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Il nodo dell’energia e l’autunno che ci aspetta

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“Crisi e transizione: quale energia?” è il titolo del talk inserito nella scaletta dell’Assemblea annuale Aca, che ha visto protagonisti il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli e il giornalista e vice direttore esecutivo di Radio24 Sebastiano Barisoni.
Temi cruciali, dunque, affrontati da esperti in economia, finanza ed energia, che non hanno mancato di far riflettere la platea intervenuta.
«È chiaro – ha ribadito Tabarelli – che la dipendenza dagli approvvigionamenti russi arreca un danno alle nostre imprese. Per porre rimedio almeno parziale a questa situazione critica, il governo ha intrapreso due iniziative. La prima è il decreto recentemente varato per porre di fatto un tetto al prezzo del gas – che si sta attendendo anche a livello europeo, ma vi sono leader ancora non persuasi, nda – attraverso 3 miliardi di fondi. La seconda riguarda la dotazione di rigassificatori – gli impianti cioè che sono in grado di ricevere gas allo stato liquido e quindi trasportabile per convertirlo allo stato gassoso e distribuirlo – dei quali l’Italia e povera per le scelte compiute in passato.
Quello che attraversiamo è, dal punto di vista energetico, un cataclisma che viene pagato principalmente dai mercati finanziari».
Questa crisi energetica di certo ci ha insegnato che è necessario differenziare le fonti di approvvigionamento e la tipologia di energia. «L’Italia – ha sottolineato il presidente di Nomisma Energia – genera energia idroelettrica nella misura del 20% del totale di energia. Ma per una vera diversificazione dovremmo avere la collaborazione dei paesi membri dell’Unione Euro­pea mentre invece non riusciamo a trovare un accordo sul prezzo con stati come Norvegia e Olanda. Non dovremmo rinunciare definitivamente al nucleare, anche perché andiamo ad acquistare l’energia elettrica così prodotta delle centrali francesi che distano pochissimo dal nostro territorio. E neanche si può abbandonare del tutto il petrolio e gli idrocarburi, perché la trasformazione in energia elettrica nelle quantità che sono necessarie è praticamente impossibile».
«Avverto che c’è molta preoccupazione per il prossimo autunno – ha affermato Barisoni – ma ritengo che ci sia un eccesso di pessimismo: i prezzi sono alle stelle anche per i costi aumentati dell’energia, ma non solo. In questo momento c’è una forte domanda e ci sono aziende che non riescono a far fronte agli ordini. Esiste un elemento psicologico che influisce sull’andamento economico. Ci sono rischi, ma il paese non si spegne a settembre».