Cosa significa rappresentare l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour, ovvero uno dei luoghi simbolo, in Italia e nel mondo, per quanto riguarda la promozione del vino legata alla storia e alla cultura? E quali sono le prospettive? Lo abbiamo chiesto al cortemiliese Roberto Bodrito, da poco confermato presidente di questa importante realtà territoriale.
Bodrito, più soddisfazione o responsabilità dopo la conferma a presidente?
«Entrambe! Sicuramente tanta soddisfazione: essere riconfermati significa che è stato apprezzato il lavoro svolto dalla mia squadra e, a questo proposito, ringrazio in particolare le Amministrazioni di Alba e Grinzane, l’Aca e il Consiglio dell’Enoteca… E poi significa anche tanta responsabilità, perché quella di Grinzane Cavour è una delle enoteche più importanti d’Italia, oltre che un punto di riferimento – a livello locale – di un ampio territorio; un territorio, peraltro, davvero speciale».
Come viene percepita l’Enoteca dai visitatori?
«È ormai una meta fissa per tutti coloro i quali visitano Langhe e Roero. E non penso solo ai turisti stranieri, ma anche ai visitatori italiani, quelli di “prossimità”, che sono aumentati in maniera esponenziale dopo lo scoppio della pandemia».
E cosa trova qui il turista?
«Un luogo da vivere e scoprire, lasciandosi guidare da una segnaletica facilmente comprensibile, che peraltro abbiamo provveduto ad ammodernare di recente, approfittando della chiusura imposta dal lockdown. Ma non è tutto…».
Prego, prosegua.
«Questo luogo regala serenità. Ecco, è questa la sensazione che immagino provi ogni turista che ci fa visita. Ogni scorcio è emozione, bellezza. Del resto, al castello, viene prestata la massima attenzione anche al più piccolo dei dettagli».
Ci accompagni in una visita “virtuale”.
«C’è l’imbarazzo della scelta. Il castello regala una sorpresa dopo l’altra, a partire dal museo dedicato al conte Camillo Benso di Cavour fino ad arrivare alle degustazioni guidate. E poi, prima o dopo la visita al maniero, c’è un paesaggio unico in cui immergersi. Lo si può ammirare nella sua totalità, a 360 gradi, camminando lungo il perimetro della struttura oppure passeggiando nell’emozionante museo In Vigna, un’esperienza immersiva unica che consente di scoprire tutto ciò che sta dietro a un calice dei nostri vini. E presto ci sarà una possibilità in più – sempre perfettamente integrata con la natura – per ammirare il paesaggio che ci circonda, ovvero il belvedere, un’altra opera firmata Fondazione Crc».
Cosa rappresenta questa realtà per il territorio?
«Come dicevo, un punto di riferimento, per la sua storia, la sua cultura, per il valore dei vitigni che la circondano – dal 2014 tutelati come patrimonio dell’umanità Unesco. Non è un caso che tante realtà locali – sia pubbliche che private – decidano di organizzare qui i loro eventi di punta. Ne siamo orgogliosi e lavoriamo perché si possano moltiplicare queste occasioni».
Una vetrina per Langhe e Roero.
«I prodotti enogastronomici proposti ai turisti durante la loro visita al castello lo dimostrano. Seppure le punte di diamante siano vini e tartufi, qui trovano spazio anche altre eccellenze, come le nocciole o il miele. Io stesso, presidente proveniente dall’Alta Langa, credo di essere un esempio del rapporto che lega il castello al resto del territorio».
Come si alimenta questo legame?
«Rafforzando le sinergie già attive e creandone di nuove. Cito, ad esempio, le collaborazioni con l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. E, aggiungo, quelle che permettono l’organizzazione dell’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba e, da poco, di Barolo en Primeur, un’altra iniziativa benefica che sta facendo il giro del globo. Insomma, bisogna far crescere le collaborazioni. Si tratta di un obiettivo assolutamente alla portata, visto che questo territorio ha nel proprio Dna la capacità di stringere alleanze efficaci».
Il vino è un ottimo strumento per stringere nuove partnership.
«Il merito è dei nostri vignaioli, attuali e di quelli che li hanno preceduti. Hanno saputo prima dar vita a prodotti di qualità elevatissima e poi promuoverli al meglio».
Che prospettive immagina per il mondo del vino?
«I nostri vini hanno già raggiunto risultati grandissimi, ma ci sono ancora possibilità di crescita. Sa perché? Le nuove generazioni di vignaioli hanno compreso il valore di quanto fatto dai loro predecessori e stanno proseguendo nella direzione giusta, ossia ricercando la qualità, puntando sulla promozione e raccontando il territorio. E le persone interessate a scoprire questo mondo, i cosiddetti wine lovers, sono sempre di più».
Il futuro dell’Enoteca?
«La vedo sempre più come simbolo di Langhe e Roero. Un simbolo vivo e dinamico, capace di mettere in circolo nuove idee. In questo senso, immagino il castello come un luogo dove si riuniscano sempre più spesso pensatori, imprenditori, innovatori. Qui, insomma, vogliamo contribuire a costruire il futuro».