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«Da queste parti l’amore scocca sempre in cucina»

Liz Boulter, giornalista del The Guardian, racconta la sua passione per Langhe e Roero

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Nuova tappa in Gran Breta­gna per il nostro viaggio al­l’estero. Pro­­­­­­­tagonista di questa puntata è l’inglese Liz Boulter, nota firma del The Guardian, vincitrice del Premio Gior­na­listico del Roero 2020.

Liz Boulter, quali sono le sue considerazioni su Langhe, Roero e Monferrato?
«Si tratta di una zona molto bella. Questo soprattutto grazie alle colline e alle piccole cittadine che la caratterizzano. E poi non ci sono troppe strade trafficate… È un aspetto importante per la qualità di vita delle persone».

Altri aspetti che l’hanno colpita in positivo?
«Ho apprezzato parecchio il fatto che il vino e l’agricoltura costituiscano vere e proprie aziende. Aziende molto im­portanti in cam­po economico e sociale, che svolgono queste attività con fi­nalità che vanno oltre la sfe­ra turistica, come in­vece av­viene in altre aree del mon­do».

A livello internazionale ci so­no altre regioni che le ricordano questa zona?

«Le colline di Langhe, Roero e Monferrato sono differenti da qualsiasi altro luogo in cui so­no stata, ad eccezione forse del­l’area del Nord del Porto­gal­lo, nell’entroterra di Por­to».

Come valuta l’accoglienza ricevuta tra le colline del vino piemontesi?

«Ho alloggiato in un bed&­break­­­fast di Govone: era una struttura eccellente, con splen­­­didi giardini e colazioni mol­to ricche».

Vini, tartufi e altre eccellenze ga­stronomiche: quale prodotto si presta meglio a essere raccontato?
«Per i tanti che li amano – e tra questi c’è sicuramente anche mio marito – i tartufi sono prodotti assolutamente speciali».

Ma…
«Hanno un sapore particolare – che deve piacere – e poi il loro costo non è per nulla banale…».

Su quale altro prodotto puntare per raccontare il territorio ai turisti?
«Credo che potrebbero nascere storie di interesse raccontando la bagna càuda, la pasta fatta a mano oppure la carne piemontese…».

Ci sono altri luoghi, in Italia, a cui è legata?

«Ho visitato molti luoghi del Sud Italia: amo la Sicilia, ma anche regioni – meno conosciute a livello internazionale – come la Basilicata e il Molise».

In generale, qual è l’aspetto più positivo che vorrebbe sottolineare relativamente alle sue esperienze di viaggio italiane?

«L’aspetto migliore dell’Italia, a mio avviso, è rappresentato dalle persone. Dagli agricoltori ai proprietari di strutture ricettive fino ai produttori di eccellenze enogastronomiche, ho incontrato tante persone stimolanti e appassionate che desiderano rendere il mondo un posto migliore».

L’aspetto negativo, invece?
«Alcuni turisti stranieri po­trebbero essere scoraggiati a ritornare in Italia dal fatto che in alcuni dei luoghi turistici più piccoli si parla poco inglese. Ciò è un aspetto importante non solo per l’accoglienza dei visitatori britannici, ma in generale per la maggior parte dei turisti provenienti dall’estero, sia che provengano dalla Svezia, dal Sud America oppure dal Giappone…».

Il turismo è chiamato anche ad affrontare sfide globali par­ticolarmente complesse. Dai mu­tamenti del clima alla pan­demia passando per la guer­ra in Ucraina. Quali sa­ranno gli effetti su questo settore?

«Purtroppo nessuno è davvero in grado di prevedere come si concluderanno queste vi­cende. Non resta che viverle mettendo al centro le persone, il pianeta, la sostenibilità».

In quest’ottica, il comparto turistico su cosa può fare le­va? Le collaborazioni internazionali sono un’opportunità?
«Sì, sicuramente, soprattutto guardando ai nostri due Paesi: Inghilterra e Italia. Molti inglesi, infatti, amano l’Italia. Sa perché? La risposta è semplice: sono rimasti colpiti dal cibo! L’amore per il vostro Paese inizia sempre così…».