maggio e a novembre. Rispetto al 2019 abbiamo perso almeno un 35% del fatturato. Nel 2021 siamo stati obbligati a chiudere di nuovo nei mesi primaverili. Ma il calo di fatturato è stato più contenuto: attorno al 15-20%”.
La situazione ha comportato anche la modifica dell’offerta ricettiva? “Sicuramente, nei limiti del possibile, gli agriturismi hanno adeguato le loro proposte alle nuove condizioni dovute all’emergenza Covid. Con l’obiettivo, nei periodi di apertura, di migliorare sempre di più il soggiorno dei turisti. Gli investimenti sono stati proporzionali alle dimensioni di ogni struttura”.
Nel vostro caso? “Oltre a quanto offrivamo già – aree relax, il parco giochi per i bambini, la piscina, il ping-pong, il calciobalilla, la terrazza panoramica che guarda il Monviso e le Langhe – abbiamo aggiunto uno spazio benessere con la sauna. In un’ottica di rilancio del periodo primaverile. Continuando a pensare in positivo, ci siamo detti: in quei mesi siamo stati chiusi nel 2020 e nel 2021, ma nonostante il calo di fatturato dobbiamo farci trovare preparati per quando ripartiremo. E il 2022 ci sta dando ragione”.
Cioè? “Potendo rimanere aperti abbiamo già le prenotazioni per i mesi estivi: e questo è il segnale di una ripresa concreta. Le prospettive sono buone. Aggiungo una considerazione: prima del periodo Covid 2020-2021 i turisti, soprattutto nelle Langhe, erano per la maggior parte stranieri. Poi, durante i due anni di emergenza sanitaria non sono arrivati. Invece, il turista italiano poteva viaggiare solo nel nostro Paese ed ha scoperto lo splendido territorio della provincia di Cuneo, con la bellezza dei paesaggi, le tradizioni, la cultura, i prodotti agricoli di qualità. E adesso le prenotazioni sono anche di tanti italiani: molti di più rispetto al passato”.
Dunque tutto bene, ma con due incognite? “Per quanto riguarda il Covid speriamo di averne superato la fase più critica. Rimane il problema di questa “brutta” guerra e dei rincari preoccupanti delle materie prime e dell’energia, che stanno mettendo in crisi soprattutto gli agriturismi più piccoli”.
c.s.