“Basta sfruttamento”: la protesta dei braccianti stagionali a Saluzzo (VIDEO)

Il corteo ha attraversato le strade saluzzesi, partendo dal parco di Villa Aliberti, proseguendo fino alla sede di Confagricoltura in via Torino.

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Ha avuto inizio questa mattina, giovedì 4 agosto dalle ore 10, la protesta dei braccianti saluzzesi, guidata dal gruppo di protesta “Enough is enough”. Il corteo ha attraversato le strade saluzzesi, partendo dal parco di Villa Aliberti, proseguendo fino alla sede di Confagricoltura in via Torino.

“Siamo braccianti agricoli, siamo lavoratori delle campagne di Saluzzo, siamo un movimento solidale. Lottiamo per mettere fine al razzismo, allo sfruttamento, alla violenza della polizia”. Con queste richieste, i migranti chiedono anche giustizia per Moussa, il giovane bracciante rimasto vittima di un incidente sul lavoro in una azienda agricola del saluzzese circa 20 giorni fa.

Una volta arrivati davanti al palazzo di Confagricoltura, hanno deciso di proseguire ed andare fino al palazzo comunale per avere un colloquio con il sindaco Calderoni. Il sindaco stesso, ieri in un comunicato aveva però espresso chiaramente il suo pensiero: “Nessuno è perfetto e tutto è migliorabile, ma l’ennesima manifestazione indetta a Saluzzo da un gruppo antagonista torinese lascia interdetti. Così come le polemiche superficiali ed aprioristiche di certa politica. 

Certo, come dicono gli organizzatori, «Ci sono ancora persone che, nonostante abbiano un contratto in mano, dormono». Ma qui a Saluzzo ce la ricordiamo bene la baraccopoli da 800/1000 persone nel viale del foro boario: una sistemazione indecente e indegna che ha spinto istituzioni, enti, società civile a lavorare in tutti questi anni per raggiungere il punto dove ci troviamo oggi e per continuare a migliorare anno dopo anno.

Alcuni aspiranti braccianti accampati ci sono ancora, ma questo per la mancanza di un meccanismo efficace e moderno di incrocio fra la domanda di lavoro da parte degli stagionali e le tante offerte delle aziende che, proprio in questi giorni, continuano a lanciare appelli per la ricerca della manodopera.

Il saluzzese da anni è diventato laboratorio di integrazione grazie ad un percorso di crescita molto partecipato e faticoso, che ha portato a uno sviluppo del sistema di accoglienza che, tra le altre cose, si pone come modello l’emergere del lavoro regolare. Un sistema fondato su due assi: lavoro regolare e alloggio.

Chiudere gli occhi di fronte ai risultati ottenuti, puntare il dito contro le criticità tuttora presenti e portarle a parte per il tutto indubbiamente produce attenzione mediatica, ma al prezzo di mettere in seria discussione l’intera costruzione civile di questi anni che è cambiata e decisamente in meglio.

Le sinergie tra istituzioni, sindacati, imprese e Forze dell’ordine ha cambiato la vita di migliaia di persone, in meglio: questo è provato dal fatto che il nostro territorio è stato scelto quale modello di buona pratica dai Ministeri dell’Interno e del Lavoro, dall’Anci e dall’organizzazione internazionale Ilo: processo che ha portato sul territorio risorse senza precedenti.

E’ nato il “Tavolo della frutta” con amministratori locali dei Comuni di “buona volontà”, associazioni di categoria e organizzazioni di produttori che si confrontano e lavorano concretamente. Perché sul territorio si conoscono i problemi e si affrontano, mentre chi fa politica dai palazzi o dai media si limita a superficiali e disoneste prese di posizione buone solo per la “pancia” dell’elettorato.

Poi ci sono quelli che ignorano, quelli che se anche sul loro Comune ci sono decine di aziende agricole che danno lavoro a centinaia di stagionali, dicono da anni che il problema degli stagionali “non li riguarda”. Eppure nel distretto frutticolo ci sono oltre 30 Comuni, ma il protocollo della Prefettura viene firmato da un paio d’anni da 10-12 sindaci.

Il sistema agricolo ha caratteristiche intrinseche che generano di per sé precariato: lo è da sempre, in qualsiasi parte del mondo. Ma nel nostro territorio possiamo dire con orgoglio che siamo intervenuti e molte cose buone le abbiamo costruito e sono sotto gli occhi di tutti.

Scagliarsi contro tutto questo, non riconoscere i progressi compiuti è propaganda che non influisce sulle condizioni di lavoro degli stagionali agricoli che vivono e si integrano anche nel nostro territorio.

Queste manifestazioni colpiscono le aziende che in questi anni hanno moltiplicato, giungendo alla semi totalità, i posti per dormire al loro interno.

Colpiscono i lavoratori, che vengono travolti da una campagna mediatica che inevitabilmente si riverbera sul mercato, già di per sé fragile. Colpiscono le istituzioni che hanno creato una rete di Comuni fondata sulla buona volontà. Colpiscono infine le comunità che, nella dibattito sguaiato su certi temi, hanno invece creato un modello fondato sul dialogo tra diversi e la tolleranza”.