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Luciano Scalise «Dire “grazie” è nel nostro Dna»

Il direttore: «Non solo donatori di risorse, ma anche di saperi, di tempo e di note. Ognuno porta ricchezza»

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«Il “grazie” è nel nostro Dna», di­ce Luciano Scali­se. Il direttore della Fondazione Ospe­dale Al­ba Bra, introduce così il significato del premio istituito nel 2016 e assegnato lu­nedì scorso alla signora Maria Franca Ferrero. Un “Thank You” rappresentato da un pez­zo unico, che ogni anno assume una colorazione di­versa, forgiato da Gufram. «A chi ci aiuta mandiamo una lettera di ringraziamento, ol­tre alla documentazione fiscale, perché non siamo una fondazione bancaria e non abbiamo utili da dividere, siamo noi a raccogliere le risorse necessarie sul territorio».

E poi ci sono i donatori. Non solo quelli di risorse economiche: «Esistono i donatori di sapienza, quelli che magari de­dicano alla Fondazione le loro competenze. Così diventano nostri consulenti, facilitando il nostro lavoro. È accaduto, per esempio, per la progettazione dei giardini dell’ospedale realizzata da un team dell’Univer­sità di Mila­no». Senza considerare la squadra dei volontari: «I donatori di tempo. Una squadra di oltre 60 persone che collaborano con gli operatori del pronto soccorso, accolgono i pazienti in arrivo, li accompagnano ai reparti, scambiano con loro due parole». Ma esistono an­che i donatori di note. «Dallo scorso dicembre – spiega Sca­lise – al terzo piano un pia­noforte è a disposizione delle persone in cura, del personale in pausa. Da lì arrivano note di speranza, un altro contributo importante».

Anche il momento della consegna del Premio Gratitudine è stato prezioso dal punto di vista emozionale. «Felici di consegnare il nostro “grazie” al­la signora Maria Franca Fer­rero che così generosamente si è distinta al nostro fianco». Nelle scorse edizioni il premio ha dato risalto a tanti personaggi e situazioni esemplari. «Nel 2016 abbiamo scelto una classe del liceo scientifico di Alba dove i ragazzi si erano sottoposti al prelievo di sangue per iscriversi nel registro dei donatori di midollo osseo volendo aiutare un compagno ammalato di leucemia. L’anno dopo, nel 2017, ab­biamo scelto il chirurgo Mario Saliz­zoni, nel 2018 il notaio Vin­cenzo Toppino. Poi Ezio Bosso e Valerio Berruti. E, un anno fa, la Fondazione italo americana Giovanni Ar­me­nise del­l’Har­vard Medical School di Boston, che finanzia progetti di giovani italiani all’estero. Tra questi c’era anche un giovane di Bra. Parliamo di eccellenze: tra loro la dottoressa Luigia Pace, dell’equipe che ha scoperto la “chiave” che fa ripartire il sistema immunitario contro il tumore».

BaNNER
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