Bra Bra, si parte «non è soltanto una gara di bici»

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Sandro Stevan è il presidente del Comitato organizzatore della Bra Bra Fenix Langhe Monferrato Roero. Braidese, classe 1966, e titolare di un’agenzia immobiliare. La granfondo ciclistica braidese visse la sua prima edizione il 28 giugno del 1992 (allora il presidente del Comitato organizzatore era Gian Massimo Vuerich): 560 iscritti, vinse Michele Pepino.

Da dove parte la volontà e la voglia di mettere su una granfondo come la Bra Bra?
«Parte dalla passione irrefrenabile che ho coltivato, nel corso degli anni, per la bicicletta. Prima come praticante e poi come organizzatore. Cogliendo, soprattutto, l’invito che l’allora sindaco di Bra, Camillo Scimone, mi fece nel 2004, ossia di gestire la manifestazione e organizzarla al meglio. Creando un nuovo gruppo di lavoro e cercando di dare un’impronta moderna, a piccoli passi abbiamo messo in campo tanto lavoro che ci ha visti raccogliere dei bellissimi frutti. E per questo ringrazio il mio staff: sono insostituibili. La mia prima Bra Bra da organizzatore fu quella del 2006. Fu un lavoro di prospettiva e di grande attesa, ma fummo ripagati alla grande. Raggiungendo il record delle 1.000 adesioni. Dal 2007 in poi siamo passati a 1700 ed è stato sempre un crescendo verso il tetto dei 2.000 iscritti, con il passaggio da Bra città a frazione Pollenzo come quartier generale, abbiamo toccato i 2.400 e 2.500 iscritti. Il borgo pollentino è stato individuato come partenza e arrivo della kermesse, non solo per la sua bellezza storica e artistica, ma anche come sede congeniale. La cittadina viene interamente chiusa, dedicandola esclusivamente ai ciclisti nella due giorni di gara, ovviamente con tutte le tutele e gli accessi per i residenti. L’edizione 28 è stata recuperata nel settembre scorso perché nel 2020, causa pandemia, decidemmo di rinviarla».

Si intravede soddisfazione nei suoi occhi.
«La soddisfazione è enorme e sono tante quelle che ho avuto la fortuna di vivere in questi anni. Vedere trasformate in realtà le mie attese, il mio lavoro insieme a quello del Comitato organizzatore – anche le difficoltà che, vi posso assicurare, sono tante – è un qualcosa di unico. Assistere alla partenza e vedere tutti quei ciclisti in sella che mi sfilano davanti, ripaga di tutti gli sforzi».

La Bra Bra è diventata un biglietto da visita sportivo ed enogastronomico?
«Direi di sì. Non è più vista come una gara in bici, ma come un evento a 360 gradi. Un’esperienza direi. Tocca l’ambito paesaggistico, culinario, culturale, ciclistico. Anno dopo anno, cerchiamo di dare un’offerta di alto livello. La sinergia con i Comuni interessati dalla gara e con i territori, è importante e fondamentale».

Qual è la ricetta?
«Due ingredienti, passione e responsabilità. Sono il vero motore. Coniugano il significato della Bra Bra: occorrono tanta passione e un alto senso di responsabilità verso i corridori, gli altri organizzatori, amministrazioni, sponsor e partner».

Ci da due numeri?
«Siamo a oltre 1.300 iscritti, puntando a quota 1.500. Magari sforandola, proprio il giorno della gara, se il meteo sarà dalla nostra parte».

Nel 2023 sarà una 30esima edizione in grande stile?
«Sarà una sfida nella sfida. Abbiamo già in mente delle idee, sarà un’edizione speciale e faremo di tutto perché sia storica e indimenticabile. Il lunedì dopo la 29esima, penseremo alla numero 30!».

Bra Bra che accosta, anche, “Langhe Monferrato Roero” nel nome.
«Vogliamo dare il giusto risalto al nostro territorio e al territorio toccato dalla kermesse e, di comune accordo con l’Atl, abbiamo rafforzato il nome identificativo della gara. Lavoriamo per far sì che, le nostre terre assumano sempre più maggiore importanza. Anche attraverso lo sport».

Bra può essere definita come una città di riferimento per il ciclismo?
«Bra ha una lunghissima storia nel mondo del ciclismo, amatoriale e professionistico. Vanta un Museo della Bicicletta (in corso Monviso e curato da Luciano Cravero), vanta un professionista che ha calcato le strade negli anni Sessanta e parlo di Matteo Cravero, ha ospitato il Giro d’Italia nel 1994 con la tappa Lavagna- Bra e nel 1999 con la Bra- Borgo San Dalmazzo. Ha ospitato, anche, il ritiro della Nazionale Italiana. Bra e ciclismo sono un binomio che funziona. Poi c’è la Bra Bra, che venne organizzata quasi per caso e per festeggiare la pista ciclabile che fu inaugurata nel 1992 nella zona degli impianti sportivi attigui al Santuario della Madonna dei Fiori. Adesso è una realtà di tutto rispetto. Chissà che non ci siano nuovi sviluppi in futuro, tra la città di Bra e il ciclismo».