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«Quando i disegni sanno raccontare meglio delle parole»

Marco Somà, illustratore e presidente di “Illustrada”, racconta il Festival che ha animato Mondovì: «Portiamo in strada i nostri libri e conquistiamo bambini e adulti»

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Sei anni di storia, bambini e famiglie raccolte intorno alla bellezza e poesia dei libri “scritti e disegnati”, un format innovativo che ha saputo coinvolgere autori na­zionali e internazionali, case editrici specializzate, librerie. Sotto la torre del Belvedere, fino all’11 settembre, Mon­dovì ha ospitato “Illustrada”, festival dedicato all’albo illustrato e alla letteratura per ragazzi. Nato nel 2017 dalla passione e l’impegno di Mar­co Somà, Cinzia Ghi­gliano, Marco Tomatis e Beatrice Le­donne – tre illustratori (monregalesi Somà e Tomatis, cuneese Ghigliano) e una co­municatrice -, il festival è cresciuto nel tempo. L’edizione 2022 ha inaugurato 4 mostre dedicate agli ospiti d’onore (Simona Mulazzani, Lorenzo Terranova, Richolly Rosazza e una collettiva) e realizzato la Portfolio Review con la possibilità per gli aspiranti illustratori di far visionare il proprio lavoro ai professionisti. Il Salotto del libro, con una selezione dei migliori albi scelti dalle librerie di Mondovì, mostra mercato, presentazioni, lezioni magistrali, letture animate e sketch and drink con l’illustratore hanno completato il quadro.
Ne abbiamo parlato con Marco Somà, illustratore, docente all’Accademia di Belle arti di Cuneo (a breve sarà all’Ac­cademia d’arte No­valia di Alba) e presso la scuola di illustrazione Ars in Fabula di Macerata. Vincitore del Premio Andersen nel 2019, è presidente dell’associazione omonima che organizza il festival.
Come è nata l’idea di portare un festival di questo tipo a Mondovì?
«In Francia, dove l’albo illustrato è considerato un libro d’arte, viene proposto come lettura alle scuole e quasi tutti i paesini hanno un salone o un festival del libro per ragazzi. Noi ci stiamo arrivando adesso, ma in tanti paesi cominciano a diffondersi festival come “Illu­strada”. Perché a Mondo­vì? Perché ci siamo resi conto che qua mancava qualcosa: c’è una bella biblioteca, una bella cittadina con tante librerie. Con Cinzia, lavorando come illustratori, ci siamo resi conto che in generale, in Italia, la gente non riusciva a comprendere che l’immagine, nell’albo illustrato, ha un ruolo narrativo e non decorativo o di semplice abbellimento della pagina. Allora ci siamo detti: se le persone non arrivano agli albi illustrati noi dobbiamo arrivare alle persone proponendo delle attività. Facciamo qualcosa per strada, in modo che la gente venga coinvolta: “Illu­strada” deve portare il libro e l’albo illustrato in strada».
E avete notato un avvicinamento?
«Man mano che cresciamo noi, cresce la domanda dei monregalesi. Con il nostro lavoro cerchiamo di formare i nuovi lettori. Promozione della lettura vuol dire anche questo: creare momenti di incontro fisico con l’autore che fa il laboratorio, ti dedica il libro, crea un interesse. E questo crea la consapevolezza che il libro e l’albo illustrato sia qualcosa di bello e piacevole anche per gli adulti».
Siamo lettori sempre meno attenti. Secondo lei l’illustrazione ha quel quid in più che ci può riavvicinare a un percorso di lettura?
«Sì, assolutamente. La società contemporanea è bombardata da immagini immediate, velocissime, Instagram, Facebook, televisione, cartelloni pubblicitari. Siamo diventati osservatori distratti. I bambini, invece, sono attenti osservatori della realtà e a volte ci spiazzano con domande che ci mettono in crisi. In realtà, dobbiamo farci guidare dai bambini. L’albo illustrato viene definito “elogio della lentezza” perché quando apriamo la pagina con l’immagine, anche ricca di dettagli, i bambini si soffermano su ogni piccolo particolare e fanno domande. L’adulto deve imparare a trovare le risposte, che sono tutte nella pagina. Ma bisogna trovarle. Bisogna dunque tornare a guardare con attenzione, tornare a tempi “più lenti”».
Parliamo del suo percorso. Quando si è accesa la lampadina dell’illustrazione?
«Sin da piccolo ho sempre disegnato, e ho continuato a coltivare questa passione nel tempo fino a quando, arrivando all’Ac­cademia di belle Arti, ho capito che non mi interessava dipingere per esprimere me stesso, mi interessava di più raccontare storie. Quando in libreria ho preso un albo illustrato in mano mi si è aperto un mondo: ho capito che si poteva raccontare veramente delle storie con le immagini. Ho iniziato a comprarli – perché prima di tutto bisogna essere appassionati lettori -, a studiarli, analizzarli, a capire la tecnica, lo stile, il colore, come l’illustratore si ap­procciava al testo e a studiare gli editori che proponevano questo tipo di libro. Ho frequentato corsi e workshop estivi alla Ars in Fabula di Macerata e poi il master in editoria di un anno. Da lì ho cominciato a pubblicare. Ora sono docente, illustratore e organizzatore del festival. Abito a Mondovì. Per questo mi interessava portare qua il festival, perché secondo me è importante partire dal luogo in cui si vive».
Cosa consiglierebbe a chi vuole intraprendere questa carriera?
«Di seguire i propri impulsi e passioni, ma avere anche i piedi per terra. Poi se c’è la passione, le competenze, quell’esigenza di fondo che è la molla per diventare autore di immagini e di testi, bisogna coltivarla, imparare il mestiere, capirne gli aspetti negativi e positivi e, se c’è ancora la volontà, andare avanti».
Come ha sviluppato la sua poetica?
«Sono cose che hai dentro, devi solo trovare la chiave giusta per tirarle fuori e metterle in pratica in un prodotto che è un libro. Ma non è scontato. Ci vuole studio e al contempo bisogna imparare ad ascoltarsi, capire quale potrebbe essere il proprio mondo interiore. È il passaggio più difficile, che fa la differenza. Dal canto loro gli editori dovrebbero avere il coraggio ti proporre libri diversi che parlino non solo di tematiche rassicuranti, ma di paure ed emozioni. In uno dei primi anni di festival ho portato come ospite d’onore Noemi Vola, che con i pennarelli fa disegni che sembrano quelli dei bambini, ma dietro c’è ricerca, studio, una visione adulta. Ho pensato: portiamola a Mondovì, per dire che c’è anche altro nell’editoria per ragazzi. È stata una bella sorpresa per il pubblico, perché si è reso conto che dietro a quei disegni semplici c’era molto di più».
Progetti futuri?
«Il nostro obiettivo è allargarci sempre di più. Quest’anno abbiamo aggiunto nuovi espositori, il Salotto del libro con le presentazioni si è ingrandito, i laboratori per bambini sono passati da 6 a 9. Il primo anno il festival era minuscolo e abbiamo portato in mostra alla libreria Confabula un libro di Anna Forlati, “La volpe e l’aviatore”. Lungo la strada avevamo attaccato delle vetrofanie alle vetrine dei negozi, con le immagini e il testo, così i bambini, seguendo gli adesivi, potevano leggere il libro passeggiando. Vorremmo replicare l’iniziativa a Piazza (rione storico di Mondovì, ndr) creando percorsi letterari fruibili a partire dalla Mostra dell’Artigianato di agosto sino al festival».