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«L’allenamento del cervello contro la demenza»

Per il 2023 è in arrivo una cura con gli anticorpi monoclonali: «Si mangiano il betamiloide che disattiva i neuroni nella prima fase della malattia»

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Il cervello, tanto fondamentale quanto misterioso. Giovanni Asteg­giano, socio del Rotary Club di Alba, specialista in neurologia e neuropsichiatria infantile, membro della Società Italiana Neurogeria­tria e direttore del centro di riabilitazione di Alba, lo conosce bene e ne ha raccontato funzioni e curiosità in un incontro, martedì scorso, durante la serata conviviale rotariana a Ca’ del Lupo, Montelupo Albese.

Incontro dal titolo significativo: “Il cervello questo (s)conosciuto. Dal movimento al pensiero fino all’arte”. Partendo da un concetto: la nostra mente è qualcosa di materiale che nasce dalle reazioni biochimiche e bioelettriche dei 150 miliardi di neuroni che la compongono. «La prova arriva dalla risonanza magnetica funzionale che mostra queste attività -spiega Asteggiano -. La mente registra tutte le nostre attività ma anche i pensieri. Il cervello produce razionalità ed emozioni, logica e sentimenti. Grazie alla realtà esterna che viene percepita attraverso i sensori dell’organismo (vista udito, olfatto) oppure attraverso la cute e l’epidermide. Il sistema nervoso centrale trasferisce le informazioni al cervello. Come fosse un computer, con la differenza fondamentale che il nostro cervello sceglie le informazioni da immagazzinare».

L’autismo è provocato da un cattivo funzionamento del sistema di immagazzinamento e percezione delle esperienze da parte del cervello. Problemi di ordine biochimico alterano le percezioni, rendendole dolorose e sgradevoli e determinano una chiusura ed un isolamento. «Nel caso più grave – dice il professore -, l’autismo cosiddetto a conchiglia, il bambino non parla e non ha nessun contatto con il mondo esterno. Esistono poi forme più lievi di autismo, cosiddetto a rete, dove il malato ha qualche percezione della realtà ma si crea un mondo distorto dentro di lui». Nell’incontro del Rotary, Asteggiano ha poi affrontato il tema dell’intelligenza emotiva, dalla base neurofisiologica, studiata dalla neuropsicofisiologia, che ha messo fine alla dicotomia intelligenza /emozioni che ha informato, a partire da Aristotele e da Epicuro, tutta la nostra storia culturale. Le emozioni infatti dettano il nostro modo di vedere le cose, le esperienze di vita, danno l’imprinting al nostro Rna, l’acidoribonucleico, la sostanza che fa da mediatore tra il nostro corredo cromosomico genetico e le nostre sensazioni, determinando una riserva cognitiva grazie alla plasticità cerebrale.

In conclusione Asteggiano ha affrontato il tema dell’Alzhei­mer, una delle malattie più terribili del nostro tempo. Provocata da una sostanza il betamiloide che si annida tra i neuroni e li disattiva. È fondamentale la prevenzione: aumentare la materia cognitiva in qualche modo preserva dalla demenza. È fondamentale leggere molto, ma anche fare la settimana enigmistica. Guardare film e incontrare persone. «L’importante è allenare la mente», dice A­steggiano.

Quello della demenza, o comunque di tutte le malattie degenerative che portano a perdere il controllo della propria mente, rappresenta un tema di grande attualità, con una serie di problematiche connesse che hanno risvolti anche sociali sempre più importanti. In un contesto in cui si deve essere sempre più connessi e informati, è dura restare indietro.

Ma nel 2023 arriverà una cura in cui si ripongono molte speranze: anticorpi monoclonali che si mangiano il betamiloide. Andrà presa ai primi sintomi, quando la malattia è ancora all’esordio.