Home Articoli Rivista Idea «Faccio rivivere l’arte di mia sorella e trasmetto bontà»

«Faccio rivivere l’arte di mia sorella e trasmetto bontà»

Guido Dogliani ha realizzato un’installazione nel ricordo di Silvia: «Amava sentirsi in armonia con natura e persone»

0
154

Guido Dogliani è responsabile di uno studio dentistico ad Alba. Ma qui delinea, in esclusiva per Rivista IDEA, un ricordo di sua sorella Silvia. Ovvero di un’artista indimenticabile. Lo fa focalizzando l’attenzione sui ritratti con le carte e sul progetto del castello-installazione. Entriamo nel dettaglio.

Dottor Dogliani, ci parli di Silvia.
«Era nata nel novembre del 1949. All’età di 35 anni ha cominciato a dipingere. Dopo le scuole primarie e secondarie, aveva iniziato l’Univer­sità di Medicina. I suoi quadri hanno avuto un riconoscimento fin da subito. Ha fatto una brillante carriera artistica. Purtroppo, ci ha lasciati nel 2002. Ha dipinto cercando, dentro di sé, armonia, unità e verità. Dipingendo maggiormente dei volti femminili. I suoi quadri ripropongono l’universalità dei sentimenti, di quello che uomini e donne hanno nel proprio cuore. Ricerca ed espressione di ciò che siamo, con l’idea che si ha il diritto di esistere, di crescere, di esprimersi, senza fuggire dalle responsabilità. Mia sorella ha trasmesso moltissimo. Silvia diceva sempre che l’arte è una ricerca continua. Ha espresso i valori universali dell’uomo. Con semplicità e sincerità, in armonia con la terra. Lei ci teneva molto all’ambiente. Il rispetto per l’ambiente era naturale per Silvia. Era di grande cultura, con universalità di contenuti nella pittura. In più di una mostra, il titolo era “La bellezza degli uomini e della terra dove vivono”. Questo è il punto focale. Ha avuto molti critici che hanno parlato di lei, ha fatto tante mostre e vinto numerosi premi».

Si è distinta per una sua particolarità.

«Ha dipinto 54 ritratti femminili che insieme, nel quadro, hanno ciascuno una carta da gioco. 54 quadri come sono 54 le carte da gioco. Da questi, ha ricavato dei tarocchi artistici. La sua idea era quella di fare un castello di carte, con questi tarocchi. Io poi li ho ingranditi a 2 metri per 1 metro e 20. Insieme a delle maestranze del territorio, abbiamo costruito un castello di carte alto circa 8 metri. Una vera e propria installazione, seguendo l’idea originale di Silvia. Può essere portata sulle piazze d’Italia e lavorerò, lavoreremo in questa direzione. L’originalità e la validità dell’opera, che Silvia aveva progettato, sono un qualcosa di straordinario. Il castello è una conseguenza».

E a proposito dell’Associa­zione di Arte e Cultura “Silvia Dogliani” che ha sede a Fos­sano?

«È nata per ricordare la sua figura, ma non solo. Si occupa del patrimonio artistico e culturale della provincia di Cuneo oltre che dei quadri di Silvia. Una onlus che la ri­specchia appieno. Con l’aiuto di Carlo Gramaglia, che ringrazio unitamente a Elisa­bet­ta Dellatorre, l’associazione ha avuto uno sviluppo ben de­­finito. L’obiettivo non è quello di vendere i quadri, ma far vedere che una donna della seconda metà del No­ve­cento, nel nostro Pie­monte e nella nostra Granda, è riuscita a dire ad esprimere concetti artistici molto forti. Ha fatto un lavoro buono. Cioè con bontà. I suoi quadri e il castello, cioè l’installazione, hanno una potenza incredibile e sono a disposizione dei comuni e delle piazze che vorranno ospitarli. Una potenzialità turistica marcata».

A 20 anni dalla sua scomparsa, sua sorella Silvia cosa ha lasciato e cosa lascia ancora oggi?
«Come fratello e come presidente dell’associazione, in questi 20 anni abbiamo portato i suoi quadri al Festival di Spoleto, alla Biennale di Venezia, in più di 20 mostre. Abbiamo vissuto dei momenti bellissimi. Lei ha riproposto quello che ciascuno di noi ha e sente dentro, nel profondo, nell’anima, dei nostri pensieri, delle nostre volontà. Del bisogno di avere qualcosa di buono nella vita, di vero».