Dirigente d’industria e senatore della Repubblica, per Giorgio Maria Bergesio è naturale avere una visione ampia su un territorio che conosce bene come quello del Fossanese.
Senatore, quali sono i punti di forza di questo territorio?
«Stategicità e centralità. Come sappiamo, il Cuneese è per un terzo montagna, un terzo collina e un terzo pianura. Rappresenta una straordinaria biodiversità e vanta microimprese che lavorano e curano il territorio. Siamo una provincia con quasi 19 miliardi di pil annuo e un export altissimo, supera i 6 miliardi di euro».
Qual è il progetto che va assolutamente realizzato?
«La centralità di Fossano ha bisogno di un adeguato rinforzo infrastrutturale: la carreggiata sud della tangenziale, lato Fossano, dovrà essere finita entro il 2023, la carreggiata nord entro il 2024/25, termine posticipato per l’aumento dei costi delle materie prime. Nell’ultimo decreto aiuti c’è la possibilità di implementare gli appalti per opere pubbliche di un 20% coprendo in buona parte gli aumenti. La sola filiera del catrame ha praticamente raddoppiato i prezzi, quindi si capisce quale sia la situazione. Un altro aspetto riguarda il potenziamento delle linee ferroviarie con Cuneo e con Torino, per rendere più accessibile il territorio a imprese e famiglie. Le potenzialità dell’agroalimentare sono fortissime. Pensiamo a Maina, Balocco, alla stesso gruppo Colussi oppure alla logistica, molto solida, che può incidere in questo senso. C’è poi un aeroporto, a Levaldigi, che va mantenuto e potenziato, è strategico. Abbiamo industrie in altri settori che hanno creato negli anni un meccanismo virtuoso. Vero che la Michelin ha chiuso, ma oggi nel Cuneese ci sono oltre 2.500 dipendenti. Da questo punto di vista il territorio ha già potenzialità da esprimere. Per il collegamento Asti-Cuneo e per la città di Fossano, forse aiuterebbe anche un casello a Tagliata di Fossano, più vicino di Bene Vagienna. Penso anche alle due importanti caserme di Alpini e Artiglieria che oggi contano quasi 900 presenze effettive (c’è anche un progetto di unificazione della parte amministrativa). Hanno sostituito le scuole Carabinieri che per anni hanno incrementato l’economia del territorio».
Guardando al futuro, quindi, può dirsi fiducioso?
«Molto fiducioso: il vero problema è che dopo la pandemia, con la fine del 2021, era ripartito tutto il settore agroalimentare e dell’industria dolciaria, oggi l’aspetto della guerra limita certi paesi nell’export ma consente di poter lavorare. Il problema vero è l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e tutta la gestione dei servizi, la logistica che se non hai infrastrutture adeguate costa ancora di più. Quell’isolamento che ci ha fatto crescere nel tempo, oggi ci penalizza. Quindi: autostrada e tangenziale, altri investimenti si vedranno a breve. Fossano ha anche scuole importanti e l’Itis con 2.000 studenti più i 600 dell’Istituto Ancina e i 100 dell’Agraria di Cussanio, un volano virtuoso per quella manodopera qualificata sempre più importante per le aziende».
Cosa deve fare adesso la politica?
«Di misure importanti ne abbiamo già messe a punto nei provvedimenti su pandemia e guerra, con uno spazio previsto per azioni locali. Parliamo di 235 miliardi di cui una parte va ai comuni. Una misura ad hoc resta la variante di Demonte: manca solo il parere della commissione europea al Ministero dell’Ambiente. Penso anche alla strada statale 28, alla Asti-Cuneo, insomma una serie di opere già finanziate, per le quali la legge delega sugli appalti avrà un ruolo importante».