irmato da Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, due nomi non noti al gran- de pubblico ma che garantiscono una pellicola capace di oltrepassare la soglia del ben realizzato racconto, accompagnando lo spettattore verso due prospettive: quella di una madre e di una figlia.
Memory Box tratteggia le vicende di Alex, ragazza adolescente, che si appresta a festeggiare la vigilia di Natale con Maia, una madre single che vive a Montréal, in Quebec e la nonna. Prima che la serata abbia inizio, un corriere consegna uno sca- tolone che proviene da Beirut, in Libano, luogo da cui la famiglia di Maia era emi- grata decenni prima. Nel misterioso pacco contenente quaderni, cassette, foto e molte altre cose, Maia riconosce oggetti che ha inviato durante gli anni ’80 alla sua migliore amica. La loro corrispondenza è durata anni, precisamente dai 13 ai 18 anni di Maia, quando viveva a Beirut, mentre la sua amica allo scoppio della guerra civile si era rifugiata a Parigi. Maia non vuole guardare né toccare quelle cose, vor- rebbe tenere la scatola chiusa per non dover affrontare il suo passato, al contrario di Alex che segretamente si immerge nei ricordi di sua madre, scoprendo molto di più sull’adolescenza del genitore, fatta di momenti tragici dovuti alla guerra e di segreti ben custoditi.
Fra il Canada di oggi e la nostalgia struggente per la Beirut in guerra degli anni ’80, Memory Box apre la scatola dei ricordi di una donna dalla vita sospesa in un limbo di mera sopravvivenza materiale, presa per mano dalla giovane figlia che vuole guardare nel suo passato, per conoscere veramente la madre con cui vive ogni giorno. Per poterla fotografare, con lo smartphone che ha sempre in mano come
ogni adolescente, vedendola finalmente, per una volta, veramente felice.