Ben persuaso che l’artista sia tale se riesce a vivere della propria arte, lontano anni luce dall’idea romantica del bohémien che muore di fame, Jago, al secolo Jacopo Cardillo, leva 1987, conosce molto bene le regole del mercato. Che non significa sottostare a discutibili dinamiche preesistenti, ma «saperti costruire il tuo mercato». Significa tornare a essere «imprenditore, capace di dare lavoro e creare nuovi indotti». Usando i mezzi anche mediatici che oggigiorno abbiamo a disposizione, a partire dai social.
In questi giorni è presente alla Venaria Reale all’interno della mostra “Play – videogame arte e oltre” (fino al 15 gennaio) che indaga i videogiochi come “decima forma d’arte”.
Uno spazio dedicato che porta il visitatore a relazionarsi con artisti viventi che hanno attinto al linguaggio del (video)gioco per dar vita ad alcune delle loro opere materiche e digitali.