Nelle scorse settimane ci ha lasciati Don Gian Paolo Busto, sacerdote molto amato della diocesi di Casale Monferrato che per 40 anni era stato direttore del settimanale diocesano La Vita Casalese. Ma soprattutto è stato il fondatore nel 1994, in Piemonte, e precisamente a Casale Monferrato, di un’associazione degli editori dei piccoli giornali locali, la Fipeg (Federazione italiana piccoli editori di giornali). Si trattava di un tentativo, riuscito, di superare i campanilismi attraverso un organismo che, nel rispetto dell’autonomia di ognuno, è stato capace di superare “i grandi”. Questo nella più alta accezione del detto “L’unione fa la forza”. Una realtà che ha affrontato, in un ambito più ampio, i temi della sostenibilità economica dei piccoli giornali, dei rapporti con le istituzioni, dell’ammodernamento dei mezzi tecnici ed operativi. Come? Lavorando nel presente, guardando al futuro.
Come ha detto Pietro Policante, presidente Fipeg: «I nostri giornali rappresentano una diffusione di circa 400.000 copie, con oltre 1.500.000 lettori, più del doppio rispetto a quella di tutti i quotidiani venduti in regione messi assieme. Hanno circa 500 dipendenti». Il numero di giornalisti, nel solo in Piemonte, che lavorano nelle testate Fipeg è molto superiore a quello dei collaboratori delle testate dei giornali quotidiani. Per non parlare delle altre professionalità e dell’indotto per un giro d’affari di 50 milioni. Oltre alla importante area delle collaborazioni».
La giornalista Maria Carla Grazioli, nel suo articolo pubblicato su La Voce, fa un parallelismo tra don Busto ed Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica recentemente scomparso. «Perché parliamo di loro? Che cosa ce li fa accomunare? Nessun paragone. Ma il fatto che siano mancati negli stessi giorni ci ha suggerito di ricordare queste due figure che seppure su piani diversi hanno segnato l’editoria, nel grande e nel piccolo, che poi tanto piccolo non è.