«La politica è stata tutta la sua vita»: Ricorda così Alberto Bonino il papà Guido, morto a 91 anni, ex sindaco di Cuneo e amministratore pubblico dal curriculum sterminato. «Aveva 20 anni quando cominciò la sua carriera nella Democrazia Cristiana» racconta Alberto.
Una passione che non ha coinvolto i due figli: Alberto, che oggi ha 61 anni, ha una sorella più piccola di 8 anni, Laura: «Io ho lavorato in Telecom e ora sono in pensione. Mia sorella è in banca. Non ci ha mai attirato la politica, non abbiamo mai avuto la passione di papà». Eppure Alberto da ragazzo seguiva il padre nelle campagne elettorali: «Era un modo per stare con lui, attaccavo i manifesti, portavo i volantini. E soprattutto mi guadagnavo qualcosina» ride. L’impegno del padre era tutt’altra cosa: «Lui si era votato anima e corpo alla politica» dice Alberto. Lo ha ricordato anche il parroco durante i funerali di lunedì 30 maggio quando ne ha sottolineato «l’integrità morale e la rettitudine: ha vissuto come cittadino del cielo in mezzo a noi. Ha testimoniato nella vita pubblica ciò che ha vissuto nella vita privata. Guido Bonino è stato sposato per 64 anni. Chi è fedele nel poco è fedele nel molto. L’integrità della vita morale la si vede nelle scelte personali».
Una scelta che Guido Bonino aveva fatto poco più che ragazzo: «Mia mamma Maria Pia, che oggi ha 85 anni, allora lavorava alla Singer, andava in giro per tutta Italia a presentare il nuovo modello di macchina da cucire elettrica. Un giorno era a Savigliano: mio papà andò alla presentazione, curioso di vedere questo nuovo modello perché anche lui, all’epoca, lavorava alla Singer. Conobbe mia mamma e non si lasciarono più». Una moglie che lo ha sempre sostenuto: «Assolutamente sì – dice Alberto – ma dietro le quinte, anche lei non si è mai lasciata coinvolgere. Poi aveva il suo lavoro e doveva occuparsi di noi. Papà è sempre stato molto poco a casa». Guido Bonino non aveva orari nel suo impegno politico: «Ascoltava tutti e cercava di risolvere i problemi. Quando riusciva allora era davvero soddisfatto, me lo diceva sempre» dice Alberto. Il suo essere stato un bravo politico è stato ricordato anche nell’omelia del funerale: «Il bene in politica è la più alta forma di carità cristiana. È stato un sindaco vicino ai cittadini, si è messo in ascolto. Grazie per il dono di Guido» ha detto il parroco. Lucido fino alla fine, si è occupato anche delle ultime amministrative: «Voleva sapere le novità e in molti continuavano a chiedergli consigli. Lui non si tirava mai indietro, ascoltava e dava il suo parere. Ma prima di tutto sapeva ascoltare. Un grande dono che mio papà aveva. Unito ad un’esperienza che pochi potevano vantare» ricorda il figlio.
Durante il suo mandato di sindaco è stata attivata la ferrovia Cuneo-Nizza: «Papà teneva tanto a quest’opera, sapeva che era di importanza fondamentale per il nostro territorio e si è battuto per ottenerla». Un sindaco sempre vicino alla gente: «Aveva ripristinato il carnevale dei ragazzi, a cui partecipavano tutte le parrocchie ed era molto sentito in città». Una passione grande anche per lo sport: «Per anni è stato presidente del Basket Cuneo, andavamo insieme alle partite» ricorda Alberto. E per la cucina: «Ma non per la passione di stare ai fornelli, amava andare a mangiare bene». Tanto da entrare a far parte dell’Accademia di Cucina: «Andavano nei ristoranti e davano i punteggi in base ai piatti, al servizio, alla cucina» dice il figlio.
Ma la sua grande passione, così come il suo impegno, restava la politica: «Fino all’ultimo, anche se non si riconosceva più molto negli scenari attuali. Mio padre faceva parte di una politica diversa, era più semplice, i partiti dialogavano e collaboravano tra loro». Un impegno, quello di Guido Bonino, che fu sempre ripagato dalla sua gente: «Alle elezioni per il suo secondo mandato da sindaco venne chiamato mister Preferenza da quanti voti personali aveva ottenuto, un record. E, a questo proposito, mi viene in mente un episodio che oggi chiameremmo fake news» sorride Alberto. E racconta: «Su un periodico locale uscì la notizia che erano state rubate delle schede elettorali: un presidente di seggio, con le schede in auto, aveva dato un passaggio a due sconosciute e queste avevano sottratto delle schede. Quindi, secondo il giornale, l’elezione di mio papà non era valida. La notizia fu poi smentita, ma nel frattempo il telefono di casa e il campanello non smisero di suonare per giorni. Allora non c’erano i cellulari e tanti vennero di persona a sincerarsi della notizia».