Importante novità nelle aree della provincia di Cuneo al confine con la Francia. Nei giorni scorsi, infatti, si è svolto il primo servizio di pattugliamento congiunto in territorio italiano tra i Carabinieri del Comando Provinciale di Cuneo e il personale della Gendarmeria Nazionale Francese. L’area individuata per lo svolgimento di questo particolare progetto – assolutamente inedito per il Piemonte – è stata quella del comune di Argentera. All’avvio del servizio – partito ufficialmente nella frazione Bersezio – ha partecipato anche il comandante provinciale dei Carabinieri di Cuneo, Giuseppe Carubia. Il colonnello, alla guida dei Carabinieri della Granda dal settembre del 2021, ha presentato il servizio ai rappresentanti dei Comuni e dell’Unione Montana della zona, illustrandone caratteristiche e finalità. IDEA ha approfondito il tema intervistando il Comandante stesso.
Colonnello Carubia, partiamo dall’inizio: com’è nata l’idea del servizio congiunto?
«Questa iniziativa si inquadra nell’ambito dell’Accordo di Lione, risalente al 2012, che prevede proprio la possibilità di costituire pattuglie congiunte tra le Forze di Polizia italiane e quelle francesi».
In quali contesti possono operare tali pattuglie?
«Nel settore dell’ordine pubblico e della sicurezza, oltre che della prevenzione e della repressione dei reati».
Uno spettro piuttosto ampio.
«Sì. Di fatto, questo servizio va a completare un primo programma di cooperazione bilaterale – introdotto nel 1997 con l’Accordo di Chambery – che prevedeva già attività congiunte, ma solo nell’ambito della Polizia di frontiera e delle dogane, con il coinvolgimento quasi esclusivo di Polizia di Stato e Guardia di Finanza».
Con il successivo Accordo di Lione cos’è cambiato?
«È stato ampliato lo spettro entro il quale si possono svolgere attività congiunte e sono state gettate le basi per definire un protocollo operativo tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno italiano e la Direzione della Cooperazione Internazionale del Ministero dell’Interno francese. Questo protocollo – poi siglato il 13 novembre 2019 – consente, appunto, di svolgere servizi con pattuglie congiunte nelle aree che, per la provincia di Cuneo, riguardano le zone di confine con la Francia».
Finora come sono stati i rapporti con le Forze dell’Ordine transalpine?
«La nostra collaborazione con la Francia e con gli altri Paesi europei è ormai consolidata e avviene attraverso l’Europol (l’agenzia dell’Unione Europea finalizzata alla lotta al crimine nel territorio degli Stati membri dell’Ue) ma anche mediante altri canali di cooperazione, come l’Interpol».
Com’è strutturato il servizio realizzato assieme ai Gendarmi d’Oltralpe?
«I pattugliamenti si svolgeranno – a settimane alterne – una volta in territorio francese e una in territorio italiano. Il primo si è svolto in Francia, a Barcelonnette. Il secondo nel Cuneese, nel territorio di Argentera. Ogni pattuglia mista sarà composta da due Carabinieri e da due Gendarmi, che opereranno impiegando le rispettive auto, peraltro attrezzate per raggiungere le aree più impervie. Si muoveranno anche a piedi, specie durante mercati o eventi di intrattenimento».
Quali attività sono previste?
«I compiti generali di Polizia, ovvero: prevenzione e monitoraggio del territorio e della circolazione stradale, anche attraverso l’allestimento di posti di controllo con l’obiettivo di verificare la regolarità dei documenti di circolazione e non solo. Ma la priorità è soprattutto una: desideriamo rendere ancora più effettiva la prossimità che abbiamo con l’utente, il cittadino. Vogliamo che questa squadra italo-francese possa interloquire con quei cittadini di Italia e Francia che vivono nelle aree di confine e che si muovono spesso da una parte all’altra».
Del resto, si tratta di una zona di passaggio chiave per gli spostamenti tra i due Paesi.
«Quest’area conta tanti punti di interesse, turistici e non, sia in territorio italiano che in quello francese. Con il pattugliamento integrato potremo porci nei confronti di chi vive o frequenta tali zone in modo tale da rispondere alle loro istanze con ancora maggiore efficacia. Mi riferisco soprattutto all’interpretazione delle normative: un francese che si trova in Italia potrebbe incontrare difficoltà nel comprenderle. Lo stesso potrebbe accadere a un italiano temporaneamente in Francia. Le pattuglie congiunte semplificheranno anche queste situazioni. Saremo sempre più vicini alla popolazione».
Avrete anche compiti di Polizia di frontiera?
«Chiaramente effettueremo dei controlli anche sulle persone in transito in quest’area, con riguardo pure ai loro documenti e a eventuali permessi, ma quello di Polizia di frontiera non è il nostro compito».
In che modo avete scelto i vostri militari?
«Sono stati scelti in base anche alla conoscenza della lingua francese, in modo da agevolare le comunicazioni all’interno del team e con la popolazione. La Compagnia più rappresentata nella squadra mista è quella di Borgo San Dalmazzo».
Quanto durerà il progetto?
«Almeno fino a settembre. Poi si valuterà come proseguire l’attività congiunta».