La Piemontese è la razza bovina da carne autoctona più diffusa in Italia. Le stalle sono 4.150, concentrate per il 60% nella provincia di Cuneo e le rimanenti soprattutto in quelle di Torino, Asti e Alessandria. Nel nostro Paese si arriva a un totale di 282.000 capi allevati. Da molti mesi, con gli aumenti delle materie prime, in particolare cereali e foraggi che servono a preparare l’alimentazione di qualità degli animali, e i rincari dell’energia, per la gestione delle aziende, i costi di produzione degli allevatori superano gli incassi ottenuti dalla vendita degli animali.
Infatti, si calcola che le spese alla stalla del capo vivo è sui 4 euro al chilogrammo: lo stesso importo che viene mediamente pagato al produttore. Anche se il prezzo varia dalle caratteristiche morfologiche e genetiche dell’animale. Però, per avere un guadagno che renda sostenibile economicamente un’azienda si dovrebbe arrivare in media a 4,5 euro al chilo.
Dice Silvio Chionetti, vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale di Cia Cuneo: “Siamo di fronte a un paradosso, perché l’Italia importa il 50% del fabbisogno di carne e abbiamo una razza Piemontese da considerare un’eccellenza dal punto di vista della qualità che non viene remunerata il giusto. Con gravi implicazioni per le aziende coinvolte, costrette a non poter più fare nuovi investimenti o addirittura a chiudere. Una prospettiva preoccupante che avrebbe anche un risvolto economico negativo a livello locale, con l’abbandono di terre marginali che sarebbero abbandonate dagli agricoltori”.
Cosa chiedono gli allevatori
Dopo le sollecitazioni di Cia Cuneo e di altri attori del comparto, la Regione Piemonte, con l’assessore all’Agricoltura e al Cibo, Marco Protopapa, ha convocato un tavolo con tutte le organizzazioni di categoria, le associazioni di tutela e la sezione agroalimentare di Confindustria, per trovare una soluzione condivisa al problema della valorizzazione e dei prezzi di vendita dei bovini di razza Piemontese.
Sottolinea Chionetti: “Durante l’incontro, che ha visto tutti i rappresentanti della filiera presenti, tranne la grande distribuzione, si è deciso di elaborare un documento con le iniziative necessarie per uscire dalle criticità attuali e sul quale si tornerà a ragionare insieme il 21 settembre. Si tratta di un passo fondamentale e di un buon inizio, perché solo attraverso il confronto e la condivisione dei percorsi da attuare si possono ottenere dei risultati positivi per tutti”.
In pratica? “I costi di produzione si conoscono. Si tratta, perciò, di individuare un metodo che, in base ai tratti morfologici e genetici dell’animale, certifichi il suo prezzo a dei valori adeguati rispetto alle spese sostenute per allevarlo. Così da trovare un punto di incontro anche con la grande distribuzione. L’assessore Protopapa l’ha detto chiaro: voglio che si parli una voce unica per trovare una soluzione nell’immediato. Infatti tra qualche mese potrebbe essere già tardi, con le aziende soffocate dai costi”.
c.s.