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Quella campagna elettorale in riva al mare

Il voto è previsto in una sola giornata. Simboli dei partiti in Viminale tra il 12 e il 14 agosto

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Vacanze con i candidati? Sarà certamente un agosto strano, quello che di fatto anticiperà lo sprint finale della campagna elettorale in un periodo assolutamente inedito. Mancano appena due mesi all’inizio delle manovre per il voto che si svolgerà il 25 settembre, poco prima di quell’autunno che porterà in dote al nuovo esecutivo decisioni importanti da prendere.
Le elezioni politiche serviranno a scegliere la composizione delle Camere dopo la caduta del governo Draghi per la diciannovesima legislatura della Repubblica, il voto è previsto in una sola giornata, molto probabilmente dalle 7 alle 23. E se eravamo abituati al cosiddetto “governo balneare” – una soluzione di rimedio spesso adottata proprio in coincidenza con le vacanze estive – non ci era ancora capitato di assistere a una corsa elettorale sotto il sole d’agosto, con la scadenza per le liste prevista proprio a cavallo di Ferragosto: perché le date parlano chiaro, i simboli dei partiti vanno presentati al Viminale tra il 12 e il 14 agosto, mentre liste, firme e candidati per i collegi uninominali, nelle Corti d’Appello tra il 21 e 22 agosto. La data ufficiale d’inizio per la propaganda elettorale è quella del 26 agosto, un mese prima del voto, con relativa affissione dei manifesti elettorali.
Entro il 15 ottobre poi dovrà riunirsi il nuovo Parlamento, secondo quanto stabilito dal­l’articolo 61 della Costitu­zione. Si rivota con il vecchio sistema, quello che non piace a nessuno ma che nessuno in quattro anni abbondanti è riuscito a cambiare: un sistema misto (detto Rosatellum) sia per Camera e sia per Senato, con circa un terzo dei parlamentari eletto in collegi uninominali e due terzi in collegi plurinominali piccoli, con liste bloccate. Per essere più precisi: il 36% dei seggi è assegnato col sistema maggioritario (collegi uninominali in cui viene eletto solo il candidato più votato), e il 64% ripartito proporzionalmente tra i collegi plurinominali (i partiti presentano un listino bloccato e i seggi sono assegnati in base ai voti ottenuti da ciascuna forza politica).
Qui c’è la novità, nel senso che con il taglio dei parlamentari deciso dalla recente riforma, i deputati sono passati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Un ridimensionamento abbastanza significativo che ora vedremo in pratica. Nel Cuneese si torna in cabina quando non è stato quasi ancora metabolizzato il risultato delle recenti Comunali tra Cuneo, Mondovì e Savigliano, con qualche strascico non ancora risolto. A cui si aggiungono ora alcune incognite in prospettiva. Con il taglio dei parlamentari, la corsa delle candidature sarà in formato ridotto con il rischio inevitabile di una minore rappresentatività delle periferie. Nel frattempo, è cambiata anche la mappa elettorale. Per la Camera la provincia di Cuneo risulta compresa in due collegi uninominali, che spaziano anche nell’Astigia­no. Nell’uninominale per il Senato, invece, rientra tutta la Granda assieme a 298 comuni della provincia di Torino. Anche qui, entrando nel dettaglio, in uno dei due collegi uninominali la nuova definizione dei collegi stabilisce che Alba, Bra e i piccoli Comuni di Langhe e Roero siano accorpati alla provincia di Asti. L’altro collegio va da Cuneo a Ceva, toccando Saluzzo, Savigliano, Fossano e Mondovì. La Granda risulta divisa in due, sull’esempio della divisione geografica adottata per le Asl: Cn1 e Cn2. Per il Senato, il collegio è molto esteso, visto che oltre ai quasi 250 comuni della provincia, sono inseriti anche un certo numero di centri del Torinese come ad esempio Pinerolo, Carmagnola e Carignano.
Nel gruppo attuale dei parlamentari eletti nel Cuneese, si è già registrato il passo indietro del senatore Mino Taricco (Pd), così come si sono messi a disposizione dei rispettivi partiti Chiara Gribaudo (Pd) e Monica Ciaburro (FdI), intanto per Guido Crosetto si parla di un possibile ministero in caso di vittoria del centrodestra, mentre Federico Borgna, reduce dalla conclusione del suo mandato di sindaco a Cuneo, ha fin qui smentito le voci che lo rivorrebbero in campo per il parlamento. Fabiana Dadone, l’unica ministra cuneese dei 5 Stelle, sarebbe invece frenata dal limite del secondo mandato.