Workshop di Confagricoltura, DISAFA e Fondazione Agrion a Cuneo: il ruolo chiave del gene editing

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Siamo consapevoli del cambiamento epocale che sta vivendo l’agricoltura, tra cambiamenti climatici, rincaro materie prime, aumento bollette energetiche e volontà di un’impegnativa ma fondamentale riforma verde. La sostenibilità non dev’essere soltanto ambientale ma anche economica e dev’essere legata alla ricerca: l’’innovazione è l’unica strada percorribile in risposta a questa situazione”. Così Enrico Allasia, presidente Confagricoltura Piemonte, in apertura del workshop “Tecniche di evoluzione assistita (TEA) per il miglioramento genetico delle piante agrarie”, tenutosi lunedì 27 giugno, presso lo Spazio Incontri della Fondazione CRC a Cuneo e organizzato da Confagricoltura Cuneo, dall’Unità di Genetica vegetale del DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari) dell’Università degli Studio di Torino e dalla Fondazione Agrion, con l’obiettivo di fare il punto sulle ultime novità della ricerca nel settore del miglioramento genetico avanzato delle piante. L’evento, al quale hanno partecipato in presenza e on line numerosi tecnici, operatori del settore e studenti, fa parte delle attività del progetto PROSPEcT – Nuove tecniche di miglioramento genetico per la produzione di genotipi resistenti a patogeni in specie di interesse commerciale per il settore orticolo piemontese, sostenuto dalla Fondazione CRC all’interno del bando Agroalimentare 4.0.

Dopo i saluti istituzionali da parte della Fondazione CRC, con il vicepresidente Enrico Collidà e il consigliere Michelangelo Pellegrino, il coordinatore tecnico scientifico della Fondazione Agrion Lorenzo Berra ha preso la parola per raccontare la sinergia tra Agrion e Confagricoltura nel raccogliere le esigenze della filiera per poi avviare modelli di sperimentazione. Il presidente Enrico Allasia ha aperto i lavori, moderati da Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemonte, ribadendo l’importanza e l’attualità del tema del miglioramento genetico delle piante. Sergio Lanteri, professore ordinario di genetica agraria al DISAFA, Università degli studi di Torino, partendo dall’evoluzione della produzione del mais e dai progressi ottenuti dalle conoscenze della genetica, ha illustrato le potenzialità del gene editing come tecnica innovativa per il miglioramento genetico delle piante agrarie.

“Il 40% dei raccolti mondiali va perso a causa di avversità come insetti e malattie: una percentuale altissima che non possiamo permetterci. È spreco di terreno e di fattori produttivi come acqua, fertilizzanti e forza lavoro: ben vengano quindi degli strumenti in aiuto a questa situazione”, ha spiegato Deborah Piovan, presidente della Federazione nazionale proteoleaginose di Confagricoltura, presentando le opportunità che le TEA, tecniche di evoluzione assistite, possono essere per l’agricoltura e i dettagli degli aspetti normativi in Italia.

Ad entrare nei dettagli del progetto PROSPEcT (Pathogen Resistance introduction in commercially Important HOrticultural Species in PiEdmonT) è stato il responsabile del progetto stesso, Alberto Acquadro, spiegando che lo scopo principale della ricerca è quello di aumentare la tolleranza all’infezione da parte di agenti patogeni fungini nelle specie orticole di interesse commerciale in Piemonte (patata, pomodoro e peperone). Le attività di ricerca sono state svolte con l’obiettivo di ottenere piante non suscettibili alla peronospora (patata e pomodoro) e all’oidio (peperone), sviluppando genotipi resistenti e tolleranti, con la riduzione dell’uso di sostanze chimiche. Ha preso dunque la parola Andrea Moglia, professore di genetica agraria presso DISAFA – UNITO, che ha approfondito nel dettaglio l’attività di gene editing sul pomodoro finalizzato all’ottenimento di piante tolleranti alla peronospora. Simone Monge del Servizio Tecnico Confagricoltura Cuneo ha presentato il confronto tecnico tra le “parcelle di piante trattate e quelle non trattate”. Le prove in campo sono state allestite presso quattro aziende dislocate in areali completamente diversi ovvero Saluzzo, Caraglio, Cavallermaggiore e Peveragno. Il workshop si è concluso con l’intervento di Cristiano Carli, referente del Centro Sperimentale ortaggi, fragola e piccoli frutti della Fondazione Agrion, che ha spiegato “il nostro ruolo è anche quello di fare da collettore tra i produttori e la ricerca” e che ha parlato delle emergenze fitosanitarie locali e del miglioramento genetico.

cs