L’agriturismo Villa Tiboldi di Canale della famiglia Damonte ha ospitato la presentazione del report e del bilancio positivo 2021 della Cia provinciale di Cuneo. Documento che è stato approvato all’unanimità dal Consiglio direttivo dell’organizzazione agricola. All’iniziativa ha partecipato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, titolare di un’azienda agricola e vitivinicola a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, 50 anni, eletto alla guida dell’associazione nello scorso mese di maggio e alla sua prima uscita ufficiale sul territorio dopo la nomina.
Dicono il presidente e il direttore di Cia Cuneo, Claudio Conterno e Igor Varrone: “Siamo orgogliosi che il presidente Fini, pur sovraccarico di impegni, abbia scelto, dopo la sua elezione, proprio la Cia di Cuneo per la sua prima visita alle organizzazioni provinciali. E’ stato un riconoscimento importante per il nostro lavoro svolto sul territorio. Siamo diventati un punto di riferimento a livello nazionale”.
L’intervento del presidente nazionale Fini
Fini, nel suo intervento, si è complimentato con la Cia della “Granda” per l’ottima struttura organizzativa e la situazione economica chiara e positiva. Poi ha evidenziato i problemi che l’agricoltura sta vivendo in questo periodo, con alcune proposte di soluzione portate sui tavoli del Ministero. Sottolineando: “Il nostro settore, con tutte le difficoltà, resta uno dei cardini dell’economia nazionale. Per questo motivo possiamo e dobbiamo lottare, rimettendo al centro le nostre priorità e le nostre battaglie. Tutte sfide che dobbiamo portare avanti tenendo sempre insieme proteste e proposte”.
Cioè? “Servono azioni precise e puntuali su larga scala, come una politica energetica nazionale ed europea che cerchi di calmierare i costi e le speculazioni. Oltre a misure di sostegno delle filiere produttive, messe in ginocchio dagli incredibili rincari produttivi e dall’instabilità dei mercati”.
Però non solo. “C’è bisogno, soprattutto e finalmente, di una redistribuzione del valore lungo la filiera. Dobbiamo gridare la necessità di un reddito equo per gli agricoltori, facendo squadra su questo obiettivo comune, come su investimenti importanti nella ricerca per dotare il settore agricolo di strumenti innovativi contro il cambiamento climatico. E poi occorrono una spinta alle nuove tecnologie digitali e un’apertura alle tecniche di miglioramento genetico in un’ottica sostenibile; invasi per l’accumulo dell’acqua utili poi nei periodi di maggiore siccità, ma anche assicurazioni e fondo mutualistico nazionale per affrontare le calamità”.
Inoltre? “Resta urgente il problema della manodopera nei campi, dal punto di vista dei costi e della reperibilità. Così non siamo competitivi. Occorre più flessibilità, come sperimentato con i voucher. E ancora: servono l’accesso alla terra e al credito per il ricambio generazionale, bisogna valorizzare le donne imprenditrici del settore agricolo che sono ormai il 30%, vanno ripensate le pensioni per chi ha passato tutta la vita nei campi e ora prende poco più di 500 euro al mese”.
Infine? “E’ fondamentale il rilancio delle aree interne, che vengono lasciate sempre sole. Servono politiche e strategie: defiscalizzazione, connessione, sbloccare lo spopolamento e riportare persone e ricchezza. Sono le nostre rivendicazioni, come quella sulla fauna selvatica con la riforma della Legge 157 per tutelare l’agricoltura e mettere al sicuro strade e cittadini”.
Fini ha concluso l’intervento illustrando la sua idea di Cia che vorrebbe costruire nei prossimi quattro anni di mandato: “Ci attende una nuova stagione, più inclusiva e innovativa dentro l’organizzazione e nei rapporti con la società civile e con le Istituzioni, con tutte le altre rappresentanze agricole, agroalimentari ed economiche del nostro Paese e c’è bisogno di un patto con tutte le componenti del sistema, a cominciare dai consumatori. Dobbiamo essere per e non contro. Senza lasciare indietro nessuno. Le diversità si devono tradurre in un valore aggiunto. Occorre, poi, far capire a tutti che l’agricoltura non è quella che inquina, che tratta male gli animali e sfrutta i lavoratori, ma il settore che custodisce il territorio, che difende l’ambiente e le persone, che fa crescere l’economia e la società. E in Europa dobbiamo contare di più, avendo in mente che dove andiamo uniti come sistema Paese, portiamo a casa il risultato”.
Per Cia Cuneo situazione economica solida e volume di affari in crescita
Durante l’iniziativa il direttore provinciale Igor Varrone ha spiegato lo stato di salute dell’associazione agricola della “Granda”. I numeri dicono che nel 2021 il bilancio è positivo e in utile, con un volume di affari in crescita dal punto di vista del valore dei servizi offerti in tutti i settori: dal tecnico al fiscale. Inoltre, è stata strutturata in modo sostanziale l’attività dei corsi di formazione. Infine, Varrone ha presentato il nuovo modello organizzativo interno che ha l’obiettivo di migliorare ulteriormente i servizi e le consulenze alle aziende associate. Afferma il direttore: “Nonostante il 2021 sia stato un anno ancora pesantemente condizionato dall’emergenza sanitaria, l’economia ha ripreso a girare e il settore agricolo della provincia di Cuneo, da fonti della Camera di Commercio, è cresciuto del 7,2%. La Cia Cuneo ha una situazione economica solida e sana. Questo anche grazie all’impegno dei dipendenti che, capendo i problemi del periodo pandemico, si sono resi disponibili ad adeguare il loro modello operativo alla nuova situazione che si è creata. E questo ci è stato riconosciuto dalle aziende associate”.
Le prospettive per il 2022 del settore agricolo? “C’è preoccupazione per l’emergenza sanitaria non ancora finita, ma soprattutto per i rincari di energia e materie prime, la siccità, la mancata proroga del credito d’imposta per l’acquisto del gasolio agricolo. Tutti problemi che lo scorso anno non c’erano. Per cui attendiamo entro la fine di luglio un provvedimento del Governo chiesto da Cia a favore dell’intero comparto agricolo”.
c.s.