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E se avessi un figlio campione?

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Quali sono le condizioni ideali che possono consentire a un bambino di diventare un campione? È una domanda che le accademie dello sport di tutto il mondo si pongono quotidianamente e attorno alla quale ruotano studi scientifici e raccolte dati. Se già ci si potrebbe interrogare sull’etica di tali interrogativi, la questione si complica ulteriormente quando il quesito sorge all’interno della famiglia. È un segno che dimostra come il genitore sia convinto di avere in casa un potenziale campione. Ecco, allora, i nostri consigli su cosa (non) fare per tentare di crescere un campione e rischiare di causargli/le danni irreparabili.

1. Siate genitori, non allenatori
Dopo una partita, non criticate le prestazioni, non discutete su ciò che il bambino ha sbagliato e non dategli consigli su come correggersi. È il compito dell’allenatore. Se ci viene richiesta un’opinione, chiaramente, diamola; in caso contrario, limitiamoci a evidenziare gli aspetti positivi. Rimproveri e critiche aumentano la tensione attorno allo sport e, di conseguenza, il rischio di abbandono precoce. La pratica sportiva deve sempre essere considerata una scelta libera e facoltativa.
2. Siate presenti
Se da una parte non ci si deve sostituire all’allenatore, dall’altra si dovrebbe cercare di essere il più possibile presenti, nel ruolo, ovviamente, di genitori. Andate quindi a vedere le partite o le gare dei vostri figli; cercate di conoscere adeguatamente le caratteristiche dei vostri figli in modo da poter intervenire prontamente in caso di problemi o di richieste di aiuto. Inoltre, essendo lo sport metafora della vita, fate capire loro che con la vostra presenza silenziosa sarete per sempre al loro fianco.
3. No alla specializzazione precoce, lasciate sperimentare
La specializzazione precoce può causare danni atletici irreversibili. Impegnare i propri figli in un solo sport prima dell’età della scuola superiore può essere uno dei peggiori errori. Ciò, infatti, favorisce l’insorgenza di lesioni da sovraccarico che si presentano quando gli stessi movimenti sono compiuti in maniera ripetitiva senza un riposo adeguato e alle quali si è particolarmente vulnerabili durante la crescita. Inoltre, viene compromesso lo sviluppo psicomotorio globale.
4. I figli sono ciò che mangiano (e bevono)
Gli atleti hanno bisogno di un buon carburante proprio come un’auto. Se il carburante scelto non è adeguato, non “funzioneranno” correttamente. Punto. Scelte nutrizionali errate possono influire negativamente sullo sviluppo fisico dei vostri bambini e anche diminuire gli effetti di adattamento derivanti dall’allenamento e dalla pratica. L’applicazione di fattori di stress fisici (allenamenti, partite, camps) amplifica infatti ulteriormente gli effetti negativi di un’alimentazione errata.
5. Il riposo del guerriero
Il sonno è la componente più importante per lo sviluppo dei bambini ed è fondamentale per il recupero dallo stress fisico. Le 8-10 ore per notte necessarie, spesso, non sono raggiunte da bambini con obblighi scolastici impegnativi, lunghi allenamenti e impegni sociali; questo anche a causa delle nuove tecnologie che rubano ore preziose al recupero. Una mancanza di riposo può causare un drammatico calo della concentrazione mentale e dell’acuità, può ridurre il recupero dallo sforzo fisico e addirittura compromettere la crescita.

Cristiano Eirale, albese, è direttore dei Progetti Medici del Paris Saint-Germain. Ha iniziato
la sua carriera all’Inter, per poi diventare medico delle Nazionali del Qatar. Professionista
della clinica qatariota Aspetar, ha partecipato a due Mondiali con gli staff di Algeria e Costa d’Avorio. Per IDEA cura la rubrica “Gimme 5” fornendo consigli su sport e salute