Ha superato i novant’anni la scorsa settimana, riportando su se stesso un po’ di quella luce scintillante che ha accompagnato le sue creazioni stilistiche nel corso di una carriera straordinaria. Un nome, un brand: Valentino. Nella vita, Valentino Garavani nato a Voghera, la città lombarda al confine con il Piemonte resa celebre dalle “casalinghe di Voghera”, citate puntualmente per rappresentare uno stereotipo di saggezza popolare.
Sembra quasi un paradosso che il percorso glamour di Valentino sia partito proprio da qui, ma in fondo il comun denominatore è quello della centralità della donna.
Le cronache raccontano che fin da piccolo Valentino fosse ossessionato dalla perfezione formale: dava consigli di look ai genitori, faceva attenzione agli abbinamenti di colori e di linee. La mamma gli concesse, a 18 anni, di andare “a bottega” a Parigi. Fu il primo passo nel mondo della moda, che già ammirava. Al tempo stesso ambiva a entrare in quella elite economica e sociale che da sempre in qualche modo governa le sorti del mondo.
È poi negli anni Cinquanta che inizia a lavorare, da Jeans Dessés, dove impara molte regole di quel mondo, tecniche e non solo. Si tiene a distanza dagli eccessi, dai rischi tipici di certi ambienti che spesso rappresentano il rovescio della medaglia.
Se c’è qualcosa cha ha imparato dalle aristocrazie che frequenta in quegli anni, è l’esigenza di continuare a volare alto, di non abbassare mai il livello. Più brutalmente: guai a mescolarsi alle vicende del popolo, altrimenti l’alone di mistero che accompagna il suo lavoro si dissolve. E, al tempo stesso, mai mostrarsi irraggiungibile e troppo esclusivo, perché altrimenti non c’è più entusiasmo.
In Francia conquista tutti e conosce un successo clamoroso e crescente. Quando rientra in Italia, a Roma, le cose non vanno subito benissimo. Valentino allora trova nel partner Giancarlo Giammetti, architetto, la persona giusta a cui affidare anche la parte contabile del lavoro. Una mossa decisiva che prelude all’approdo newyorkese, passaggio fondamentale verso un definitivo e prestigioso successo. Conosce subito personaggi che diventano clienti: l’attrice Elizabeth Taylor, per esempio, oppure Jackie Kennedy con la quale stringe un’amicizia riservata ma solida.
Coltiva più o meno inconsapevolmente l’aurea di mistero che lo accompagna. Non appare quasi mai, concede pochissime interviste. Il cinema hollywoodiano ritrova nelle sue creazioni uno stile formale che tende alla perfezione e che da sempre ne ha caratterizzato le scelte dei costumi e delle tendenze. Così le sue sfilate sono sempre affollatissime e le residenze che sceglie diventano leggendarie: una villa sull’Appia Antica a Roma che, proprio nei giorni scorsi, ha accolto la festa – ovviamente all’insegna dell’eleganza raffinata – per i suoi 90 anni; oppure il Castello di Wideville vicino a Parigi, con un grande parco; oppure il palazzo ottocentesco di Holland Park a Londra e l’attico spettacolare a Park Avenue a New York. E poi uno yacht bellissimo contraddistinto dalle iniziali MT, che stanno per Mauro e Teresa, i nomi dei genitori.
Ma il racconto della sua vita privata rimane nascosto. I dettagli non escono mai, mentre i protagonisti del glamour scelgono i suoi vestiti per mettersi in mostra. Affianca alla linea femminile anche quella maschile inizialmente chiamata “Oli-ver”, dal nome del suo cane più amato, un carlino. Sconfina anche fuori dall’abbigliamento. Il suo brand appare su profumi, gioielli, cosmetica, orologi e perfino piastrelle. Colleziona copertine importanti, diventa Cavaliere del lavoro e ottiene la Legion d’Onore. Adorato dalle principesse, coccolato dalle dive, ama gli americani (ricambiato) pur riconoscendone i limiti. Ha creatività ma anche il senso pratico che funziona sul piano commerciale. Tutto condensato in un colore, il rosso vibrante del suo logo, elegante ma sanguigno.