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Bruno ceretto «così “curiamo” un ospedale AL TOP»

Il presidente della Fondazione: «Buona parte delle donazioni è arrivata dalla famiglia Ferrero»

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Non è certamente un nome scelto a caso, quello del Premio Gratit­u­dine. «Come dice la parola stessa, è il riconoscimento a quelle persone che permettono all’Ospedale di poter crescere e agli ammalati di poter essere assistiti dai medici migliori», ci dice il presidente della Fondazione Ospedale Alba Bra, Bruno Ceretto, spiegando l’importanza di un evento che in qualche modo celebra le persone e al tempo stesso i concetti su cui si fonda l’attività stessa della Fondazione. Gratitudine nel senso di un sentimento condiviso, che genera a sua volta altra gratitudine.
«Con le risorse che riceviamo dai donatori – racconta infatti Ceretto -, possiamo permetterci di realizzare tante migliorie, con azioni che portano bellezza e utilità in più». Ecco allora anche il senso del premio che questa volta è stato assegnato alla signora Ferrero, «per il suo ruolo determinante, perché sul totale di ciò che abbiamo raccolto, una buona parte è stata ricavata dalle sue donazioni». E il risultato di questa unione d’intenti, la somma di tutto, è una struttura ospedaliera che unisce – come poche – il concetto di efficienza a quello di bellezza. Sempre al servizio del paziente. Lo sottolinea Ceretto: «Oggi il nostro ospedale è già uno dei più attrezzati tecnologicamente, almeno in Italia. Una realtà nuovissima, collocata in un posto veramente magico. Dove si comincia a guarire già solo guardando il panorama fuori dalle finestre». Anche se non è stato facile arrivare al risultato attuale, il percorso è stato lungo: «E dire che ci sono state polemiche e sono state dette tante cose. La verità è che si tratta di un ospedale bellissimo, costruito e gestito molto bene, una realtà veramente importante per il territorio».
Importante è anche condividere il concetto di bellezza. Quella che si vede dalle finestre e che di conseguenza si ritrova dentro e fuori l’ospedale. Come ad esempio l’area innovativa dedicata ai giardini della salute, spazi che «sono stati arredati in maniera straordinaria grazie all’intervento di società specializzate e riconosciute a livello internazionale». Oppure, per fare un altro esempio inusuale (per quanto riguarda il mondo ospedaliero) il pianoforte al terzo piano, «che dà sollievo sia a chi lavora e sia ai pazienti. C’è chi si mette a suonare e chi si unisce cantando. Non è stata una scelta semplice proprio perché insolita, tanto che all’inizio, quando l’idea fu proposta, ci furono reazioni scettiche, non tutti ne avevano colto il significato, invece si tratta di un altro dettaglio importante sul percorso che vogliamo seguire. E andiamo avanti così».

BaNNER
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