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adulti, le parole pesano

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Buongiorno dottoressa, mi chiamo Enza e vorrei chiederle un consiglio. Qualche giorno fa mi sono resa conto che mia figlia diciassettenne ha una “storia”. Il punto è che credo possa essersi, diciamo, infatuata di un’altra ragazza. Chiarisco subito che non avrei nulla in contrario, ma le chiedo: come farò a gestire la situazione? Grazie

Cara Enza,
mi chiedi come farai a gestire la situazione… la prima risposta che mi viene da darti è che la gestirai come tutte le altre che hanno riguardato e riguarderanno l’essere genitore ovvero nell’imprevisto, a poco a poco, quando le situazioni ti si porranno di fronte! Come avrai avuto modo di constatare tu stessa, il ruolo di genitore, è una continua scoperta ed anche un meraviglioso stimolo di apprendimento. I figli ci mettono costantemente in discussione e spesso ci costringono a confrontarci con i nostri limiti, persino con i nostri pregiudizi e le nostre paure. Impossibile essere sempre preparati e pensare di poter controllare ed amministrare alla perfezione ciò che le varie tappe evolutive ci prospettano. Tua figlia è, come tutti noi, un fiore unico e speciale e, come genitore, non potrai far altro che affiancarla rispettosamente nell’espletamento del suo meraviglioso «essere ciò che è». In campo amoroso l’inopinabilità regna sovrana. «L’amore è come i segreti della terra, semplicemente imprevedibile» scrive un bambino di una quinta elementare che ho incontrato. Non possiamo conoscere esattamente quali situazioni ti troverai ad affrontare e neppure quali saranno i bisogni di cui tua figlia sarà portatrice nel corso del suo sviluppo affettivo e relazionale. Nel lavoro clinico con i ragazzi su questo tema e come madre, mi accorgo ogni giorno che non potrò mai comprendere alla perfezione i loro stati d’animo, le loro emozioni, ma continuo strenuamente a provarci. I ragazzi saranno sempre degli “imprevedibili sconosciuti” semplicemente perché sono altro da noi, perché siamo “vecchi”, apparteniamo ad un’altra generazione e per quanto ci sforziamo di avvicinarci a loro saremo sempre distanti.

Come naviganti dell’imprevedibile noi genitori di oggi abbiamo però bisogno di mappe e di punti di riferimento, quindi condivido volentieri con te e con chi ci legge tre punti cardine che ho individuato sul tema specifico: non dare nulla per scontato, dare peso alle parole, concentrarsi sulle emozioni.

Essere consapevoli della distanza e della differenza che caratterizza la relazione fra noi ed i nostri figli è fondamentale per ricordarsi di «non dare nulla per scontato» che, a parer mio, è la prima regola fra le non regole dell’essere genitori. Come educatori abbiamo la responsabilità sociale di informarci e cercare di colmare la nostra inevitabile ignoranza sui temi di “genere” e di “orientamento sessuale”.
Sapere di non sapere ci aiuta anche a ponderare bene l’uso che facciamo delle parole e ciò che diciamo. Più che in altri ambiti. In quello della sessualità nascente dei nostri ragazzi, le parole hanno un grande impatto, spesso meglio tacere che rischiare di ferire profondamente. Una battuta sessista anni ’90 che tra 50enni può scivolare quasi inosservata rischia di essere una coltellata per un adolescente alle prese con la propria identità sessuale nascente.

Ultimo consiglio che al momento mi sento in grado di darti è quello di provare a sintonizzarti e a concentrarti sul piano delle emozioni più che sui fatti. Fondamentale certamente aiutare i nostri ragazzi a proteggersi rispetto ad esperienze pericolose soprattutto dal punto di vista emotivo. Mi riferisco ad esempio alle esperienze sessuali precoci e svuotate di sentimento che sarebbero da evitare nonostante la sana spinta all’esplorazione. Importante al contempo, quando i ragazzi ci parlano e ci raccontano, provare a concentrarci su ciò che provano più che sui fatti evitando di addentrarci sui dettagli intimi.

Ora cara Enza ti saluto, ma se vuoi tienimi aggiornata, scrivimi e sarò felice di condividere con te quanto imparo ogni giorno nel mio lavoro con i ragazzi su questi temi.
Un abbraccio, Barbara

a cura di BARBARA GIACOBBE (psicologa e psicoterapeuta)

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