Ci sono momenti che frullano sentimenti opposti, confondono lacrime amare e felici, precipizi pronti a inghiottirci e mani tese all’improvviso dal destino. Maurizio è rinato dopo aver sfiorato la fine, ha trovato un cuore nuovo quando il suo era sfinito e tutto sembrava perduto, e il matrimonio con Silvia, segno d’amore disperato e dolce, è tornato promessa, progetto, sorriso. Una fiaba. E perdonate il termine abusato: se non è fiaba questa, non ne esistono più davvero. Gli ingredienti ci sono tutti, un principe e una principessa, un orco che è il male, un salvatore che arriva da lontano, un lieto fine e una morale che è non arrendersi mai e credere al trionfo del bene.
Maurizio, 47 anni, geometra di Alba, è perso negli occhi di Silvia ma ancora di più in quelli della loro bambina, Sofia: è venuta al modo da appena due mesi e lui non si stanca di coccolarla, l’estate che si affaccia è tutta premure e carezze, però un giorno d’inizio giugno, mentre pranza, gli cade un macigno sul petto e la meraviglia della vita s’adombra, la quotidianità serena diventa un puzzle di fragilità e paura.
L’infarto, l’ambulanza, il ricovero, il trasferimento da Verduno alle Molinette di Torino, le condizioni che s’aggravano per un’emorragia, l’ossigenazione extracorporea per aggrapparsi alla vita e la speranza racchiusa soltanto in un trapianto i cui tempi sono però imprevedibili. Maurizio, che pure è un ottimista, scivola nell’umanissimo timore di non farcela e confessa un tenerissimo, ultimo desiderio, chiede a Silvia di sposarlo e lei dice sì: il reparto di rianimazione, davanti a tanto amore, diventa una location suggestiva, nessun bouquet sembra bello come il suo, fatto dagli infermieri con i tappi colorati delle provette, nessun velo vale il camice che indossa ed è bello che due medici della rianimazione siano testimoni perché la professionalità delle cure non trascende dalla partecipazione, dalla vicinanza, dalla delicatezza del rapporto instaurato tra macchinari, farmaci e neon.
Silvia è forte, lo è anche per la sua bimba, lei crede al miracolo eppure resta sorpresa. Quando il telefono squilla nella notte, poche ore dopo il sì, pensa al peggio, e invece urla di gioia e chiama i parenti raggiante e vorrebbe subito ripartire per Torino: il Centro nazionale trapianti ha segnalato un donatore compatibile a Napoli, un volo speciale porta il suo cuore a Torino e Maurizio entra in sala operatoria. Silvia è oltre la porta, preghiere e speranze, ansia e fiducia, il tempo che non passa, finché, sette ore dopo, il professore appare e sorride, le spiega che tutto è andato bene. Il lieto fine, il più bel regalo di matrimonio. D’un matrimonio che si ripeterà, perché Silvia sognava di sposarsi in chiesa e vuole farlo: un’unica grande cerimonia per festeggiare il loro amore, il battesimo di Sofia e il ritorno alla vita di Maurizio.
Lacrime amare e felici, sentimenti opposti: il cuore della salvezza batteva nel petto di un ragazzo che non c’è più, un angelo come tutti noi potremmo diventare se solo pensassimo alla generosità preziosa delle donazioni anche quando non ci toccano da vicino. Nemmeno Silvia ci aveva mai pensato, adesso diventerà donatrice.